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Capitolo 1 — L’Urlo dell’Eclissi

Aelya

La notte è densa, pesante di un silenzio che nemmeno le foglie osano turbarsi. In bilico su un promontorio roccioso, scruto la valle. I miei dormono in basso, avvolti nel calore della terra e nella fiducia della mia vigilanza. La luna, rotonda e bianca, sorge lentamente, ma stasera non ha nulla di ordinario. Una luce rossa la ricopre, tingendola di sangue. L’eclissi inizia.

Sento il mio cuore battere più forte. Nelle mie vene, il sangue lupino ruggisce. L'istinto si risveglia. L'eclissi è un momento sacro per la nostra muta, ma anche un momento di grande pericolo. È durante queste notti che i confini tra i mondi diventano porosi. Che i poteri antichi tuonano. Che i morti sussurrano.

E che i vampiri si aggirano.

Mio padre me lo ripeteva quando ero bambina: Se senti il silenzio urlare, corri. O uccidi. Dalla sua morte, sono io a comandare. Sono l’Alpha. La legge. Lo scudo. Il legame che unisce i nostri cuori pulsanti sotto la pelle e la pelliccia.

Chiudo gli occhi un attimo. L’aria mi parla. Sa di humus, del vento del Nord, e… di qualcos’altro. Un morso gelido nelle narici. L’odore del sangue congelato. Il profumo della morte. Un brivido mi attraversa. Non è il vento. È più antico, più profondo. Un sussurro sotto la mia pelle. Qualcosa si avvicina.

Salto dalla roccia. Le mie zampe sfiorano il suolo senza rumore, e il mio respiro diventa corto. I miei passi sono agili, discreti. La foresta mi inghiotte come un'ombra. Ogni albero, ogni ramo mi riconosce. Sono nata qui, sono cresciuta tra questi tronchi nodosi. La terra conosce il mio nome.

L’odore mi raggiunge prima ancora che i miei occhi catturino la sagoma: cenere, freddo, metallo. Un vampiro. Solo. Troppo audace per essere un semplice esploratore, troppo calmo per essere un folle. Non si nasconde. Non scappa. È lì, diritto, immobile, al bordo del fiume nero che separa le nostre terre.

Il fiume del Patto. Quello che nessuno attraversa. Non senza guerra.

Mi blocco. Lui mi guarda.

E io lo vedo.

Non un mostro. Non una bestia. Un uomo. Immortale, sì. Pericoloso, sicuramente. Ma i suoi occhi… i suoi occhi sono stranamente familiari. Non hanno quella crudeltà vuota che conosco così bene. Hanno una pena antica. Una fatica. E una scintilla, come una brace che aspetta di essere soffiata.

Il suo mantello nero fluttua leggermente, anche se non c'è vento. Una mano guantata riposa contro il pomo di una lama strana, lunga, sottile, affilata come una promessa. Ma non si muove.

Potrei abbattersi con un balzo. La rabbia me lo urla.

Ma resto.

— Non dovresti essere qui, vampiro, dico.

La mia voce è ferma, ma il mio cuore batte veloce. Troppo veloce.

Lui inclina leggermente la testa, senza paura.

— E tu, lupa, non dovresti parlarmi.

Ha una voce profonda, velata, quasi roca. Ogni parola è come una carezza tagliente. Un brivido si sofferma lungo la mia schiena. Il mio corpo mi urla di fuggire. Ma la mia anima rimane bloccata. Non è un richiamo. È un eco. Come se lo avessi già conosciuto.

Faccio un passo avanti.

— Non mi attacchi?

— Se lo avessi voluto, saresti già morta.

— Arrogante.

— Realista.

Un sorriso fugace sfiora le sue labbra. Ha dei canini, sì, ma non c'è aggressione. Non ancora. Il suo sguardo scende un attimo sulle mie mani nude, le mie unghie a metà fuori. Non sbatte le palpebre.

— Perché sei qui? dico.

— Sono stanco, sussurra. Fuggendo da ciò che sono. E questa notte… questa notte, la luna ha chiamato qualcosa in me. Credevo di venire a morire qui. Ma trovo qualcos'altro.

— Cosa?

Mi guarda intensamente.

— Te.

Il mio respiro si ferma. Solo un respiro. Eppure tutto cambia.

Un vento gelido si alza. Il fiume sembra congelarsi, come bloccato nel tempo. L’eclissi raggiunge il suo apice. L’ombra divora la luna. E in quel momento sospeso, l’urlo mi sfugge. Un grido ancestrale, brutale, selvaggio. Un richiamo che non controllo.

Lui risponde.

La sua voce profonda si alza, potente, inumana. Eppure… risuona in me come se fosse sempre stata lì. Cantiamo insieme. Come se il mondo si fosse congelato solo per noi. Come se la guerra, l’odio, il sangue versato… non fossero mai esistiti.

Quando il silenzio ritorna, mi guarda ancora.

— Mi chiamo Kael.

Rispondo contro la mia volontà.

— Aelya.

Un silenzio denso cala. Non è più imbarazzante. È intimo. Elettrico.

E lì so. Ciò che ho sentito non era una semplice paura, né tantomeno una semplice curiosità. Era un riconoscimento. Una verità antica, cancellata, dimenticata. Kael non è un caso. È una falla nella guerra, una ferita nel mio odio. È l’inizio di una storia che non dovrei vivere.

Ma so già che non potrò evitarlo.

Mi volto, il cuore in fiamme. Non lo attacco. Non mi segue.

Ma qualcosa tra noi è stato sigillato questa notte.

Sotto l’eclissi.

Sotto la luna sanguinosa.

Sotto un urlo che appartiene solo a noi.

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