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SEDUCTION

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Allyson
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Riepilogo

Il miglior passatempo per Alisha Edwards è leggere un buon libro e affondare nelle sue felpe calde ed enormi. Non ama essere circondata da tante persone. Il suo sabato ideale è stare sul divano a sgranocchiare pop-corn mentre guarda serie tv fino alla nausea. Il suo essere chiusa e cacciarsi nei guai senza volerlo, è stato causato dalla morte del padre che non c'è più da quando lei aveva nove anni. Alisha, tutte le volte che vede il fratello del suo patrigno passarle accanto con un ghigno stampato in volto, si domanda se potesse provare una tale attrazione fisica per qualcun'altro ed il suo corpo risponde sempre negativamente. Proprio lui, Brett Warren, è l'anima della festa e colui che porta solo guai. Ama sedurre e lo dimostra ad Alisha che non resiste al suo fascino, come tutte le altre d'altronde. Pieno di tatuaggi fino ai polsi, classico ragazzo dall'aspetto duro, ma un cuore enorme. Questo suo organo, chiuso in una gabbia da molto tempo, ha bisogno di essere scoperto e liberato. Solo lei ha la chiave e lo capirà quando ormai anche la sua apparterrà a Brett. Tutto inizia per gioco, ma finisce sempre come non vorremmo.

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CAPITOLO 1

ALISHA EDWARDS' POV

Metto fine al suono insistente della mia sveglia e mi costringo ad alzarmi per non fare tardi al college.

Con molta pigrizia e lentezza mi dirigo al bagno dove cerco di svegliarmi, gettandomi dell'acqua fredda sul viso.

Faccio una smorfia di disgusto, guardandomi allo specchio.

Il mio chignon disfatto dà un aspetto peggiore al mio riflesso mattiniero e mi costringo a distogliere lo sguardo per evitare un'altra ondata di repulsione nei miei confronti.

Apro l'armadio e prendo le prime cose sotto mano.

Non mi importa se risulterò poco presentabile, alle otto del mattino è la mia ultima preoccupazione.

Attraverso il corridoio stretto e lungo di casa mia. Quando arrivo in cucina, il post-it rosa attaccato al frigorifero attira la mia attenzione.

"Il mio turno è iniziato prima del previsto. Mi dispiace non averti potuto preparare la colazione. Ti voglio bene, mon amour.

- Mamma "

Sorrido leggendolo.

Il mio stomaco è chiuso e non mi dispiace uscire senza aver mangiato neanche un boccone. Non avrò problemi.

Afferro le chiavi della macchina ed il mio zaino, uscendo.

Il college dista circa dieci minuti da casa mia, ma con il traffico che c'è penso proprio che non arriverò puntuale.

Sbuffo, imprecando mentalmente mentre appoggio la testa contro il sedile e guardo ansiosa il semaforo che spero diventi verde il prima possibile.

Quando il colore che aspettavo tanto scatta, lo faccio anche io premendo sull'acceleratore.

Una moto nera d'un tratto mi sbarra la strada, facendomi frenare bruscamente.

Il mio viso rischia di sbattere contro il volante, ma la cintura di sicurezza ha impedito che ciò accadesse.

Guardo scioccata la vettura a terra e subito scendo dalla mia auto per andare a controllare che la persona che si trovava in sella non si sia fatta nulla.

"Oh mio Dio, stai bene?"

Un grugnito, un movimento e un lamento. Si leva il casco un ragazzo.

"Cazzo.."

Si tocca la spalla che si trova contro l'asfalto ed io tento di alzarlo.

Delle persone nel frattempo ci hanno raggiunte e ci guardano preoccupate.

"Sta bene, signorina?"

Un uomo mi tocca la spalla, ma io lo ignoro perché la mia attenzione è tutta sul ragazzo.

"Ma sei impazzita?" dice sbraitando, ma allo stesso tempo gemendo dal dolore.

"Mi dispiace non ti avevo visto, ma hey tu mi hai tagliato la strada!"

"Sei tu che andavi troppo veloce"

Si è rincoglionito a causa della caduta, vero? Non sta tentando di negare l'evidenza, giusto?

"Mi stai prendendo in giro, spero" dico io, alzandomi mentre lo fa anche lui.

Muove leggermente il collo e quando tenta di muovere la spalla fa una smorfia di dolore.

"Vuoi che ti accompagni in ospedale?"

"Non ho bisogno di essere aiutato da una ragazza"

Rimango interdetta non essendo sicura di aver sentito bene.

Cosa vorrebbe dire con questo?

"Cosa intendi?"

"Faccio da solo" mi ringhia contro.

Lo mando a quel paese e risalgo in macchina.

Nel ventunesimo secolo sul serio c'è ancora qualcuno con idee tanto maschiliste? Non lo credevo fino ad un attimo fa.

Quando entro nel campus, i corridoi sono vuoti e quando guardo l'orario sbuffo.

Accidenti, non sono arrivata in tempo.

Dovrò andare alla prossima lezione.

Vado nel distributore del caffè e me ne prendo uno, sperando che aiuti a calmarmi con il suo calore.

"Ehilà, winx"

Sobbalzo e il mio adorato caffè macchiato si riversa sulla mia felpa.

Spalanco gli occhi e mi giro per imprecare contro il mio migliore amico.

Questa giornata non è iniziata nel verso giusto.

"Ops" aggiunge Ronn, ridacchiando.

"Io ti uccido" lo minaccio, stringendo i denti.

Lui ride di gusto.

Uno strattone mi fa distogliere l'attenzione da lui e non appena mi giro me ne pento subito.

"Potresti toglierti di mezzo?"

Brett Warren non sa cosa significhi essere educati, tantomeno con me.

Le occhiatacce di Ronn non aiuteranno a placarlo.

Stringo i pugni ed evito di tirargliene uno.

Questa non è proprio giornata. Non lo è per niente.

***

"Sono a casa!"

Silenzio.

"Mamma?"

Entro in cucina e non c'è nessuno.

"Eccoti, finalmente"

Caccio un urlo e, non appena mi volto, noto che si tratta di Joe, il compagno di mamma.

Ma perché oggi tutti vogliono irritarmi?

"Non volevo spaventarti, Ali"

Scuoto la testa, facendogli cenno di lasciar perdere.

"Va tutto bene, Joe, sta tranquillo"

"Stasera ordineremo la pizza "

Annuisco, non dando peso a ciò.

Devo studiare per il test di domani, il professor Barton ha detto che influirà sul cinquanta per cento del nostro voto.

La serratura scatta e dopo aver sentito delle chiavi tintinnare, dichiaro mentalmente che mia madre è rincasata.

Le faccio un sorriso e vado in camera mia.

Mi libero degli indumenti e metto nella cesta dei panni sporchi la felpa macchiata.

Un pantalone di tuta e una maglietta comoda è proprio quello di cui ho bisogno.

Mi siedo alla scrivania, accendendo il laptop.

Dovrò approfondire l'argomento di cui abbiamo parlato oggi ad economia aziendale, dato che i miei appunti sono scarsi a causa della mia poca attenzione alla lezione.

L'incidente con il ragazzo di stamattina mi ha reso frustrata per gran parte della mattinata e ad un certo punto mi aspetto di ricevere una chiamata che mi annunci di esser stata denunciata.

Ma no, mi ripeto che sono paranoica e che non vedrò mai più quel ragazzo, almeno lo spero.

Allungo la mano e afferro i miei occhiali da lettura, mettendoli sul naso.

Prendo il mio quaderno degli appunti e comincio a scrivere qualcosa in più sui metodi contabili.

Quando il polso prende a duolermi, facendomi fare una smorfia di dolore mi giro verso la finestra notando che ho scritto per ore.

Sono ormai le sette e mezza di sera.

Il campanello di casa suona e dopo qualche attimo qualcuno va ad aprire.

Varie voci si fondono tra loro ed io non riesco a capire di chi si tratti.

Decido di andare al piano di sotto per andare a vedere e quando il mio sguardo cade su Brett Warren quasi non urlo.

Ovviamente Joe si era dimenticato di avvisarmi che sarebbero venuti i suoi genitori e, di conseguenza, anche suo fratello Brett il coglione. Così lo chiamo da quando abbiamo tredici anni.

Mamma si è sposata con Joe quando io avevo undici anni ed io e Brett non abbiamo mai nutrito simpatia l'un l'altro. Ci sopportiamo a malapena.

Eppure, nonostante questo, lui è stato il mio primo bacio e la mia prima vera cotta. Adesso non c'è niente tra noi. Dopo quel bacio non ci siamo guardati in faccia per una settimana, ma successivamente lui ha ripreso ad infastidirmi e siamo tornati alla 'normalità' .

Ce ne sono stati altri? Beh, sì. Non hanno mai avuto valore per me, almeno credo. Lo spero.

"Alisha, cara. Ogni giorno che passa diventi sempre più bella"

Sorrido a Marianne e Gerald che come sempre mi riempiono di complimenti.

Li saluto calorosamente, ignorando il loro figlio minore. Il suo sguardo mi segue in ogni movimento, ma io non oso rivolvergli la mia attenzione.

"Beh, le pizze sono arrivate e sono già in tavola"

"Menomale, muoio di fame" dice Gerald toccandosi la pancia rotonda e provocando la risata di mia madre.

"Io mi metto accanto a te" mi sussurra una voce che conosco bene all'orecchio.

Mi ritrovo Brett il coglione al mio fianco che mi guarda maliziosamente.

"No, non lo farai" gli rispondo tentando di essere almeno in parte minacciosa.

So per esperienza che il suo "mi metto accanto a te" può perfettamente essere tradotto con "non vedo l'ora di infastidirti per il resto della cena".

Quando la sua mano sfiora accidentalmente la mia mentre attraversiamo la porta che conduce all'enorme sala pranzo di casa mia, una sconosciuta quanto potente e intensa attrazione fisica mi investe facendomi venire le palpitazioni.

La testa di Brett si gira di scatto verso di me guardandomi in modo strano.

Mi squadra con un sopracciglio alzato mentre io continuo a dedicargli uno dei miei migliori sguardi perplessi, cercando di capire cosa mi sia appena passato per la testa.

"Cosa fate lì in piedi? Sedetevi, no?" afferma Marianne distraendoci dal nostro dialogo confuso e insensato fatto con gli occhi.

Non so cosa sia appena successo, ma non promette nulla di buono.