Capitolo 11: E tu le credi?
I due erano vicini, corpi quasi a contatto, ma le parole pronunciate erano fredde come ghiaccio, come lame gelide che penetravano dritte nel cuore di Livia Rossi.
In quell'istante, il dolore le trapassò il cuore!
Livia annuì con il viso pallido: "Ho capito."
Una docilità che, agli occhi di Cesare Ferretti, risultava particolarmente irritante.
Perché prima non era così obbediente?
Perché l'ha presa con Bianca?
Cosa aveva fatto di male Bianca?
Cesare Ferretti la lasciò andare, disse freddamente: "Resta qui."
Detto questo, si voltò e se ne andò.
L'aura gelida si allontanò, Livia espirò leggermente, poi si diresse verso il divano.
I piedi le facevano troppo male, i frammenti di vetro erano completamente conficcati nella carne, ogni passo era come camminare sulla lama di un coltello.
Le persone nelle vicinanze avevano notato la scena di prima, quindi nessuno osava avvicinarsi a Livia, non volendo offendere Cesare Ferretti.
In quel momento, dall'altra parte del salone.
Cesare Ferretti prese un bicchiere da un cameriere, il viso cupo mentre beveva un sorso.
Marco Conti, al suo fianco, vedendolo così, non poté fare a meno di alzare un sopracciglio: "Bianca non è ancora stata trovata?"
Cesare Ferretti rispose senza espressione, negli occhi balenava un'ombra feroce.
Marco Conti sospirò: "Livia Rossi è stata al tuo fianco per tre anni, vero? Dovresti conoscerla abbastanza bene. Ti sembra una persona capace di far del male?"
A quelle parole, un'ombra ancora più cupa offuscò lo sguardo di Cesare: "Tu le credi? Il video è lì davanti a tutti, e tu le credi?"
Marco Conti, vedendolo così, capì che ora credeva solo a ciò che aveva davanti agli occhi e si rifiutava di credere a Livia Rossi che era stata al suo fianco per tre anni. Fece un gesto con la mano: "Sto solo essendo obiettivo, e poi Bianca non è ancora stata trovata, vero? Se non la trovano significa che è una buona notizia."
Il viso di Cesare Ferretti si fece ancora più gelido.
Marco Conti non tornò sull'argomento, invece iniziò a parlare di affari.
Dall'altra parte.
Dopo essersi seduta per un po', Livia sentì che il dolore ai piedi si era attenuato, il suo viso si era un po' disteso. In quel momento, un cameriere si avvicinò, dicendole rispettosamente: "Signorina Rossi, il signor Ferretti la chiama."
Il cuore di Livia sobbalzò: "Dove si trova?"
Cesare Ferretti poco fa non le aveva detto di restare ferma lì? Perché ora la chiamava?
Il cameriere disse: "Mi segua."
Livia annuì, poi si morse le labbra e si alzò. Quando il piede toccò il pavimento, il suo viso si fece di nuovo pallido.
Che male!
Troppo male!
Nel cuore sentì improvvisamente tristezza. Probabilmente anche questa era una punizione di Cesare Ferretti, farle indossare scarpe con vetri, camminare senza sosta, fino a farle desiderare la morte.
Livia sbatté le palpebre per trattenere le lacrime.
Non importa.
Finché non se la prendeva con la sua famiglia, poteva sopportare tutto.
Seguì il cameriere fuori dalla villa, dirigendosi verso il giardino. Arrivata a bordo piscina non vide Cesare Ferretti, ma vide invece una persona familiare.
Elena Giordano.
La sorella di Luca Giordano, la perla di casa Giordano.
Anche la donna che aveva sempre corteggiato Cesare Ferretti.
Elena Giordano era seduta sul divano, il viso perfettamente truccato ora pieno di odio mal celato, gli occhi come aghi avvelenati fissi su Livia Rossi.
Quando lei si avvicinò, uno schiaffo risonante colpì il viso di Livia.
"Sgualdrina!"
Livia barcollò per il colpo, fece diversi passi indietro prima di stabilizzarsi.
La guancia le bruciava, l'impronta delle cinque dita apparve nitida sulla pelle candida.
