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cloe

- È venuto per te. Quanto mi ha reso nervoso, immagino come sarai tu - Sofie mi ha dato una gomitata mentre camminavamo dietro la madre superiora e il signor Tuzdav.

"Zitto," sussurrò nervosamente. Non volevo che lui o chiunque altro sapesse cosa mi ha causato vederlo. Fino a pensarci. Aveva un potere che mi ha trascinato a lui. Ho provato una sensazione ipnotica, quando l'ho visto, e anche quando ci ho pensato, era un potere inspiegabile.

La verità di vederlo lì, così potente e imponente mi rendeva nervoso. Avevo la pelle sudata e la bocca salivante, sintomo di un nervosismo quasi patologico.

Nella sala principale si è seduto su un'antica poltrona in un angolo e suor Inés ci ha detto di portare il caffè. Riuscivo a malapena a camminare perché mi tremavano le gambe.

Quell'uomo potrebbe...

— A non volere niente con lui, sembri molto commosso a vederlo — fece notare la mia amica mentre accendeva la caffettiera.

- Vuoi stare zitto per una volta? - mi voltai verso di lei, asciugandomi le mani su uno straccio e posando la caffettiera sul fornello - quell'uomo sembra un assassino e mi terrorizza. Lasciami solo.

chiesi infastidito. Mi voltai fingendo di guardare la caffettiera e di preparare le tazze che avrei portato in soggiorno. Ignorarla sarebbe la cosa migliore.

Inavvertitamente ho pensato che sarebbe stato un buon momento per cercare un lavoro e uscire dalla protezione del convento.

"Pensi che io sia capace di uccidere le persone?"

Ho chiuso gli occhi spaventato. Paura di lui, della sua voce, della sua presenza e delle mie stesse parole che non dovevo dire.

Dove diavolo era Sofia?

- Guardami! - pronunciò separando minacciosamente ogni sillaba e io mi appoggiai con le mani al bancone, chiudendo gli occhi.

Mi prese per la vita e lentamente mi fece girare. Le sue mani erano ancora incollate alla stoffa del mio vestito e potevo quasi sentirlo accarezzarmi la pelle, anche senza toccarla.

Ci siamo guardati negli occhi. Abbiamo cercato di capirci senza parlare e all'improvviso, molto stranamente, ho sentito le sue dita muoversi intorno alla mia vita, quasi con devozione. Giocare con il mio corpo. Avvicinandolo al tuo. Costringendomi a mettere le mani sul suo petto duro.

— Non capisco cosa vuoi, Fury, non so cosa ci fai qui, perché mi guardi così e non so cosa ti aspetti che significhi. Mi confondi e so che lo sei anche tu.

Cercò di sorridere ma non gli venne molto bene.

Non mi ha risposto, né ha smesso di toccarmi. Non smetteva di guardarmi e di farmi innervosire. Non ho smesso di sentirlo.

Un bip interruppe l'atmosfera intima che si era creata tra noi due, quando volevo rendermi conto che il caffè era stato buttato via.

Mentre mi motorizzavo per risolvere la situazione, mi ha lasciato andare dalle sue braccia e da lontano, l'ho sentito dire...

Ti rispondo stasera.

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