Capitolo 3 – La scelta
Elizabeth camminava lungo le strade di Parigi, il vento della sera accarezzava il suo viso, scompigliandole i capelli scuri che le sfioravano le spalle. La città era avvolta in una luce morbida, quasi magica, le luci dei lampioni riflettevano sulla pavimentazione bagnata della strada, mentre il suono dei suoi passi si mescolava al rumore lontano della città. Parigi, la città delle seconde possibilità, pensò. Ma per lei, quelle possibilità sembravano sempre sfuggire.
La mente di Elizabeth era ancora scossa dall'incontro con Taylor, eppure non riusciva a scacciare quella sensazione di elettricità che aveva provato quando i loro sguardi si erano incrociati per la prima volta. "A volte devi solo lasciarti andare." Le parole di lui risuonavano nella sua testa, ripetendosi come un mantra. Ma poteva davvero farlo? Il passato le si parava davanti, ancora vivo come un ricordo pungente. La paura di cadere di nuovo, di fidarsi e di essere nuovamente tradita, la teneva ancorata al terreno. Non riusciva a liberarsene.
Si fermò a osservare il riflesso delle luci sull'acqua della Senna. La superficie del fiume si muoveva lentamente, come se fosse in grado di ascoltare i suoi pensieri e rispondere con un lamento lieve. Ogni luce che si rifletteva era come un ricordo del passato, una parte di lei che non poteva dimenticare. Il tradimento di Marco, il suo ex, e la sensazione di essere stata ingannata dalla persona che amava. La sua ex migliore amica, Rebecca, che un giorno aveva scambiato una fiducia per un tradimento. Quell’immagine la perseguitava ancora, eppure, qualcosa in Taylor la faceva dubitare. Quel magnetismo che lo circondava sembrava non essere frutto di un gioco.
La sua mente si spostò rapidamente sul loro incontro di qualche ora prima. Il modo in cui lui l'aveva guardata, con occhi che sembravano leggere la sua anima, che sapevano esattamente cosa voleva. Non c'era in lui il minimo segno di incertezza. Eppure, più lo osservava, più sentiva che c’era qualcosa che non riusciva a decifrare. Taylor non era come gli altri. Non si trattava solo di bellezza, ma di una presenza, di una potenza silenziosa che la metteva a disagio.
Un brivido le percorse la schiena e, come se fosse il segno di un avvertimento, il suo telefono vibrò nella tasca del cappotto. Lo estrasse con una mano leggermente tremante. Il messaggio era di Taylor.
Taylor: "Sei ancora sveglia?"
Elizabeth fissò lo schermo per un istante, indecisa. Le sue dita si posarono sul display, ma nessuna parola sembrava giusta. Cosa rispondere? Si sentiva in bilico, divisa tra la sua voglia di abbandonarsi all’istinto e il terrore di ripetere gli errori del passato. Poi, un altro messaggio arrivò, come se fosse la risposta che lei stava aspettando, anche se non lo sapeva ancora.
Taylor: "Vorrei rivederti."
Il cuore di Elizabeth batté forte, come se avesse preso una decisione senza saperlo. Cosa avrebbe dovuto fare? La risposta sembrava ovvia, ma il suo corpo si irrigidiva alla sola idea di cadere nel gioco che lui stava proponendo. Per un attimo, si chiese se stesse solo rincorrendo un'illusione. Il passato la chiamava con una voce familiare: "Non farlo, Elizabeth. Non fidarti." Ma poi pensò al modo in cui Taylor l'aveva guardata, a quel magnetismo che lo rendeva irresistibile.
Chiuse gli occhi e respirò profondamente. Doveva smettere di pensare troppo. La vita non era fatta di certezze. "A volte devi solo lasciarti andare," si ripetè. Era la frase che l’aveva scossa, la stessa che ora cercava di seguire. Si sentiva come se fosse un passo decisivo. E non poteva più tornare indietro.
Scrisse velocemente un messaggio:
Elizabeth: "Dimmi dove."
Appena premette "invio", sentì una scarica di adrenalina correre lungo la spina dorsale. Stava facendo la cosa giusta? Forse no. Ma una parte di lei non poteva fare a meno di rispondere a quella chiamata interiore. La sua vita, troppo a lungo rimasta sospesa, stava per tornare a essere reale, con tutte le sue paure e desideri.
Il telefono vibrò di nuovo. L'indirizzo di Taylor era lì, inaspettato e definitivo. Il suo cuore accelerò, eppure, c'era qualcosa di più che paura. C'era una consapevolezza, un'inquietudine che la spingeva ad andare, ad affrontare l'incertezza.
Quando il taxi si fermò davanti all’edificio che le aveva indicato, Elizabeth sentì il battito del cuore battere forte. L'edificio era elegante, ma non freddo. L’architettura classica parlava di un altro tempo, eppure, quella bellezza sfarzosa la metteva a disagio. L'entrata imponente con le colonne le ricordò un mondo di cui lei non faceva parte. Eppure, quella notte, qualcosa sembrava lanciarsi verso di lei, qualcosa che non poteva ignorare.
Scese lentamente dal taxi e si avviò verso il portone. Le gambe sembravano fatte di pietra, il passo incerto. Come se ogni movimento fosse un segnale che non stava tornando indietro. Bussò, il cuore che sembrava volerle esplodere nel petto. La porta si aprì quasi subito e Taylor apparve sulla soglia. La sua figura alta e sicura, il suo volto che sembrava una promessa di complicazioni future. Indossava una camicia bianca, leggermente sbottonata, e pantaloni scuri. Il suo aspetto era impeccabile, ma la sua energia… Quella, non poteva essere descritta.
"Sono contento che tu sia venuta," disse con voce bassa, suadente.
Elizabeth si sentì improvvisamente vulnerabile, ma un passo dentro l’appartamento la separò da quell’emozione. La porta si chiuse alle sue spalle con un suono sordo, come un segno che ormai era troppo tardi per voltarsi. L’appartamento di Taylor era elegantemente arredato, ma c’era una strana sensazione di calore, di accoglienza. Un pianoforte in un angolo dava un tocco di classe alla stanza, mentre il divano in pelle scura si stendeva invitante. La casa sembrava raccontare la storia di un uomo che aveva vissuto e vissuto intensamente.
"Vuoi qualcosa da bere?" chiese Taylor, senza un’ombra di incertezza nel suo tono.
Elizabeth annuì, incapace di esprimere alcuna parola. Il silenzio tra loro era denso, come se ogni movimento, ogni gesto, fosse carico di significato. Lui si mosse con naturalezza verso un mobile bar, prelevando due bicchieri di vino rosso.
Le porse uno dei bicchieri, i loro sguardi si incrociarono per un momento che sembrò interminabile. "A cosa brindiamo?" domandò con un sorriso enigmatico.
Elizabeth inspirò profondamente. La domanda sembrava così banale, eppure nel contesto era così carica. Brindare a cosa? Alla sua incertezza? Alla sua scelta? Alla sfida che lui le aveva lanciato senza mai pronunciare una parola?
"Alla scelta," rispose, senza più guardarsi indietro.
Taylor sollevò il bicchiere, il suo sorriso sussurrando qualcosa di più profondo. "Alla scelta," disse, e il suono della sua voce sembrò accordarsi perfettamente con la melodia che stava prendendo forma nella sua mente.
Elizabeth sorseggiò il vino, e con esso, sentì una parte della sua paura dissolversi. La sua mente si svuotò, ma non il cuore. Quello, ancora tremava.
Il vino rosso le scaldava la gola mentre Elizabeth sorseggiava lentamente. La stanza intorno a lei sembrava allargarsi, eppure il suo mondo si stava rimpicciolendo, focalizzandosi solo su lui, Taylor, e quel sorriso che non riusciva a decifrare. Ogni sua mossa era misurata, calcolata, ma al contempo c’era qualcosa di spontaneo in lui, qualcosa che non riusciva a non attirarla.
"Ti stavo aspettando," disse Taylor, rompendo il silenzio. La sua voce suonava profonda e rassicurante, come una promessa di cose che Elizabeth non aveva ancora il coraggio di esplorare. Eppure, le parole gli scivolavano addosso con una naturalezza che la disorientava. Cosa intendeva davvero con quelle parole? Cosa stava cercando da lei?
"Non sono sicura di cosa sto cercando," rispose Elizabeth, lasciando che la sincerità permeasse la sua voce. Lo guardò negli occhi, ma poi distolse lo sguardo, come se temesse di perdersi in quella profondità.
"Non devi esserlo," rispose lui, con un sorriso che le fece salire una fitta di desiderio, mescolata a una paura profonda. "A volte, non sapere è la cosa migliore. Non avere aspettative ti permette di essere libero."
Libertà. Una parola che le suonava strana, dopo tutto quello che aveva vissuto. La sua mente tornò ai ricordi dolorosi: il tradimento, le promesse infrante, la sensazione di non essere mai stata davvero vista per ciò che era. La libertà, pensò, l’aveva persa molto tempo fa.
"Libertà...," ripeté, quasi come se stesse testando la parola sulle sue labbra. "Cosa significa per te?" chiese, non sapendo neppure perché avesse posto quella domanda.
Taylor la fissò intensamente, gli occhi che sembravano penetrare ogni strato di difesa che aveva eretto. "Per me significa non essere legato al passato," rispose, lasciando che la sua voce si abbassasse di tono. "Liberarsi dai vincoli, dalle paure che ti trattengono. Non importa quanto dolore tu abbia provato. Se non impari a lasciarlo andare, non puoi mai andare avanti."
Elizabeth rabbrividì. Sentiva quelle parole come se le fossero state dette per lei. Il passato, la paura… Come faceva lui a sapere? Non poteva. Ma in quel momento, sembrava che lui leggesse qualcosa che lei stessa non riusciva a vedere.
Un silenzio teso scese tra di loro, eppure non era imbarazzante. Era come se il tempo stesso si fosse fermato. Elizabeth si sentiva come un animale intrappolato, ma allo stesso tempo la sua curiosità la spingeva ad andare avanti, a scoprire di più su di lui e su se stessa. Perché lo sentiva così vicino? Perché, in fondo, sembrava che lui comprendesse meglio di chiunque altro la sua battaglia interiore?
"Non posso fidarmi," mormorò, quasi a se stessa. La voce le tremava, ma il bisogno di esprimere quella verità la sopraffece.
Taylor non sembrò sorpreso. "Lo capisco," rispose, avvicinandosi lentamente. "Non puoi fidarti di nessuno se non riesci a fidarti di te stessa." Fece una pausa, come se stesse ponderando le sue parole. "Ma io non sono qui per chiederti di fidarti di me subito. Sono qui per mostrarti che esiste un altro modo di vedere le cose. Un modo che non ti ferirà."
Elizabeth lo guardò, e il suo respiro sembrò fermarsi per un momento. Quella frase, quella promessa implicita… cosa significava veramente? Voleva credergli, ma il suo cuore le diceva di restare cauta, di proteggersi. Ma era così difficile ignorare quella voce che, in fondo, le sussurrava di lasciarsi andare.
"Non è facile," ammise, il tono della sua voce più dolce, più vulnerabile. Si sentiva come se stesse attraversando un confine invisibile. Ogni parola che diceva, ogni piccolo gesto che faceva, sembrava un passo in più verso un destino incerto.
"Lo so," rispose lui, avvicinandosi ancora. "Nessuna delle cose che valgon la pena sono facili."
Un lampo di luce si rifletteva sugli occhi di Taylor, come se volesse comunicarle qualcosa di profondo, un segreto che solo lui conosceva. Elizabeth sentiva il peso di quella promessa nell’aria tra di loro, eppure non riusciva a staccarsi da quella sensazione di essere in bilico.
"Tu non hai paura?" chiese improvvisamente. Non lo aveva mai visto vacillare, mai una volta che il suo sguardo fosse stato incerto. Taylor sembrava sempre così sicuro, così dominante. Eppure, le sembrava che ci fosse di più dietro di lui. Un angolo oscuro che non riusciva a capire.
Taylor sorrise, ma stavolta non era un sorriso di conquista. Era qualcosa di più delicato, quasi malinconico. "La paura è una parte di noi," rispose. "Ma non deve definirci. La vera forza non sta nel non avere paura. Sta nel saperla affrontare, nel guardarla negli occhi e decidere di andare comunque avanti."
Elizabeth lo guardò, affascinata e allo stesso tempo confusa. Cosa avrebbe dovuto fare ora? Decidere di restare? O di andarsene? Era come se ogni decisione la stesse portando sempre più lontano dal suo passato e verso un futuro che, sebbene avvolto nell'incertezza, la stava chiamando a gran voce.
"Non so cosa aspettarmi da te, Taylor," disse, la sua voce tremante. "Non so se posso fidarmi di te."
Taylor non rispose subito. Invece, si avvicinò ancora di più, abbastanza da sentire il calore del suo corpo. Il battito di Elizabeth accelerò, e il suo respiro si fece più corto. C’era qualcosa in lui, qualcosa che la rendeva vulnerabile, eppure allo stesso tempo le faceva desiderare di abbandonarsi a quell’attrazione irresistibile.
"Sai, Elizabeth," disse infine, con un sorriso enigmatico. "Nessuno ti chiede di fidarti di me. Ma posso mostrarti cosa succede quando smetti di temere e inizi a vivere."
E prima che potesse aggiungere altro, Taylor si avvicinò ancora di più, e il tempo sembrò fermarsi. Il suo volto era così vicino che Elizabeth sentì il calore della sua pelle contro la sua. Gli occhi di Taylor brillavano intensamente, e per un attimo, sembrò che tutto il resto del mondo non esistesse più.
Le sue labbra sfiorarono le sue, appena un tocco, ma sufficiente per farle sentire il battito del suo cuore accelerare. Non c’era nulla di volgare, niente di esplicito. Solo un contatto che parlava più di mille parole. La sensazione di perdersi, di non sapere più dove finiva lei e dove iniziava lui.
Elizabeth si allontanò di un passo, respirando affannosamente. Il desiderio l’aveva colpita in pieno, ma la paura era ancora lì, silenziosa, a ricordarle che non poteva lasciarsi andare così facilmente.
"Non è il momento," disse, più a se stessa che a lui. "Non posso."
Taylor la guardò, ma non disse nulla. Non c'era bisogno di parole. La sua espressione era quella di chi comprendeva la lotta interiore che stava attraversando.
Ma in quel momento, Elizabeth sapeva una cosa: non sarebbe stata più la stessa. Quel bacio, anche se fugace, aveva aperto una porta che non poteva più chiudere. E adesso, non restava che scegliere se varcarla o restare nel buio del suo passato.
Il silenzio che seguì quel bacio fugace pesava nell’aria come una nebbia densa. Elizabeth rimase lì, le mani tremanti, il cuore che batteva forte nel petto, come se volesse uscire. Ogni fibra del suo corpo urlava di volersi liberare dal peso di quella tensione, ma la paura le paralizzava ogni movimento.
Taylor rimase immobile di fronte a lei, il suo sguardo scrutava ogni sua reazione, ma non c’era traccia di forzatura o impazienza nei suoi occhi. Non sembrava intenzionato a spingerla oltre i suoi limiti, ma la sua presenza era magnetica, ineluttabile.
"Elizabeth..." la sua voce era bassa, velata da un tono che avrebbe potuto essere confortevole se non fosse stato per il tremore che scorreva lungo la sua pelle. "Non voglio farti sentire obbligata a nulla."
Il suo cuore fece un salto al suono del suo nome. Non riusciva a capire cosa fosse quella sensazione che la stava attraversando. Era come se le parole di Taylor penetrassero nella sua anima, spingendola verso una parte di sé che non conosceva, verso un mondo in cui il controllo e la razionalità cedevano il posto al desiderio, alla passione.
"Ma... non è facile per me," mormorò finalmente, la voce che tremava mentre si ritirava di un passo, incapace di stare troppo vicina a lui. "Ho paura di non essere abbastanza forte per affrontare tutto questo."
Taylor non la forzò, non si avvicinò più. Rimasero lì, a una distanza che sembrava giusta, ma che in qualche modo le dava l’impressione di essere più lontani di quanto avrebbero dovuto essere. Le sue parole riecheggiavano nella sua mente. "La paura è solo un’illusione che ci costruiamo. Non devi affrontarla da sola."
"Ma cosa succede se cado?" Elizabeth non riuscì a trattenere la domanda. Le sue mani si afferrarono nervosamente al bicchiere di vino, come se fosse l’unico appiglio che avesse in quel momento.
"Cadere non è la fine," rispose lui, il suo tono calmo, ma con una fermezza che sembrava trasmetterle un po’ della sua forza. "La fine è quando smetti di provare, quando smetti di vivere. Finché sei in piedi, c'è sempre speranza."
Lentamente, Elizabeth si staccò dallo sgabello dove era seduta e si avvicinò alla finestra. Guardò fuori, le luci di Parigi brillavano sotto di lei come stelle cadenti, lontane ma visibili, a ricordarle che, nonostante la distanza che sentiva tra sé e il resto del mondo, non era mai davvero sola. Eppure, dentro di lei, qualcosa di più profondo si stava risvegliando. Un’irresistibile voglia di scoprirsi, di percorrere quel cammino ignoto insieme a Taylor.
Si voltò verso di lui, ma non riusciva a guardarlo negli occhi, temendo di vedere nel suo sguardo la stessa curiosità che la travolgeva. "Se scelgo di cadere... tu sarai lì ad afferrarmi?"
Taylor la guardò a lungo, in silenzio, come se cercasse di comprenderla fino in fondo, di leggere tra le righe delle sue parole, e poi, con un sorriso che sembrava al tempo stesso triste e sereno, rispose: "Non ti prometto che sarà facile. Ti prometto solo che, se cadi, sarò il primo a cercare di darti la forza di rialzarti."
Il suo cuore sobbalzò al suono di quelle parole. Non era la promessa di un amore facile, né di una felicità senza dolore. Era qualcosa di più profondo, di più difficile. Ma anche di più vero. Un legame che, pur nelle sue ombre, si sentiva come un filo invisibile che la legava a lui.
Si avvicinò ancora una volta, non più con la paura che l'aveva frenata prima, ma con la consapevolezza che non poteva più ignorare quel desiderio che ardeva dentro di lei. La paura non sarebbe mai andata via, ma forse... forse non doveva essere per forza un ostacolo. Forse, la paura poteva essere la chiave per scoprire qualcosa di nuovo su di sé, sul mondo, su ciò che avrebbe potuto essere.
"Allora, ci proverò," disse infine, con voce ferma, ma che tradiva la sua vulnerabilità. "Ci proverò... con te."
Taylor non disse nulla per un momento, ma i suoi occhi si illuminarono, e Elizabeth sentì il suo cuore accelerare. Non sapeva cosa sarebbe accaduto, ma in quel momento capì che non aveva più scelta: stava per immergersi in un’avventura che avrebbe cambiato la sua vita per sempre.
"È tutto ciò che ti chiedo," rispose lui, avvicinandosi e prendendole delicatamente la mano. "Un passo alla volta."
Le mani di Taylor erano calde, sicure, eppure Elizabeth percepì in esse anche un’inquietudine, come se lui stesso fosse in bilico tra il desiderio di proteggerla e il bisogno di non ferirla. Ma il loro contatto le dava un’incredibile sensazione di forza, di stabilità, come se tutto il resto del mondo fosse lontano e non avesse importanza.
La mano di Taylor si staccò lentamente dalla sua, come se fosse stato un gesto naturale, ma carico di significato. Elizabeth non poté fare a meno di notare il modo in cui il suo sguardo la scrutava, una miscela di curiosità e qualcosa di più profondo, di più intenso. Le sue parole non avevano promesso nulla di facile, eppure, mentre il silenzio tra di loro cresceva, sentiva che quel momento stava segnando l’inizio di qualcosa di completamente nuovo.
"Sei pronta per ciò che ci aspetta?" chiese Taylor, la sua voce morbida ma con una punta di serietà che le fece comprendere che non stava parlando solo del momento presente, ma di tutto quello che sarebbe venuto dopo.
"Non lo so," ammise, la sua voce incerta ma determinata. "Ma non voglio più vivere nella paura. Voglio scoprire di cosa sono capace. Voglio vivere."
Taylor si avvicinò di nuovo, più vicino che mai. I suoi occhi, intensi e penetranti, non la lasciavano andare. La sua mano sfiorò il suo viso con una delicatezza che sembrava volere trasmetterle tutta la sua forza.
"Allora non c'è altro da dire," rispose lui, le sue parole tanto semplici quanto potenti. "Vivere è esattamente ciò che faremo."
Il bacio che seguirà fu diverso da tutti gli altri. Non c'era più la paura, né il dubbio. C'era solo una sensazione di unione, come se due mondi distinti, ma inevitabilmente legati, si stessero fondendo in uno. Il cuore di Elizabeth batteva forte, ogni battito un segno che qualcosa stava cambiando, che il suo cammino non sarebbe stato mai più lo stesso.
Quando si staccarono, entrambi rimasero in silenzio, respirando profondamente. La tensione che li aveva separati prima sembrava svanita, sostituita da una calma nuova, una consapevolezza di essere insieme in quel momento, pronti ad affrontare tutto ciò che sarebbe venuto.
"Voglio che tu sappia una cosa," disse Taylor, rompendo il silenzio, la sua voce seria ma con un velo di tenerezza. "Non posso prometterti che sarà facile. Ma ti prometto che ogni passo che faremo insieme sarà sincero."
Elizabeth annuì, sentendo il peso di quelle parole. Non sapeva cosa le riservasse il futuro, ma per la prima volta da tanto tempo, sentiva di avere una direzione. E, qualunque essa fosse, sapeva che non l’avrebbe affrontata da sola.
"Allora andiamo," rispose lei, un sorriso che cresceva lentamente sulle sue labbra. "Insieme."
Taylor la guardò intensamente, come se stesse cercando di capire se fosse davvero pronta. Ma la decisione era ormai presa. Non c’era più spazio per i dubbi, solo per il cammino che stavano per intraprendere, un cammino che, qualunque fosse il suo esito, li avrebbe cambiati per sempre.
Quando Taylor la guidò nella sua stanza , un silenzio teso li circondò, ma non era più il silenzio carico di paura che avevano vissuto prima. Era un silenzio carico di aspettative, un respiro profondo che anticipava ciò che sarebbe accaduto. Elizabeth sentiva il suo corpo rispondere ai suoi gesti con una naturalezza che la sorprese, ma che non riusciva più a fermare. Ogni passo, ogni movimento di Taylor sembrava essere una carezza alla sua anima, ogni parola, una promessa non detta.
Nel cuore della stanza, le loro mani si incontrarono nuovamente, stavolta con una forza che non lasciava spazio alla ritrosia. Le dita di Taylor tracciarono una linea lungo il suo viso, un gesto dolce, ma anche impaziente, come se stesse scoprendo ogni dettaglio di lei, ogni parte che fino a quel momento era stata nascosta.
Elizabeth, incapace di restare immobile, si avvicinò a lui, il respiro che divenne sempre più affannato. Il bacio che seguirà fu più intenso di ogni altro che avessero mai condiviso, un’unione di labbra che parlava di desiderio, ma anche di vulnerabilità. Il corpo di Taylor era caldo contro il suo, e lei sentiva ogni battito del suo cuore, come se fosse il suo, come se il loro respiro si fondesse in un unico respiro.
Le mani di Taylor iniziarono a esplorare il suo corpo con una delicatezza quasi febbrile, come se ogni centimetro della sua pelle fosse un mistero da scoprire. Elizabeth rispose con la stessa passione, le sue mani scivolando lungo il suo torace, sentendo la forza che emanava da lui. La tensione che li aveva separati all'inizio della serata ora si era trasformata in una fiamma che li consumava entrambi.
Si spogliarono lentamente, ma non c’era fretta. Ogni pezzo di stoffa che cadeva a terra sembrava avvicinarli di più, non solo fisicamente, ma anche emotivamente. Elizabeth si sentiva nuda non solo nel corpo, ma nell’anima, eppure, in quel momento, non aveva paura. La sua fiducia in Taylor era totale, ed era consapevole che, qualunque cosa fosse successo, non sarebbe mai stata sola.
Quando le loro pelle finalmente si toccò, fu come una scossa elettrica che percorse ogni fibra del suo corpo. Ogni respiro, ogni sussurro che si intrecciava tra di loro sembrava raccontare una storia, una storia di desiderio, ma anche di riscatto. Taylor la guidò in un abbraccio che era al tempo stesso dolce e potente, il suo corpo che la copriva, la sua presenza che la proteggeva, ma anche la spingeva oltre i suoi limiti.
Il tempo sembrava essersi fermato. Ogni movimento era perfetto, ogni scambio di sguardi, ogni bacio, sembrava rispondere alla stessa domanda: "Ci stiamo davvero facendo questo?" Eppure, non c’era spazio per i dubbi. La passione che esplodeva tra loro non era solo fisica, ma anche emotiva, un legame che si stava creando in quel preciso istante, una promessa che andava oltre il corpo.
Quando raggiunsero il culmine, il mondo attorno a loro svanì. Non c'era Parigi, non c’era il passato che li aveva separati, c’erano solo loro due, le loro anime che si fondevano in un’unica essenza. La passione che li aveva consumati lasciò spazio alla calma, una calma che li avvolse in un abbraccio silenzioso, ma profondo. Elizabeth si addormentò tra le braccia di Taylor, la testa appoggiata al suo petto, il suo cuore che batteva al ritmo di quello di lui.
