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Perché no!

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Lina Curto
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Riepilogo

Se un compromesso e un inganno, fossero le uniche certezze per non cadere nelle spire dell'amore. Potrebbe la speranza aiutata da un folle destino realizzare il suo piano senza chiedere il permesso. La vita di Lisa si aggrappa alle incertezze che da sempre la distinguono in un mondo di false promesse, di ricatti morali, di giochi d'ombre e di luci.

Triangolo AmorosoAmoreSessoLGBTVero AmoreBoyxBoyCoppiaSentimentaleCEOseconda possibilità

Capitolo 1 Dicembre

«I posti più caldi all'Inferno sono riservati a coloro che nei momenti di grande crisi morale mantengono la loro neutralità.» Dante Alighieri

Come poteva Lisa, avere ancora voglia di festeggiare il Natale che si avvicinava se cercava solo di scaldarsi dentro una camicia che non era la sua e che profumava di Stefano. Gliel’aveva prestata dopo che avevano fatto l’amore a casa di lui. Ricordava il battito del suo cuore che la faceva danzare a ritmo, l’esplosione di piacere che aveva provato, i gemiti e i movimenti lenti mentre le stava sopra, le mai poggiate sul suo petto caldo, i sorrisi e l’abbraccio delicato dell’ultimo bacio. Quando gli disse di indossarla, un piccolo spiraglio di speranza le aveva illuminato gli occhi ma la sua sfacciataggine e arroganza come al solito l’avevano costretta a tornare con i piedi a terra. Si era svegliata da sola come sempre le accadeva tutte le volte che lo incontrava. Il cellullare squillò più volte prima di rispondere e con molta calma si alzò per prenderlo, ormai chi stava chiamando aveva riattaccato ma non le interessava molto, era domenica e finalmente poteva pensare un po’ a se stessa.

Quella sera si sarebbe vista con le sue amiche per andare al solito locale alla moda di Milano, era un periodo di trasformazione, una vera e propria rivoluzione interiore. Il lavoro le dava molte soddisfazioni: responsabile commerciale di una grande azienda americana, le permetteva uno stipendio ottimo e una tranquillità economica che non aveva mai avuto. Ma nonostante tutto, veniva sempre colta da una malinconia che la sovrastava e le lacrime cominciarono a salirle agli occhi.

L’ansia l’assaliva come al solito tutte le volte che si doveva organizzare per uscire. L’unico messaggio che aspettava tardava ad arrivare e di Stefano nessuna notizia, “Stupida sciocca che cosa speravi?” Quella vocina insopportabile le era sempre addosso a calcare i pensieri e si chiese per quanto tempo sarebbe andata avanti così? La sera arrivò velocemente tra un pensiero e un sonnellino e lei iniziò a prepararsi con cura, dal trucco alla pettinatura. Aveva indossato una minigonna nera con lo spacco, le sue gambe tornite mozzavano il fiato. Passarono a prenderla in macchina, Deborah e Lucia, le sue amiche.

«Ciao ragazze, Pier ha prenotato un tavolo, non so quanti siamo.» Informò le sue amiche salendo dietro.

Deborah rispose: che forse erano una ventina e lei fece i conti, pensando a quanti soldi doveva avere Pier per offrire la cena a tutti in quel posto di lusso. Il telefonino squillò distogliendola da suoi pensieri, era Stefano.

“Ciao come va?” disse scocciata.

“Avrei bisogno di parlarti, posso passare a prenderti?” rispose concitato.

Per la miseria, se solo avesse saputo non sarebbe uscita.

“Sto andando all’Atlantico per una cena, possiamo fare domani?”

“No! Ho bisogno di vederti ora.”

Quel suo tono così minaccioso la preoccupò ma non poteva disdire una cena, a meno che lui non le avesse dato dei motivi seri e forse, non l’avrebbe fatto comunque. In auto le sue amiche smisero di parlare e lei si sentì in dovere di chiudere la telefonata ma non prima che Stefano avesse aggiunto: “Ti raggiungo lì.”

Riattaccò senza salutare, questa cosa la mandava su tutte le furie ma sotto sotto era felice della piega che la serata stava prendendo. Quando entrarono nel locale la musica irrompeva nella sala sovrastando il chiacchiericcio delle persone, che con bicchieri in mano ballava. Molti erano ai tavoli in attesa che venisse servita la cena, altri addossati ai vari bar che costeggiavano le scale. Pier gli corse incontro abbracciandola e dandole un bacio sulla guancia, fece la stessa cosa con le sue amiche. Più lontano in un angolo qualcuno osservava la scena in silenzio. Un ragazzo silenzioso, si teneva sempre in disparte, raccolto in un dolore che lei non riusciva a comprendere. Lisa si divertiva ad osservarlo, immaginando il motivo del suo essere presente ma assente nello stesso tempo, eppure era bello e se non fosse stato per quegli occhi che la scrutavano anche troppo insistentemente le avrebbe rivolto la parola. I suoi occhi verdi, il fisico asciutto e muscoloso che apparteneva ad un dio greco, i capelli corti biondo scuro, lucidi e ben tenuti, forse aveva la sua età ma nel suo cuore, per una strana sensazione che Lisa provava, la portava a pensare che ne pesassero molti di più. Corresse i suoi pensieri rivolgendoli a quell’ospite generoso.

«Lisa, vieni balliamo.»

Una musica coinvolgente fece riempire la pista, il ritmo trascinante ed energico spinse tutta la compagnia ad affollare il cerchio illuminato dalle luci stroboscopiche. Pier voleva far conoscere la sua nuova fiamma a tutti e finito di ballare, quando si misero a sedere la presentò.

«Lei è Simona, la mia compagna.»

Alcuni l’avevano già conosciuta, tra loro c’era anche Lisa, gli altri si presentarono, chi con una battuta chi seriamente e mentre chiacchierava con Pier della sua nuova compagna, Lisa ebbe la sensazione di essere osservata, in fondo alla sala con un bicchiere in mano, si avvicinava lento Stefano, lei si scusò e alzandosi le si avvicinò.

«Si può sapere, che cosa vuoi?»

Sapeva che era tutta apparenza, quel suo modo prepotente di porsi e tranquillizzò Pier con uno sguardo, che poco distante osservava la scena. Lisa lo ringraziò con un gesto del capo e lui si allontanò sedendosi di nuovo al suo posto accanto a Simona.

«Devo partire per un lavoro, all’estero» gli disse, sorridendo Stefano.

«Non ti sei fatto sentire ne vedere, pensi che mi possa interessare qualcosa, visto come mi hai trattato?»

In quel preciso momento un lento invogliò Stefano a prenderla fra le braccia stringendole la vita. Era davvero bravo a trascinarla in quella meravigliosa sensazione di essere l’unica al mondo.

«Vieni con me.»

«Non posso, se mi assento dal lavoro potrebbero fare storie.»

«Si tratta di pochi giorni, Giovedì rientriamo.»

La proposta era veramente allettante, non solo perché sarebbe stata con lui ma perché il viaggio, era lui.

«Ti prego, ti prego.»

«Dove vai?»

«Parigi.»

«Perché … perché io?»

Stefano non seppe rispondere, almeno non subito, non poteva dirle che l’amava e non poteva dirle la verità. Aggiunse solo che aveva bisogno di lei.