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— Li senti ? — chiede all’improvviso, mentre porta l’altra mano sopra quella che ho ancora sul suo braccio, ma il mio cervello reagisce d’istinto e la ritraggo di scatto.
— Mi dispiace ! — sussurra, e i miei occhi seguono le sue mani che si alzano e si colpiscono il volto. Il rumore mi fa sobbalzare, ma i miei occhi restano incollati ai suoi lineamenti. La sua mano si strofina sugli occhi in modo nervoso, e io inclino la testa per vedere meglio il resto del suo viso.
La sua mascella, coperta da una leggera barba, è affilata, e risale fino ai capelli neri ; la luna brilla sulle ciocche arruffate rendendole quasi setose. Da quel poco che vedo, non posso fare a meno di restare incantata. Non ho mai visto un uomo adulto da così vicino senza che cercasse di farmi del male, non da quando c’era mio padre. E mai uno il cui aspetto fisico catturasse il mio sguardo. Perché sento questa tentazione di fissarlo ? Di solito non oso guardare nessuno in faccia, non dopo quello che "lei" mi ha fatto. Non ho più alzato lo sguardo oltre le labbra di qualcuno da quando "lei" ha bruciato la mia vista.
Smette di strofinarsi gli occhi e io distolgo lo sguardo appena in tempo, prima che mi veda. Un’altra ondata di calore mi avvolge il viso e deglutisco a fatica.
— Sarò nella stanza accanto, quindi cerca di riposare e torno domattina, va bene ? Qui sei al sicuro — mi rassicura, alzandosi dal letto e coprendomi le gambe con la coperta pesante. Il mio corpo si irrigidisce per il disagio e la paura, finché non si allontana, camminando verso la porta e aprendola.
— Buonanotte. —
Detto questo, chiude la porta in silenzio e il mio corpo comincia finalmente a rilassarsi. Non so come sia possibile, ma è la prima persona che abbia mai sia fidato che non fidato allo stesso tempo. Non mi fido che non mi farà del male, ma credo in ogni sua parola… è così confuso che mi fa male la testa.
Mi sdraio sui materiali morbidi e mi addormento dopo appena qualche secondo.
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Un rumore metallico mi sveglia di soprassalto e sobbalzo, spalancando gli occhi con un’esplosione di gelo nel petto. Poi vedo un piatto sul comodino. Il mio sguardo trova l’uomo della sera prima in piedi accanto ad esso, con un bicchiere pieno di un liquido arancione in mano.
— Va tutto bene ! Ti ho portato la colazione — dice piano, posando il bicchiere accanto al piatto di cibo e facendo qualche passo indietro. — Se non ti piace posso farti qualcos’altro. —
Scivolo verso il cibo dal profumo delizioso e prendo un pezzo dei tanti bocconi gialli, mettendolo in bocca con esitazione, e il sapore caldo si scioglie sulle mie papille gustative. Ho sempre e solo mangiato avanzi freddi delle stesse tre cose : purè di patate, pasta e tofu.
— La posata sul piatto, serve a quello — la sua voce interrompe il mio momento, e guardo per essere sicura che non si stia avvicinando. Poi lo sento mormorare a bassa voce :
— Vorrei poter portare via il tuo dolore… —
La mia mano afferra l’oggetto d’argento, lo solleva e lo affonda nei pezzi gialli. Lo porto avidamente alla bocca, ma l’oggetto mi punge il labbro e lo lancio via, portandomi subito le mani al viso e succhiando via il sapore metallico.
— Stai bene ? — si allarma, e le sue braccia mi avvolgono all’istante. La paura mi stringe la gola. Il mio cuore batte così forte che mi scuote fisicamente il petto, e chiudo gli occhi serrati, aspettando il dolore inevitabile.
Mi irrigidisco quando sento il suo dito toccare la ferita, ma poi il mio viso teso inizia a rilassarsi. Il suo pollice sfiora con delicatezza il mio labbro e un’ondata di calore segue il gesto, senza alcun dolore.
— Ti prego, fai attenzione, sei già abbastanza ferita — mormora, facendo scivolare il pollice via dalle mie labbra e portando la mano fino alla mia guancia sinistra. Stringo la mascella, i muscoli tesi, senza osare aprire gli occhi perché so che lo troverei a un soffio da me.
— Non devi avere così tanta paura di me… voglio solo aiutarti — sussurra. La sua mano sul mio viso comincia a calmare la mia pelle sensibile con un formicolio caldo, e la mia mascella si rilassa.
Sento il suo corpo inclinarsi in avanti e il mio allarme si riaccende, cancellando quel calore dal petto. Il respiro accelera fino a bloccarsi di colpo quando un paio di labbra morbide mi sfiorano delicatamente la fronte.
Resto paralizzata, scioccata, sentendolo indugiare per un attimo prima di ritrarsi e accarezzarmi lo zigomo.
— Non ti farò mai del male. Se dovrò ripeterlo ogni giorno per rassicurarti, lo farò. —
