
Riepilogo
•••Quando la Dea della Luna creò i primi licantropi, divise una sola anima tra di loro, creando così un’anima gemella perfetta per ogni licantropo che sarebbe venuto in seguito, conosciuta come il loro compagno. Al momento della nascita di un licantropo, la Dea le assegna una capacità soprannaturale, conosciuta come il loro Dono••• Ares è un‘assassina. Durante il giorno, è impegnata a svolgere i suoi compiti come Gamma del suo branco. Tuttavia, prima che qualcuno si svegli, esce furtivamente nel territorio non reclamato e uccide i ribelli per vendicare l’omicidio dei suoi genitori. La Dea della Luna ha commesso l’errore di concederle la capacità di materializzare armi a volontà, e Ares ha tutta l’intenzione di usare i suoi poteri quanto più possibile per infliggere giustizia da vigilante. Cain, il crudele Alpha del Branco del Lago di Sangue, ha rinunciato a trovare la sua compagna. A 28 anni, sembra improbabile che la troverà mai. Tutta la speranza è persa fino a quando incontra la shockante e violenta Gamma di un branco vicino. Il suo unico problema è che lei non andrà facilmente con lui.
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4 anni dopo
È il moi compleanno. Il diciottesimo, per essere precisi. Mi sveglio alle 4 del mattino, come ogni giorno. Potrà sembrare presto, ma è l’orario perfetto per sgattaiolare fuori dai confini del moi branco.
Prima di uscire, mi vesto con leggings neri, una maglia a maniche lunghe nera, stivali e il moi caratteristico mantello nero. Tiro su la maschera nera fino appena sotto gli occhi, coprendomi metà del volto. Il processo di vestizione è molto metodico, come tutto ciò che faccio.
Bevo un frullato fatto con 4 uova crude, cavolo e aconito. Dopo il piccolo incidente di quattro anni fa (quello in cui mi hanno strappato la lingua, hai letto il prologo, vero ?), ho avuto un’idea. Ho notato che quando mi colpiva con fili imbevuti di aconito, il moi corpo iniziava ad abituarsi leggermente a quella sensazione. Così, ho deciso di iniziare a costruirmi un’immunità bevendone un po’ ogni giorno.
Ovviamente non posso raccontarlo a nessuno. L’aconito è estremamente velenoso, e penserebbero che sono pazza a provarci. Ma una volta che si rendessero conto che ho ragione, che si può sviluppare una tolleranza, tutti ci proverebbero, e l’ultima cosa che mi serve è un branco di licantropi con meno punti deboli. Per non parlare del fatto che essere immune agli effetti dell’aconito è il moi piccolo segreto.
Tracanno il frullato, facendo una smorfia per il gusto acido dell’aconito. Sento la mia lupa ringhiare dentro di me per la rabbia. È proprio una stronza.
La ignoro, metto il bicchiere nel lavandino ed esco di casa per iniziare la mia giornata.
Ogni giorno esco di casa ed esco dal territorio attraverso un tratto di foresta che non viene sorvegliato dalle guardie alle 4 :30 del mattino. So che non lo sorvegliano perché io sono la Gamma del branco, quella incaricata dell’addestramento delle guardie, e sono anche quella che fa gli orari dei pattugliamenti.
Esco dal territorio e mi addentro nella foresta, popolata da molti rinnegati. Quando ho iniziato a sgattaiolare fuori per uccidere i rinnegati, avevo dieci anni. Ora, a diciotto, le terre non reclamate sono meno affollate. Molti hanno sentito le voci su un demone che arriva nelle prime ore del mattino e uccide i rinnegati senza esitazione. Alcuni sono ancora abbastanza coraggiosi da provare a vivere qui, perché se riescono a non farsi scoprire da me, possono vivere in una terra con pochi altri rinnegati, il che per loro è l’ideale. I rinnegati non si sopportano a vicenda e lottano spesso per le risorse.
Cammino nella foresta per qualche miglio, ma non rilevo alcun segnale che indichi la presenza recente di un rinnegato.
Quando mi volto per iniziare a tornare verso il territorio del moi branco, sento un ramo spezzarsi a circa 300 metri alla mia sinistra. Il moi udito estremamente acuto non mi delude mai.
Mi giro verso sinistra, e senza esitare, muovo il polso e faccio apparire un pugnale. Ah, sì. I pugnali sono la mia arma preferita. Mi piace l’intimità dell’uccidere da vicino. Anche se apprezzo molto anche altre armi come spade, archi e persino armi medievali come la mazza ferrata.
Non vedo alcun rinnegato, ma mi fido del moi istinto e lancio con forza il pugnale verso sinistra, nel punto in cui credo si trovi il rinnegato.
Sento un urlo di dolore e corro verso il moi pugnale. E infatti, a circa 300 metri di distanza, c’è un uomo, avrà circa 25 anni, che si contorce a terra dal dolore.
— Ma che cazzo fai ?! Ti ammazzo, stronza ! — dice, con il pugnale conficcato nel fianco sinistro. Non è un colpo mortale, quindi di cosa si lamenta ?
Non posso rispondergli, ma anche se potessi, non credo che lo farei. Non poter parlare, per quanto scomodo a volte, è come preferisco stare. La violenza dice molto più delle parole.
Evoco un coltello più piccolo rispetto a quello che ho lanciato, lungo circa 8 centimetri. Lo tengo in mano in posizione da combattimento.
Il rinnegato rimane lì, confuso e spaventato.
— Tu… ma tu… il tuo Dono sono i coltelli ? Non è giusto ! Io so solo come avvicinarmi senza far rumore !
Gli faccio cenno di alzarsi. Se vuole un combattimento leale, può averlo. Non lo ucciderò mentre è ancora a terra, prima che abbia avuto una possibilità. Anche se non ha nessuna possibilità di uccidermi, non può saperlo.
Evoco una spada lunga per lui e gliela porgo, buttando via il moi coltello. Non ho bisogno di armi per vincere.
Se prima sembrava confuso, ora è l’incarnazione della confusione. Probabilmente non capisce perché lo sto armando proprio adesso che dobbiamo combattere fino alla morte. Non sono un mostro. Se qualcuno è un avversario migliore e riesce a uccidermi, allora si merita il diritto di farlo. Inoltre, mi annoio, e combattere a mani nude contro un rinnegato armato è sempre divertente.
Faccio qualche passo indietro, e lui si sfila il pugnale dal fianco, si alza in piedi e tiene la spada davanti a sé. Mi chiedo se ne abbia mai impugnata una prima, ma a giudicare dalla sua tecnica pietosa, direi di no.
Fa la prima mossa, colpendo con la spada diretta al moi collo. Mossa audace.
Mi abbasso e allungo la gamba verso le sue, facendolo cadere facilmente visto che era già sbilanciato mettendo tutta la forza nel colpo.
La spada gli scivola dalle mani quando cade, e io mi metto con il ginocchio sul suo petto prima che si renda conto di cosa stia succedendo.
Mi sento quasi in colpa per quanto sia stato facile abbatterlo, ma ehi, non si può dire che non gli abbia dato una possibilità.
Gli strappo il cuore dal petto, e muore all’istante.
Ugh. Il sangue macchierà sicuramente questi leggings.
