Capitolo 4 — Il Patto Spezzato
Kael
La pioggia ha cominciato a cadere silenziosamente. Fine. Persistente. Una carezza glaciale sulla mia pelle. Non la sento quasi. Non mi fa nulla. Non più del vento, della terra sotto i miei passi, del morso dei ricordi.
Scendo verso la valle.
Le montagne mi osservano. Silenziose. Sono cresciuto qui, ai margini delle loro scogliere. Prima che tutto crollasse. Prima che diventassi l'arma maledetta, poi dimenticata. Conosco ogni radice, ogni pietra, ogni canto d'uccello. Eppure… questo mondo mi sembra estraneo. Come se fossi stato cancellato dalla sua memoria.
Non ho dormito. Non dormo mai davvero. Quello che faccio, la maggior parte delle volte, è sdraiarmi tra le pietre e lasciare che il passato mi affoghi. Ma questa notte, non ci sono riuscito.
Penso a lei.
Al suo urlo. Alla sua rabbia. A quel fuoco nei suoi occhi, che non è quello dell'odio, ma della perdita. Ho riconosciuto quel dolore. È quello che brucia dentro di me da troppo tempo. Quello che nascondo dietro i miei silenzi e i miei artigli. Quello che tengo sepolto sotto gli strati di sangue e di ricordi.
Aelya.
Un nome che non mi appartiene. Una luce estranea nell'oscurità. Eppure… un frammento di me sembra essersi ricompattato nel momento stesso in cui mi ha guardato.
Non è stata una semplice incontro.
È stato un richiamo.
Una scossa.
Un risveglio.
Non ho paura.
Ma sto cambiando.
E questo è pericoloso.
Attraverso il cerchio di pietre. I resti di un antico giuramento riposano qui. Una promessa incisa nella roccia, in una lingua che nessuno parla più ad alta voce. Leggo le rune con la punta delle dita. Mi rispondono. Mi riconoscono. Bruciano sotto la mia pelle, come se mi reclamassero. Come se aspettassero che finalmente mantenessi la mia promessa.
Non avrei dovuto tornare.
Ma non ho mai davvero saputo restare lontano.
Il fuoco sacro è spento. Gli Antichi non rispondono più. Quel silenzio mi fa rabbrividire. Non per paura. Per istinto. Quando i morti tacciono, significa che qualcosa si sta sollevando. Qualcosa di antico. Più antico di me. Più antico persino dei primi lupi.
Chiudo gli occhi.
E ascolto.
Il tuono sordo sotto la terra. Le radici che sussurrano. Le ombre che strisciano. Qualcosa si avvicina. Qualcosa che credevo sigillato per sempre.
Non sono solo.
Lo sento.
Un odore nell'aria. Umidità. Ferro. Pelliccia.
Un passo sul muschio. Un scricchiolio di rami.
— Hai attraversato il confine, mormora una voce roca.
Mi volto lentamente. È lì. Massiccio. Imponente. Vestito di cuoio scuro e di antiche catene. La sua pelle è segnata da cicatrici che riconosco. Rhen. Lupo di sangue puro. Guerriero alfa.
E vuole la mia testa.
I suoi occhi sono quelli di un fratello tradito. Di un protettore pronto a mordere. Non parla come un nemico. Parla come un custode. Come colui che sa cosa sono. Cosa sono stato. E cosa potrei tornare a essere.
— Saresti dovuto morire questa notte, vampiro.
Resto immobile.
— Lo so.
Lui aggrotta le sopracciglia. Non se lo aspettava.
— Eri nel loro territorio. Hai visto Aelya.
Non rispondo. Il suo nome nella sua bocca mi irrita. Una rabbia sorda si tende nelle mie vene. Incontrollabile. Ingiustificata. Eppure, viscerale.
— Hai visto il legame, vero?
Alzo gli occhi verso di lui. E questa volta, parlo.
— Sì.
Lui ringhia. Un suono animale. Pronto a balzare. Le sue unghie tremano. Aspetta solo un segnale. Un'esitazione.
— Allora devi morire.
Sorrido, lentamente.
— Forse. Ma non stasera.
Attacca. Brutale. Veloce. Più rapido della maggior parte dei vampiri giovani. Ma non più veloce di me. Schivo, giro, blocco, colpisco. I nostri corpi si scontrano, lampi di forza e rabbia. La foresta si piega sotto il nostro combattimento. Rami scricchiolano. Pietre volano. Ma lui non è lì per vincere.
È lì per giudicare.
Mi sta testando.
Vuole sapere se sono ancora degno.
Quando lo schiaccio a terra, canini pronti a perforare, vedo la sorpresa nei suoi occhi. Pensava di dominarmi. Pensava di farmi indietreggiare.
Ma sono rimasto.
— Perché esiti? sputa. Uccidimi.
Mi allontano. Il mio respiro è calmo. Non voglio ucciderlo.
— Perché la sento ancora. E se sei importante per lei, non voglio che porti anche la tua morte.
Mi guarda come se non capisse. Poi ride. Una risata vuota.
— Non sai in cosa ti stai cacciando, vampiro.
— Non ho più nulla da perdere.
— Allora sei ancora più pericoloso di quanto pensassi.
Scompare nelle ombre. Non in fuga. In ritirata. Mi ha testato. E qualcosa in lui è arretrato.
Mi volto verso le pietre.
Il vento si alza. Nelle raffiche, una voce antica sussurra.
Kael…
Mi immobilizzo.
È lei.
Non Aelya.
Lei.
Lys.
O quello che ne resta.
Una rimanenza. Un'anima errante. Un'eco della promessa che ho tradito.
— Non sono più lo stesso, sussurro.
Il vento mi risponde.
Allora provalo.
Cado in ginocchio.
Qualcosa si apre dentro di me. Un abisso di ricordi. Antichi patti. Maledizioni mai spezzate. Sangue versato per cause dimenticate.
E, al centro di tutto ciò, cresce una certezza.
Aelya è la chiave.
Non solo del mio passato.
Ma della fine di questa guerra.
E forse della mia salvezza.
Mi rialzo.
E cammino.
Verso sud.
Verso di lei.
Verso ciò che risveglierà in me.
Anche se è un mostro.
Anche se è la mia fine.
