Capitolo 7 — Il confine del sangue
Aelya
È partito.
Lo sento.
Come una vibrazione che si allontana, ma che rifiuta di spezzarsi.
Come una lama estratta dal cuore, lentamente.
Kael. Questo nome risuona ancora nelle mie ossa, come un'incantesimo dimenticata.
Mi attraversa. Mi scortica. Mi segna.
Non dormo più da due giorni.
Non sogno più. Veglio.
Scruto l'orizzonte, i segni, i sussurri che il vento mi porta.
Tendo l'orecchio al minimo brivido nell'aria, al più discreto battito di silenzio.
Il mondo intero trattiene il respiro. Come se stesse aspettando, anche lui.
Come se ciò che abbiamo scatenato insieme non fosse che il primo battito di un temporale in arrivo.
Mi sono avvicinata al cerchio antico.
Là dove tutto è cambiato.
Ho visto le ceneri.
Il suolo fratturato.
Le pietre carbonizzate.
Le ombre congelate nel tempo.
L'ho sentito.
Era lì. Molto vicino. Troppo vicino.
L'aria portava ancora la sua impronta, quell'energia ardente e fredda allo stesso tempo, come se la luce stessa esitasse ad avvicinarsi.
E se n'è andato.
Perché adesso? Perché io?
Mi pongo la domanda mentre non posso ignorare la risposta.
Sono lo specchio. Sono l'eco.
Sono colei che vede ciò che gli altri rifiutano.
Sono il filo tra i mondi.
Sono ciò che resta di un giuramento dimenticato.
Lys.
Il tuo nome si impone, crudele, ardente.
Inevitabile.
Eri colei che amava. Colei che ha perso.
Colei che ha pianto nel silenzio di un intero secolo.
Colei che mi perseguita, anche se non ti ho mai conosciuta.
Eppure… quando mi ha guardata, non era te che vedeva.
Ero io.
E sei stata tu.
Era quel legame torbido tra ciò che siamo state e ciò che potremmo diventare.
Non so se mi ha riconosciuta, o se ha riconosciuto la tua luce in me.
Ma so una cosa.
Sta tornando.
E devo essere pronta.
Torno alla cittadella.
Mi sembra estranea, deformata.
Le mura mi sembrano più strette, più ostili.
Respirano paura, segreti e menzogne.
Gli sguardi degli altri mi sfiorano senza osare posarsi.
Sentono che cambio. Che qualcosa mi attraversa.
Non osano mettere parole su ciò che intuiscono.
Scendo nelle sale proibite.
Là dove le leggende affondano le radici.
Sblocco le catene.
Tocco l'ossidiana viva.
Pulsano sotto le mie dita.
Calda e gelida. Densa.
Mi mostra i volti dimenticati.
I patti traditi.
I giuramenti che hanno arrossato la terra.
Sussurra in lingue antiche.
Risveglia in me ricordi che non sono i miei.
E capisco.
Ciò che Kael è diventato. Ciò che ha perso.
Ciò che potrebbe diventare di nuovo.
Ma il prezzo sarà terribile.
E sono io quella che pagherà.
— Lo seguirai, dice una voce dietro di me.
Sobbalzo.
Maë. Sempre lì, silenziosa, inevitabile.
Guardiana delle soglie.
Testimone delle cadute.
Non rispondo.
— Sai che se varca il confine, non tornerà.
Nessuno ha mai attraversato il Nucleo senza lasciare l'anima.
Mi giro lentamente verso di lei.
I suoi occhi sono due abissi senza fine.
Non giudica. Constata.
— Mi ha sentita, Maë.
Mi ha risposto.
Mi fissa. A lungo.
Poi annuisce.
— Allora devi scegliere. Essere colei che osserva… o colei che agisce.
Non ho più il lusso di aspettare.
Il tempo non esiste più, non qui.
Prendo l'armatura. Non quella di guerra. Quella del ricordo.
Intreccio i miei capelli come faceva Lys.
Non per assomigliarle. Per onorarla.
Annodo alla mia vita la lama di sangue.
Incido sulla mia pelle il simbolo proibito: il risveglio.
Tre linee. Un cerchio. Una verità.
E quando esco, la luna è rossa.
Come un presagio. Come un patto.
Kael mi ha mostrato una falla.
Non una debolezza. Una verità.
Cammino a mia volta verso il confine.
Verso la lacerazione.
Il luogo dove i mondi si sfiorano e si rompono.
Ogni passo strappa un pensiero. Un ricordo. Una paura.
Lascio pezzi di me lungo il cammino.
Non sono più intera.
Sono in divenire.
Ma non ho più paura.
Non ho più dubbi.
Se cade, cadrò anch'io.
Non per lui.
Per ciò che portiamo.
Per ciò che risvegliamo.
Per ciò che dorme sotto le nostre cicatrici.
Le guardie mi vedono. Nessuna mi ferma.
Sanno.
Hanno visto ciò che sono diventata.
Ciò che porto in silenzio.
Distolgono lo sguardo.
Non per vigliaccheria. Per rispetto.
Attraverso l'ultima barriera.
E davanti a me, la terra cambia.
Il mondo si crepa.
Le pietre piangono.
Gli alberi urlano.
L'aria diventa cenere.
Il cielo si squarcia.
Ogni cosa prende una forma e una controforma.
Nulla è fisso. Tutto è fluido.
Il Nucleo mi chiama.
E da qualche parte, al centro del caos, è lì.
Kael.
Lo ritroverò.
E che tutto bruci se è ciò che deve essere.
Perché sotto le ceneri, resta ancora una luce.
E sono pronta a seguirla.
Fino in fondo.
Fino a lui.
Fino a noi.
