Prologo - È stato davvero tutto un sogno?
[TEMPO E LUOGO SCONOSCIUTO SULLA TERRA]
La notte mi appariva così tetra e buia quella sera, che era quasi in grado di incutermi uno strano senso di totale oppressione.
Sentivo che intorno a me stava per succedere qualcosa di seriamente brutto.
“Ma che cosa sta succedendo in questo posto così fuori dal mondo? Dov’era finita la mia città?“
Inoltre, avevo una strana sensazione, l'atmosfera di quella sera era priva del solito fascino misterioso e luminoso della Luna, delle stelle che illuminavano il mio cammino nel mezzo di quel bosco che si faceva man mano sempre più fitto ed oscuro.
Che fine avevano fatto la Luna e le sue amiche stelle, che spesso in momenti malinconici e tetri come questi mi tenevano sempre compagnia?
Mi avevano abbandonata pure loro al mio triste destino? Si erano già stufate di me?
Ripensai ai miei piccoli momenti effimeri e felici della vita e credetti in un istante di aver perso tutto quello che avevo: in primis l'amore della mia vita. L’affetto della mia cara famiglia, almeno quello che ne rimaneva di essa. La mia solita spensieratezza giovanile e la mia voglia di lottare per un mondo ed un futuro migliore.
Poi ad un tratto un inaspettato vento gelido, tipicamente invernale di quelli che spesso ti penetra nelle ossa, venne sfortunatamente a farmi compagnia.
Era una cosa molto insolita per essere solamente i primi giorni di settembre, specialmente a New York dove il clima era sempre stato mite in quel periodo.
Come se quello che avevo subito nei tempi passati non fosse già stato abbastanza.
Questo freddo stava accentuando ancora di più il mio senso di solitudine.
Me lo meritavo tutto questo dolore che stavo vivendo?
Certamente, direi. Avevo sempre fatto la scelta sbagliata nella vita e avevo riposto la mia fiducia nelle persone sbagliate, perdendo tutto quello che avevo.
In un gesto quasi protettivo ed istintivo portai entrambi le mie due mani al grembo.
Dove al suo interno stava crescendo una nuova vita e mi ripromisi che avrei combattuto per lei, per garantire almeno a quella piccola creatura un futuro migliore.
L'avrei protetta a tutti i costi, anche a costo di rischiare la mia stessa vita.
Volevo ripagarla per la totale assenza di suo padre, poiché troppo concentrato dalla sua mania di possessività e di potere da essersi scordato completamente di noi.
Di noi, che eravamo la sua unica famiglia rimasta.
Non contavamo nulla per lui, eravamo solo un mezzo per guadagnare più denaro. Per farlo sentire più potente.
Ad un certo punto, però, una luce bianca squarciò come un lampo il cielo e vidi dirigersi verso di me un uomo vestito completamente di nero, che mai avevo visto prima di allora.
Mi feci sempre più piccola adagiando la mia schiena al tronco di un albero solitario, per proteggermi da qualunque Suo possibile attacco. Anche se ero consapevole che non sarebbe comunque servito a niente.
Lo sconosciuto puntò i suoi occhi gelidi e privi di alcuna emozione verso di me.
I suoi occhi però, nonostante fossero color della pece liquida, che avrebbero sicuramente incuto terrore a qualsiasi essere vivente sulla faccia della Terra, per me inspiegabilmente non stavano sortendo questo effetto.
Sembrava quasi essere una persona buona? Sembrava che mi stessi fidando, per l’ennesima volta di una volta. Questa volta però di una persona che non conoscevo minimamente.
Infatti, a differenza di quelli delle altre persone che avevo conosciuto, quegli occhi penetranti mi infondevano una certa tranquillità ed uno strano senso di protezione. Come se quella persona riuscisse a capirmi nel profondo e avessimo avuto un legame stretto ed indissolubile in un passato molto remoto.
L'uomo pretese una sua mano, orribilmente deturpata da vastissime cicatrici e dalle vene violacee fin troppo visibili, verso di me. Riflettei molto se porgergli la mano o meno, ma quando presi forza e mi apprestai a cingerla ad un tratto lui scomparve nel vuoto come solamente un fantasma saprebbe fare. Lasciandomi, di nuovo, da sola in mezzo a quelle tenebre con la mia piccola bimba in grembo da dover proteggere.
“Era forse questo l'inferno che tutti noi ne abbiamo sentito parlare? Mi ero gettata nella sua bocca, senza neanche saperlo?
Perché avevo la sensazione di essere la sola a combattere contro tutto il mondo? Perché tutti mi volevano fare del male? Che male avevo fatto io per meritarmi tutto questo odio?" mi chiesi sempre più pensierosa tra me e me.
Sentì improvvisamente un rumore di uno sparo riecheggiare nella tenebrosa quiete ed istintivamente chiusi i miei occhi.
[Ya budu zashchishchat' tebya vechno, lyubov' moya... *1 ] lo sentì sussurrare vicino a me, come se fosse stato il soffio delicato del vento.
Quando mi girai non vidi più nessuno. Come se quella persona che avevo visto si fosse completamente smaterializzata via. E sentì riecheggiare nei miei timpani un ennesimo sparo, ora molto più vicino.
Riaprì i miei occhi di soprassalto e con la fronte imperlata di sudore pensai: "non starò mica sognando tutto questo?"
