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Lo guardo confusa, sbatto le palpebre e mi acciglio.
-Cosa c'è? -Chiedo terrorizzata.
-Perché non mi hai detto che sei vergine? - vuole sapere.
Lo guardo terrorizzata, a dire il vero non avevo pensato a questo piccolo dettaglio. A quanto pare lui lo vede: può capire se sono vergine o no.
La verità è che non ne capisco molto.
-Mi... mi dispiace, non volevo mentirti.
- È strano vedere una ventiduenne vergine, ma va bene così. Buon per te", commenta divertito.
Sgrano gli occhi per la mia goffaggine, mi rimetto le mutande e mi abbasso il vestito.
Lui, se non altro, non mi guarda nemmeno, la sua mente inizia sempre a prendere appunti su un foglietto che non capisco e alza lo sguardo verso di me.
-Sei perfetta. Non preoccuparti, ti darò un appuntamento per la settimana. Le do appuntamento per la prossima settimana: per vedere se sta ancora meglio.
-Grazie dottore, grazie per essersi preso cura di me", dico e alzo le spalle.
Mentre prendo il portafoglio e sto per andarmene... mi volto.
-Tu... vai al bar oggi? -Voglio sapere.
Anche se è più un bar che un caffè.
- Certo, sei già impaziente di vedermi? - commenta divertito e io lo guardo con sorpresa.
<<Sono davvero così famoso?
mi chiedo.
-Sì, dico di no?
Mi guarda confuso.
-Sì o no? -Vuole sapere.
-Se... se mi ammalo o qualcosa del genere, non ho nessun altro a cui rivolgermi se non te. Non ho nessun altro a cui rivolgermi se non te", dico con innocenza.
Julian si alza e si avvicina a me, così vicino che potrei giurare che il suo petto è rosa con il mio.
Le sue mani sono dietro la schiena e ha un grande sorriso sul viso. Non capisco cosa stia succedendo, ma sento che la sua mano destra si avvicina e mi passa una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
-Calmati, aspetta...
-Cosa...?
Abbasso lo sguardo confusa e mi accorgo che ha allungato la mano per passarmi il giornale.
Annuisco con la testa.
Voglio scappare il più velocemente possibile!
La verità è che era successo: un vero imbarazzo.
La cosa peggiore è quello che avevo pensato: che si fosse avvicinato a me per baciarmi.
La mattina dopo, sto pulendo i tavoli. La verità è che trovo un po' strano non avere Julian.
La verità è che il giorno prima ci avevo pensato: me lo aveva promesso.
Sospiro, non capisco nemmeno perché lo sto aspettando proprio ora, devo sembrare patetica.
-Pensi ancora al ginecologo? -mi chiede Melisa a pochi metri da me.
-No... sto solo pensando al fatto che devo studiare...
-Non mentirmi, è un'ora che pulisci lo stesso tavolo! Non volevo interromperti, ma...
-Certo che no...
Mi ammutolisco quando mi rendo conto che è così: sto davvero pulendo lo stesso tavolo.
Frustrato, getto a terra lo straccio e mi siedo...
-Ma... dimmi, non mi hai detto com'è andata ieri?
-Non c'è molto da dire, in realtà. Mi ha solo fatto il... Papà", dissi la parola "papà" in un sussurro.
-Lui cosa? -chiese Melissa, avvicinandosi a me.
-Il pap... -Sussurrai.
-Non ti sento!
-Mi hanno messo un dispositivo nella vagina!
Un uomo che andava sempre a fare colazione cominciò a tossire dietro di me.
-E cos'altro è successo?
-Ha scoperto che sono vergine...
Nascosi la testa tra le ginocchia.
-Oh merda! Ho dimenticato di dirti di dirgli che hai il ciclo, così non te lo becchi e.... -Melissa commentò.
-Non lo so, so di essere una stupida..... . e dov'è Anna?
- Anna, al momento, ha un appuntamento e io la sto coprendo.
-La stiamo coprendo", dico.
-Sì.
-Aspetta, da quando Anna ha un appuntamento? -Voglio sapere, un po' confuso.
Ana, era una donna piuttosto allegra, noi tre avevamo la stessa età.
A scuola eravamo ragazze ribelli. Non abbiamo finito l'università e a malapena il liceo. Melissa, Ana e io eravamo single. Non per scelta, ma a quanto pare non piacevamo affatto ai ragazzi.
Noi tre eravamo completamente diverse: Ana aveva la carnagione scura e i capelli lisci fino alla vita; il problema era che aveva un po' di curve; Melisa, era bionda, con gli occhi neri, non avevo mai visto una persona con i capelli così dorati, gli occhi così scuri e con un'altezza di un metro e ottanta che metteva in soggezione gli uomini; poi c'ero io, con i miei capelli disordinati e le mie lentiggini, che ogni anno ne compariva una nuova.
Odiavo il pittore che aveva osato rovinare il mio viso.
Ma quella ero io: una persona comune che non sapeva nemmeno in che direzione andare. L'unica cosa che facevo nella mia vita: mi alzavo ogni mattina e andavo a lavorare. Ora avevo aggiunto un nuovo hobbit: andare dal ginecologo per il ragazzo che mi piace.
-Sei qui? -Mi chiede Melisa.
-Sì... stavo solo pensando, tutto qui.
-Mi spaventa quando pensi e guardi a vuoto. Dimmi: sei già stata toccata dal ginecologo? - vuole sapere lei, divertita.
In quel momento mi si illuminano le guance; la verità è che non l'avevo mai fatto prima, né mi era mai venuto in mente. La guardo con una sorpresa sfrenata e lei si mette a ridere.
Mi acciglio.
-No, non è vero! -esclamo e salto su dalla sedia, iniziando a pulire i tavoli successivi: ignorando i "Cosa c'è che non va?
-Che c'è di male, lo faccio anch'io... quando sono stressata o quando abbiamo un cliente davvero insopportabile. Vado ad accarezzarmi in bagno", dice, come se fosse la cosa più semplice del mondo.
Forse lo era.
Il problema è che lo stesso uomo era ancora al bar: stava mangiando e ha iniziato a tossire nel momento in cui ha sputato su Melisa.
Non potei fare a meno di alzare gli occhi e ridere.
-Sei pazzo, non l'ho mai fatto!
-Beh... devi provare, d'altronde così scoprirai te stesso, non credi? -Melisa chiede divertita e si mette davanti a me per farsi sentire.
Alzo gli occhi e mi giro: pronto a ignorarla.
Appena lo faccio, i miei piedi si piegano da soli e mi ritrovo a cadere a terra, senza che nessuno venga a salvarmi. Non come nei romanzi d'amore: il principe azzurro arriva e ti prende per mano. Io sono semplicemente caduta a terra.
Julian, proprio in quel momento, entra dalla porta e io sono stramazzata al suolo.
Melisa cerca di aiutarmi, ma la mia amica, grande e magra, cade a terra con me.
<<Sono appena stata schiacciata>>>>
Sembriamo una grande confusione di grembiuli colorati, gettati a terra.
Non so dove finisca il rosso a scacchi e il verde.
-Fa male! -esclamai, accarezzandomi la testa: la prima volta che ero caduta non ero stata colpita, ma la seconda sì.
-Mi dispiace, volevo aiutarti.
-Tu volevi aiutarmi, tacendo su di me", dissi divertito.
Ci guardammo entrambe e cominciammo a ridere, come se fossimo due ragazze senza cervello. Ma era comunque divertente.
Improvvisamente il mio sorriso smise di essere così ampio, nell'istante in cui Julian posò lo sguardo su di me. Aveva un mezzo sorriso sul viso.
I suoi capelli rossicci riflessi contro il sole della finestra di sinistra mi abbagliavano. Ma non riuscivo comunque a togliergli gli occhi di dosso. Julian sembrava un grande attore cinematografico: stava facendo il suo ingresso trionfale dalla porta principale.
Sono imbambolata a guardarlo; non ho scampo: è un essere magnifico che mi ha rimbambita.
-Stai bene? -Vuole sapere qualcosa di preoccupante, a quanto pare.
Si inginocchiò al nostro livello.
-Ehi! Sono caduta anch'io", protesta Melissa.
Melissa ride e annuisce con la testa dopo essere sparita dalla nostra vista. Io invece rimango lì, premendo le ginocchia contro il pavimento freddo, ma non mi muovo.
Non riesco a distogliere lo sguardo dai suoi occhi azzurri, dalle sue lentiggini che non avevo mai visto prima e che ora sembrano più evidenti che mai.
Credo che il mio viso sia altrettanto rosso, così come le mie ginocchia, che ho appena visto nel momento in cui ho cercato di alzarmi.
Ma la caviglia mi fa male: guardo in basso con una smorfia che sicuramente il primo momento in cui ho piegato i piedi devo averla slogata.
Sospiro, sentendo improvvisamente una mano sotto la mia. Quando alzo lo sguardo, trovo Julián che cerca di aiutarmi.
-Alzati, andiamo di sopra.
Dice divertito, io sfodero il mio miglior sorriso anche se devo sembrare solo una maschera di terrore.
<<Per fortuna mi sono lavato i denti>>>>.
Questa volta mi alzo. Sospiro: non posso perdere l'occasione di appoggiarmi a lui; di mettergli le braccia intorno e di tenerlo così vicino. Lui non dice nulla, si limita ad aiutarmi a raggiungere la prossima sedia che vediamo.
Sono un po' sciocca. Ma non per la caduta, bensì per la sua presenza.
Julian mi fa girare la testa, mi fa delirare e mi ritrovo in una nebbia da cui è difficile uscire.
-Stai soffrendo molto? -Vuole sapere qualcosa, preoccupato.
-Sto bene.
-Vuoi venire alla mia macchina?
Lo guardo senza capire.
-Non pensare male, così posso vedere la tua caviglia", vuole sapere.
Improvvisamente mi ricordo che ho sotto le scarpe da ginnastica:
I calzini che hanno un buco nell'alluce!
I miei occhi si allargano per la sorpresa e l'allerta, lo spingo sottilmente indietro e gli faccio uno dei miei sorrisi più falsi.
-Sto... sto bene.
-Sei sicuro?
-Sì, vedrai come mi alzerò e continuerò a pulire, se non altro.
Annuisce, non molto convinto a quanto pare, vedo i suoi occhi che mi guardano con sospetto. Appena pesto il piede buono, trovo il coraggio di farlo con l'altro, che fa molto male. Non appena lo faccio, non riesco a nascondere il dolore che provo.
<<Fa male! Basta che io non veda il mio alluce peloso>>>>
