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Mia zia

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Ernesta Pace
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Riepilogo

Da quando mi trasferii a casa di mia zia, mai finirono le relazioni amorose... Nota: questo libro è incompiuto e abbandonato dall'autore, si prega di leggere con cautela

18+AmoreRomanticoSessoUniversitàRagazze

Capitolo 1: La bella donna sul treno

Non vedo mia madre sin da quando ero bambino, mio padre mi disse che scappò con un altro uomo quando io ero ancora piccolo, perciò non ho mai avuto una bella impressione delle donne.

A quel tempo mio padre di giorno lavorava, essendo zoppo riusciva a trovare lavoro solamente in alcune fabbriche o come portiere in alcune stazioni di rifiuti. Prima di andare a lavoro, mi lasciava da mia zia, che si prendeva cura di me insieme ai suoi vicini.

Mia zia era molto bella, quando sorrideva le si formavano delle fossette sul viso, e aveva dei denti da tigre. Tuttavia, lei aveva delle stranezze: le piaceva abbracciarmi quando dormiva, e sfregava sempre le sue gambe contro le mie, al punto da causarmi prurito. Quando le chiedevo perché si strofinasse contro di me, lei mi rispondeva che era piacevole.

La famiglia di mia zia era molto più ricca della mia. Un anno, per il suo compleanno, comprò una torta enorme. Allora la mia famiglia era povera, e io non avevo mai visto una tale torta alla crema, mi venne l’acquolina in bocca. Così lei me la diede, ma non direttamente, piuttosto si spalmò la crema addosso e me la fece leccare.

Era estate e faceva caldo, mia zia indossava un vestito leggero di colore blu, che portava in modo rilassato, come se potesse scivolarle di dosso con un semplice tocco.

Dopo essersi spalma ta la crema addosso, mi coprì gli occhi con un panno blu e mi chiede di leccarla. Quando poi le chiesi dove avesse spalmato la crema, rispose che l’avrei saputo una volta cresciuto. In quel momento volevo davvero diventare grande per poter conoscere i piccoli segreti di mia zia.

Poi però, la famiglia di mia zia si trasferì, e io fui molto triste e piansi tanto quando mia zia andò via. Così mio padre mi mandò in campagna da mio nonno, che era un medico ambulante molto noto nella zona. Crebbi con lui, imparando l’arte della medicina.

In un batter d’occhio raggiunsi l’età universitaria, il mio rendimento scolastico era abbastanza buono e fui ammesso all’università di Porto Antico. Tuttavia non era questo che mi entusiasmava particolarmente, quanto piuttosto il fatto che presto avrei potuto rivedere mia zia. E io volevo ancora vivere a casa sua.

Durante una calda giornata estiva, presi il treno per raggiungere l’università.Durante il viaggio, caddi in un sonno profondo e sognai che Lucia, la ragazza più bella del villaggio, nel cuore della notte fosse piombata a casa mia e volesse fare sesso con me, io ero in fiamme e volevo tirarmi giù i pantaloni, ma fui strattonato violentemente e mi svegliai.

Nel bel mezzo del mio divertimento...chi mi aveva disturbato?

Aprì gli occhi infastidito, e ciò che subito attirò la mia attenzione furono due lunghe gambe bianche e lisce. Erano le gambe di una bella ragazza seduta di fronte a me, che mi guardava con sdegno.

Si accigliò e continuò ad asciugarsi le macchie di acqua dalle spalle, solo allora mi accorsi che...porca miseria, era la mia saliva. Ecco perché mi guardava con tale sdegno, perché talmente stordito mi ero addormentato sulla sua spalla, riempendole la spalla di saliva.

Lei, accorgendosi che la fissavo, mi disse con un pessimo tono: “Hai finito? “

“Stavo solo guardando un po’.” Dissi io grattandomi la testa.

“Ti piace così tanto fissare le donne?”

“mi piace, però... non ho visto in modo chiaro.” Vedendo che lei non si era arrabbiata, divenni più spudorato.

“Tu!” Disse lei, nascondendo la rabbia che provava: “Vuoi toccare?”

Io risposi d’improvviso eccitato: “Posso?”

Prima che lei potesse reagire, allungai la mano e le pizzicai la coscia. Era morbida come una nuvola, ed elastica, mi fece venire una gran voglia, e il cuore prese fuoco in un istante.

Quella ragazza non si aspettava che improvvisamente l’avrei toccata davvero sul treno, così disse con rabbia: “Tu, pervertito!”. Si guardò intorno e mi diede uno schiaffo.

Vista la situazione, subito dissi: “ Signorina, c’è qualcosa che non va nelle sue gambe.”

Lei rimase stupefatta, poi mi disse: “Che cavolo dici?”

Sicuramente credeva che, così dicendo, io temessi di essere schiaffeggiato da lei, come potevo non saperlo? Con tono serio dissi: “La sua gamba ha un colore strano, come un livido, è caduta di recente?”

Il suo volto cambiò, come se sapesse che io stessi dicendo la verità, così continuai: “L a gamba è rotta.”

Tutti intorno mi guardavano sogghignando.

Forse anche loro pensavano che io stessi giocando, e che volessi solamente approfittarmi di quella bella ragazza, ma io continuai: “Questo livido sulla sua gamba è causato da ostruzioni dei canali corporei che se non curate subito, potrebbero portarla a perdere la gamba.”

Tutti guardavano incuriositi, e alcuni con disprezzo dicevano: “I giovani di oggi, conoscono tutte le arti per approfittarsi delle ragazze.”

“Già, questo ragazzo non ha nemmeno l’età di mio figlio e si finge dottore, che vergogna.”

“Non prenderlo sul serio, è solo una burla.”