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Capitolo 4: Perché trattarla così

La domestica non si aspettava che Livia, invece di obbedirle, bussasse alla porta. Sul suo viso apparve un'espressione cupa, poi afferrandola per i capelli la trascinò all'indietro.

Mentre la domestica la trascinava per i capelli giù per le scale, Livia sentiva il cuoio capelluto come se stesse per essere strappato via.

Le punte dei piedi urtavano contro i gradini, ogni volta che scendeva un gradino, le ginocchia sbattevano violentemente contro gli spigoli, sulla pelle candida apparvero rapidamente lividi ovunque!

Livia pianse dal dolore, colpendo disperatamente il braccio della domestica.

"Lasciami, lasciami andare, devo vedere Cesare Ferretti, devo spiegargli, lasciami!"

"Vedere il signore? Ma chi ti credi di essere!" La domestica sputò, tirando ancora più forte i capelli. "Il signore ha ordinato che d'ora in poi senza il suo permesso non puoi salire al secondo piano, ogni volta che sali ti picchieremo! Da oggi sei una domestica di Villa Acqua Chiara, farai quello che ti diciamo!"

All'ultimo gradino, la domestica la lasciò improvvisamente.

Livia cadde sul pavimento del primo piano come una bambola di pezza, la nuca sbatté sul marmo con un tonfo sordo, tutto divenne nero davanti ai suoi occhi!

Guardando Livia accasciata a terra, la domestica rise con soddisfazione: "Alzati subito a lavorare, pulisci tutto il pavimento del primo piano, altrimenti dimentica di mangiare!"

Finito di parlare, la domestica si voltò e se ne andò.

I passi si allontanarono gradualmente, nel soggiorno rimase solo il respiro affannoso di Livia. Il dolore in ogni parte del corpo le impediva di alzarsi, il cuore si contraeva dolorosamente, come se una mano lo stringesse con forza, il soffocante tormento non le permetteva di emettere alcun suono.

Fa male, così tanto male...

Perché trattarla così, perché?

Livia spalancò gli occhi con tutta la sua forza, non voleva che altre lacrime cadessero, ma, ma soffriva così tanto, stava così male...

Le lacrime scivolarono dagli angoli degli occhi, una dopo l'altra, come perle di una collana spezzata.

Serrò i denti, si alzò con fatica, nel momento in cui si alzò il corpo vacillò, non mangiava da un giorno e una notte.

Lui la odiava per aver ucciso Bianca Ferretti, quindi voleva punirla in questo modo.

Nella sua mente i ricordi di dolci momenti passati erano ancora vividi, all'inizio nemmeno lei credeva che l'avrebbe trattata così, ma ora ci credeva.

Lui aveva lasciato che la domestica le calpestasse le ferite, che la trascinasse come un cane.

Era convinto che lei avesse ucciso Bianca Ferretti, quindi voleva vendicarla.

Livia serrò i denti, si appoggiò con le braccia al pavimento per alzarsi lentamente, dirigendosi verso il bagno. Non poteva continuare così, doveva trovare le prove per dimostrare la sua innocenza.

Dimostrare che era stata Bianca a voler morire.

Non aveva nulla a che fare con lei!

Voleva far capire a Cesare Ferretti quanto si sbagliasse!

Quella convinzione, come una scintilla, riaccese le sue forze.

Con grande difficoltà raggiunse il bagno passo dopo passo, si gettò dell'acqua fredda sul viso.

Nello specchio, la donna aveva il viso pallido come carta, i capelli in disordine, braccia e viso coperti di ferite, ma in quegli occhi non c'era più lo smarrimento di prima, brillava una luce testarda.

Doveva sopravvivere, doveva dimostrare la sua innocenza.

Uscì dal bagno e si diresse verso la cucina.

Comunque doveva mangiare qualcosa, per avere la forza di cercare le prove.

Ma appena arrivò alla porta della cucina, una voce acuta la colpì: "Ti ho detto di lavorare, non hai sentito? Cosa ci fai in cucina?"

Era Perla, la domestica che le aveva calpestato la ferita!

Il viso di Livia era pallido ed emaciato, ma lo sguardo era più freddo: "Devo mangiare."

Perla rise subito con sarcasmo: "Il signore ha ordinato che non puoi mangiare finché non hai finito il lavoro."

Le mani di Livia si strinsero a pugno lungo i fianchi. Si voltò, afferrò il secchio e lo rovesciò di colpo. L'acqua gelida si riversò sul pavimento con un tonfo liquido.

Ma un secondo dopo, Perla le corse incontro e ribaltò il secchio con un calcio.

"Chi ti ha detto di usare lo straccio? Usa lo strofinaccio, inginocchiati e pulisci tutto!" Perla la guardava con aria di superiorità.

Livia e lei erano entrambe ragazze povere, lei era sempre stata invidiosa del fatto che Livia potesse ricevere l'affetto di Cesare Ferretti.

Ora che Cesare la detestava, non vedeva l'ora di umiliarla e tormentarla!

Ma un secondo dopo, lo straccio bagnato la colpì in pieno viso!

L'acqua sporca le inzuppò all'istantela nostra Livia capelli e vestiti, guardò Livia incredula, poi emise un urlo acuto!

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