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4 Capitolo

La sua testardaggine, i suoi occhi particolari e colmi di sfida, arroganza e non so che altro, rimango fissi nella mia testa come un chiodo sulla parete.

Nessuna persona sana di mente si sarebbe azzardata a mettersi al tu per tu contro di me, nessuno che conoscesse bene la mia storia e la mia fama.

Purtroppo oltre oceano ancora non sono diventato famoso, anche se un giorno sono sicuro che lo sarò ed a quel punto nessuno oserà sfidarmi come ha fatto lei.

Io non sono una persona troppo cattiva, semplicemente faccio capire alla gente che deve portarmi rispetto, volente o nolente e lei dovrà impararlo.

Non mi piace picchiare le donne, ma quello che amo fare con loro è metterle con le spalle al muro con le loro debolezze, i loro segreti, e una volta che le ho fatto capire che con il sottoscritto non si scherza se ne stanno buone.

Lei sarà la prossima.

Sarà una cosa semplice da fare, visto che so già le cose più importanti su di lei: il suo nome e dove abita.

«Cosa ordiniamo?

Io ho una fame da lupi»

Dice Josè non appena entriamo nel locale, pieno di ragazzini delle medie che si credono grandi per il semplice fatto di mangiare fuori casa senza essere controllati dai genitori: ridicoli.

«Ordina prima tu.

Io nel frattempo cerco un posto»

Mi guardo intorno alla ricerca di un posto libero, fin quando noto Alexa e Kenia sedute a un tavolo mentre parlano con due ragazzi e dalle loro facce posso capire che non gradiscono la loro presenza.

Do una gomitata a Josè e con un cenno del capo gli indico Alexa e Kenia, facendogli capire con un solo sguardo cosa voglio fare e lui annuisce, dandomi il suo appoggio come sempre.

Di soppiatto ci avviciniamo piano, sedendoci al tavolo accanto a loro e sono così impegnate che non si sono accorte della nostra presenza.

«Ci dispiace ma non siamo interessate e vi diamo alcuni consigli.

Tanto per cominciare dove cazzo andate girando così, insomma, vi siete visti?

Datevi una sistemata che non vi si può guardare in faccia senza vomitare»

Dice Kenia con una faccia disgustata e squadrandola da capo a piedi, cercando mandarli via con un gesto della mano.

«E secondo, portate i vostri cazzi mosci fuori di qui»

Batte le mani sul tavolo ormai infastidita e li guarda minacciosi, ma loro non sembrano farci molto caso.

«Altrimenti?»

Chiede in tono di sfida il primo facendo un passo verso di lei e credendo di intimorirla, ma la sicurezza che lascia trasparire dal suo volto dice tutt'altro.

La vedo guardarsi intorno alla ricerca di una possibile scusa, quando sembra essersi accesa una lampadina nella sua testa e torna a guardare il ragazzo.

«Altrimenti lo dirò al mio fidanzato, al figlio del king»

A quelle sue parole sgrano gli occhi dalla sorpresa e quasi devo trattenermi dal ridere pur di non farmi scoprire: uno come me non può avere una fidanzata.

A Kenia le cade il panino dalle mani e si batte una mano sulla fronte, mentre Alexa le rivolge un'occhiataccia.

«Tu sei la ragazza del king?»

Chiede con una faccia sorpresa il secondo ragazzo, indietreggiando un poco e cercando di portare via anche il suo amico, ma lui non sembra essere dello stesso parere.

«Sì esatto, perciò conviene andarvene prima che lo chiami e vi dia una lezione»

Sorride soddisfatta e li guarda divertita, mentre uno dei due si lascia scappare una risatina apparentemente nervosa.

«Piccola non vorrai prenderci in giro?

Tu non sei la...»

Sta per continuare e qui capisco che è il momento per noi di entrare in azione,recitando da perfetti attori

«Che sta succedendo qui?»

Il mio tono di voce autoritario arriva alle orecchie di tutti i presenti, ma l'unica reazione di cui realmente importa è quella di Alexa, che in questo momento mi sta guardando completamente pietrificata.

Eh già piccola, sono qui in carne ed ossa e sono sicuro che non te l'aspettavi minimamente.

Mi faccio spazio fra i due ragazzi e la raggiungo, posandole una mano sul fianco e attirandola a me con fare possessivo, come un fidanzato modello.

Subito la sento irrigidirsi a quel contatto e deglutisce e vuoto, ma nonostante tutto cerca di sorridere il più naturale possibile di fronte a questi due.

«Perché state infastidendo la mia ragazza?»

Chiedo minaccioso ai ragazzi che hanno iniziato a tremare visibilmente e credo che a momenti se la faranno addosso.

Possibile che dal vivo faccio così paura?

«N-noi c-chiediamo p-perdono, p-per f-favore n-non u- ucciderci»

Perfetto, hanno capito con chi hanno a che fare, ma è un peccato perché volevo divertirmi nel massacrarlo di botte.

«Se volete vivere ancora farete bene a uscire da quella porta, chiedendo perdono alle ragazze»

A quelle mie parole si guardano in faccia confusi e poi tornano a guardare me con una faccia incredula, ma basta che assottigli lo sguardo per fargli capire che non sto scherzando.

«P-perdonateci s-signorine»

Indietreggiano come dei cagnolini impauriti e corrono subito via sotto lo sguardo scioccato di alcune persone, facendo dondolare le porte del mc.

Scuoto il capo divertito e guardo la ragazza accanto a me, che mi guarda con degli occhi ingenui, come quelli di una bambina curiosa.

«E così, sei la mia ragazza»

Dico facendo nascere un ghigno sul mio volto e subito i suoi occhi vengono avvolti da una scintilla di rabbia, stringendo il labbro inferiore fra i denti.

«Allora sta un po' con il tuo ragazzo»

Mi sposto dietro di lei e la prendo per i fianchi, attirandola contro il mio petto e facendo aderire il suo bel sederino sulla mia intimità.

Subito fa di tutto per girarsi verso di me e poggiando le mani sul mio petto riesce a liberarsi dalla mia presa, mostrandomi i suoi occhi leggermente spaventati.

Appena si rende conto della sua reazione avventata abbassa lo sguardo e si allontana ancora di più, come se con me avesse preso la scossa.

Ed è così che ha confermato ogni mio dubbio: lei nasconde qualcosa ed io voglio scoprire di che si tratta.

Gli sguardi di alcune persone sono su di noi e non posso permettere che la mia figura di autorità venga messa in discussione a causa di una stupida ragazzina, perciò la riprendo per i fianchi e la faccio scontrare con il mio petto.

Alza gli occhi al cielo e cerca di liberarsi di nuovo, ma rafforzo la presa impedendole qualsiasi mossa ed a quel punto si arrende.

«Nei tuoi sogni mio caro.

Era solo una scusa per liberarmi di loro.

Sai com'è, odio i rompiscatole»

Dice togliendo in malo modo le mie mani sui suoi fianchi, voltandosi verso il tavolo e inizia a sparecchiare la postazione in cui era seduta insieme a Kenia.

«Già ve ne andate?

Rimanete un po' con noi»

Chiedo facendo la faccia da cucciolo e appena Alexa vede la mia faccia il suo sguardo si addolcisce e abbozza un sorriso.

Quel sorriso risalta il suo bellissimo volto, rendendola una vera e propria bambina ai miei occhi ed io la vedo che sta per cedere, ma interviene Kenia.

«Mi spiace, ma abbiamo altro da fare perciò arrangiatevi»

A passo veloce si dirigono verso l'uscita e l'ultima cosa che vedo sono i suoi capelli neri che si muovono sensualmente.

*

Appena tornata a casa ho avuto il tempo di poggiare le buste di vestiti, comperati in un negozio in centro che faceva i saldi e subito il mio cellulare ha squillato.

Kenia mi ha proposto di vedere un film a casa sua e mi ha chiesto di portare anche mia cugina: ovviamente non ho avuto scelta e adesso sto cercando quel stramaledetto dvd che non trovo.

«Dove l'ho messo?»

Mi alzo in piedi e mi guardo attorno attentamente, iniziando a cercare per tutta la stanza, anche negli angoli più assurdi e inimmaginabili.

«Fammi vedere sulla scrivania»

Vado verso la scrivania e non appena i miei occhi si posano su di lui lo prendo al volo, quando noto un piccolo particolare: dov'è l'articolo di giornale sull'omicidio di mia madre?

Subito corro vicino al letto per prendere la scatola che ho nascosto lì sotto, dove metto solo quello su mio padre e lo trovo ancora lì.

Poso il film sulla scrivania e mi metto a cercare quei fogli, pur essendo sicura di averli lasciati al suo posto e di non averli presi.

Cerco, cerco, cerco e non trovo nulla, iniziando a sentire una sensazione d'ansia pervadere il mio corpo.

Sento il cuore salirmi in gola non appena il pensiero di averli persi mi passa per la testa, iniziando a tremolare leggermente.

All'improvviso sento un rumore provenire dall'armadio e noto che un'anta è socchiusa: che strano, di solito l'armadio lo chiudo sempre.

Vado verso l'armadio per chiuderlo, ma qualcosa blocca l'anta dell'armadio dall'interno e cerco di forzarlo, ma non ci riesco e quando lo lascio aperto per poco non caccio un urlo dallo spavento.

Faccio un passo indietro istintivamente e lui esce dall'armadio con un ghigno sul volto cercando di trattenere una risata, mentre io devo trattenermi dal tirargli uno schiaffo.

«Si può sapere cosa ci fai in camera mia?»

Chiedo su tutte le furie e tirandogli un pugno sul petto, per poi posare lo sguardo sulla sua mano sinistra, in cui tiene un articolo di giornale.

Sì, è l'articolo su mia madre!

«Entri in camera mia senza permesso e inoltre ti permetti di ficcare il naso in questioni che non ti riguardano?

Restituiscimi quei fogli immediatamente!»

Mi avvicino a lui e cerco di prenderli, ma lui subito alza il braccio troppo in alto purché io possa arrivarci.

La paura che possa aver letto anche una piccola cosa di quell'articolo è alta tanto quanto la voglia di piangere, ma devo trattenermi.

«Oh intendi questi?»

Chiede sventolandoli come se fossero dei inutili pezzi di carta e provo a fare un salto per prenderli, ma l'unica cosa che ottengo è una sua stupida risata.

«Perché non parliamo di quello che c'è scritto su questi fogli?»

«Non ho nulla di cui parlare con te di quegli articoli»

Dico guardandolo arrabbiata e cerco di saltare più in alto che posso, ma non ci arrivo comunque ed alzo gli occhi al cielo infastidita.

«Ah no?

Allora perché in questo articolo c'è scritto che tua madre è stata uccisa davanti ai tuoi occhi?»

Appena dice quelle parole i miei occhi si spalancano e rimango pietrificata, non appena comprendo che lui ha letto e che adesso sa tutto.

«Rispondi»

Ordina con tono autoritario, facendo risuonare la sua voce fra queste quattro mura e purtroppo non reggo più, lasciando libero spazio alle mie emozioni.

«Perché è vero»

Dico con le lacrime agli occhi, urlandoglielo proprio in faccia e lui per qualche secondo rimane pietrificato dalla mia reazione.

«Quello che c'è scritto lì, è tutto vero!

Mia madre è stata uccisa da mio zio davanti ai miei occhi e... e...»

Una lacrima riga il mio viso, ma subito l'asciugo con il palmo della mano, mentre lo vedo avvicinarsi a me con passi lenti.

«Axel per favore, vattene»

Si avvicina ancora di più a me e mi prende fra le sue braccia, ma non sopporto il suo tocco e mi dimeno più che posso, allontanandomi da lui.

«Te ne devi andare, lasciami stare!»

Riprendo i fogli dalla sua mano e me li metto dietro la schiena, indietreggiando fino a toccare il muro con la schiena.

«Se stai così è perché c'è dell'altro e io voglio aiutarti»

«Altro che non devi sapere!

Vattene, sparisci dalla mia vista!»

Urlo piangendo con il volto rigato dalle lacrime e mi lascio andare contro la parete, piangendo silenziosamente sotto il suo sguardo scrutatore.

Sospira leggermente arrabbiato e va verso la finestra, guardando fuori indeciso sul da farsi.

«Adesso me ne vado, ma non credere che finisca qui»

Tiro su con il naso e gli faccio il dito medio guardandolo dritto negli occhi, mentre lui mi lancia uno sguardo minaccioso prima di saltare nel vuoto.

Questa non la passi liscia.

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