04

Kane si schiarisce la gola.

—Devo addestrare alcuni dei nuovi cuccioli oggi. Non ne ho affatto voglia.

Sorrido appena. Kane odia addestrare i nuovi cuccioli, detesta l’atteggiamento arrogante dei lupi appena trasformati. Dovrei saperlo, ero uno di loro.

—Hai idea di cosa farai oggi ? — mi chiede Kane.

Mi irrigidisco.

—Onestamente, non lo so. Cole ha parlato della preparazione del nuovo edificio per i visitatori, quindi probabilmente un sacco di lavoro per me oggi.

Cala un silenzio imbarazzante a tavola, e so che stanno cercando qualcosa da dire per rendere il mio incarico meno scoraggiante. Ma sanno che nessuna parola potrà migliorarlo. Cole mi sovraccarica sempre, anche sapendo che non ho la resistenza né la forza di un lupo a causa di queste dannate manette d’argento.

—Va bene. Ce la farò. Non posso fare molto. Spero solo che mi dia una lista e poi mi lasci in pace.

—Se hai bisogno di aiuto, chiamaci, d’accordo ? — dice Kane.

Annuisco.

—Sempre.

Torno alla mia colazione, con una stretta d’ansia nello stomaco per la tortura che mi aspetta oggi.

Dopo aver sparecchiato e salutato Kane e Geneviève, prendo il mio telefono e una bottiglia d’acqua, poi esco.

Il sole accarezza la mia pelle non appena lascio la casa. È un peccato non poter passare la giornata fuori. Se solo potessi… Vorrei avere una vita diversa, ma questa ormai è la mia realtà.

Infilo il telefono nella tasca posteriore dei miei jeans grigi scoloriti, sistemo la canottiera nera e comincio a camminare.

Davanti a me, sulla destra, il maniero dell’Alfa si staglia in lontananza. Forse io, Kane e Geneviève viviamo in una casa tutta nostra, ma Cole ci ha assegnato quella più lontana dagli altri edifici del branco. Solo per rendere i miei tragitti ancora più difficili. La nostra casa è vicino all’ingresso delle terre del branco, e proprio dopo quell’ingresso… è lì che la mia vita, per come la conoscevo, è finita. Ogni giorno, quando esco di casa, il mio sguardo si posa su quel punto, e devo costringermi a distogliere gli occhi.

Raccolgo i miei capelli rossi ondulati in una coda di cavallo stretta, sapendo che potrebbero darmi fastidio. Con un lungo sospiro, riprendo il cammino verso il maniero dell’Alfa, dove Cole mi aspetta di sicuro. Le mie scarpe da ginnastica scricchiolano sulla ghiaia mentre mi avvicino ai campi d’addestramento al centro delle terre del branco. Vedo tutti i guerrieri di Red Moon allenarsi e una fitta familiare mi stringe il cuore.

Dovrei essere lì. È lì che dovrei appartenere. Non a fare da zerbino all’Alfa.

Scuoto leggermente la testa per scacciare quei pensieri e mi concentro sulla mia destinazione. Non posso pensare a cosa sarebbe potuto essere. Mentre passo davanti al grande giardino tra il maniero dell’Alfa e il magazzino, sento qualcuno chiamare il mio nome.

Mi volto verso la voce e abbasso subito lo sguardo. Cole e il suo Beta, Alarik, si stanno avvicinando.

Alarik Esten è il secondo in comando di Red Moon. È il migliore amico di Cole e ha ucciso il vecchio Beta per prendere il suo posto. È spietato, ma non lo diresti a guardarlo. Prima che mi fosse vietato alzare lo sguardo, lo trovavo bello.

Con quegli occhi marroni penetranti, il corpo scolpito e il viso angelico incorniciato da capelli biondi e setosi, era chiaramente un bel partito.

Ora ? È solo un altro bastardo che non sopporto.

Con gli occhi ancora bassi, rispondo :

—Beta Alarik.

—Eccoti. L’Alfa ti aspetta nel nuovo edificio. Vieni.

—Sì, Beta.

Rispondo con tono meccanico, e vedo le scarpe di Alarik avvicinarsi. Mi afferra il mento con forza e mi solleva il viso. Distolgo lo sguardo, perché non ho ancora il permesso di guardarlo.

—Non hai intenzione di causare problemi oggi, vero ? — chiede, stringendomi il mento così forte che il dolore si irradia sotto le sue dita.

—No, Beta.

—Bene.

Mi lascia andare, si gira e comincia a camminare.

Mi strofino il mento per alleviare il dolore, maledicendo Alarik in silenzio mentre lo seguo.

Respira. Solo. Respira.