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Capitolo 3

Graciella si sentiva tradita, con il cuore spezzato. Tutto ciò che desiderava era non rivedere mai più Raphaël nella sua vita.

La mattina seguente si svegliò con un terribile mal di testa. Non aveva dormito bene, e in più non era riuscita a entrare in contatto con Raphaël. Era molto doloroso per lei, ma aveva fatto di tutto per non cedere alla tentazione.

Dopo aver fatto la doccia, si vestì con jeans e una maglietta, poi andò in salotto per fare colazione.

Vedeva tutti seduti a tavola, allora diede un bacio a ciascuno prima di sedersi.

– Tesoro, hai dormito bene? – le chiese la madre.

– Sì mamma, è bello essere tornata nel mio Paese.

Notò che suo padre stava parlando con suo fratello maggiore, che era anche suo zio.

– Ti dico che ogni giorno odio sempre di più quella famiglia.

Suo padre parlava con tanta rabbia da farle venire la pelle d’oca. Ma di quale famiglia stava parlando?

– Nonna, di che famiglia sta parlando papà? – chiese.

Sua nonna scosse la testa prima di rispondere:

– Della famiglia Rizzo. Per tuo padre, nessun membro della nostra famiglia deve mettersi con qualcuno dei Rizzo, altrimenti la maledizione si abbatterà su di lui.

Non appena sentì quel cognome, Graciella provò una strana sensazione, ma preferì non pensarci troppo. In ogni caso, avrebbe fatto attenzione a non avvicinarsi a un Rizzo, per evitare guai con la sua famiglia, dato che non aveva mai disobbedito ai suoi genitori.

– Ma nonna, perché tanto odio?

– È una lunga storia, tesoro. Te la racconterò più tardi.

– Graciella, questa sera ti presenterò il figlio del mio migliore amico. Ha più o meno la tua età.

La giovane donna lanciò un’occhiata veloce al padre. Capiva benissimo dove voleva arrivare, ma per lui era un fallimento: non sarebbe mai uscita con il figlio di un suo amico.

Dopo aver finito la colazione, approfittò del fatto che tutti erano distratti per svignarsela, non senza prima fare l’occhiolino alla nonna.

Era la sua migliore amica e le voleva un bene dell’anima. Uscì di casa e si mise a camminare per la città: aveva bisogno di prendere una boccata d’aria.

---

– Papà, che ci fai nel mio ufficio? – tuonò Raphaël con tono aggressivo.

– Neanche un buongiorno, il giorno del tuo compleanno?

Eh già… oggi era il compleanno di Raphaël Rizzo. Un giorno che doveva essere di felicità, ma per lui era tutt’altro.

Era veramente arrabbiato, di pessimo umore. Non aveva sognato la sua donna, ed era come se il legame tra loro si fosse interrotto. Questo lo faceva impazzire.

Da tre anni era abituato alla sua presenza, ogni notte. E ora che non l’aveva sognata, era come se gli mancasse una parte di sé.

E come se non bastasse, ora suo padre era lì, seduto nel suo ufficio. Per fortuna aveva già sistemato la questione del fidanzamento, altrimenti lo avrebbe cacciato via.

– Buongiorno… – disse infine, bruscamente.

Suo padre lo guardò sorridendo. Avevano sempre avuto un buon rapporto, fino a quando non era iniziata la pressione per il matrimonio.

– Buon compleanno, figliolo.

– Grazie papà. Come stai? A cosa devo la tua visita?

Si accarezzò la barba prima di rispondere:

– Sto bene, figlio mio. Oggi sono qui per chiederti scusa.

Raphaël lo guardò sorpreso, analizzando il suo volto per cogliere un segno di sincerità. Ed era sincero.

– Ultimamente ci siamo allontanati molto… Scusami se mi sono intromesso nella tua vita privata. Ma tua madre e io ci preoccupiamo per te. Oggi compi trent’anni e ancora non ci hai presentato nessuno. Non capiamo più niente.

Il miliardario sospirò profondamente. Certo che li capiva… Ma loro non potevano capire che nella sua vita c’era già una donna.

– Papà, chiedo scusa anche io. Ma ti assicuro che ho già una donna nella mia vita e ve la presenterò presto.

Suo padre sorrise, soddisfatto dalla risposta.

– Spero solo che non si tratti di una Moretti – disse.

– Una cosa? – chiese Raphaël.

– Una Moretti. La famiglia che odio più di tutte in questo paese – ammise con forza.

Raphaël si domandava da dove venisse tanto rancore.

– Papà, perché tanto odio?

Lo fissò dritto negli occhi prima di replicare:

– Niente, figlio mio. Solo… promettimi che non avrai mai nulla a che fare con qualcuno di quella famiglia. Ti prego.

Vedendo la sua angoscia, rispose:

– Te lo prometto papà. Non starò mai con una donna della famiglia Moretti.

---

**Qualche ora dopo**

– Raphaël, rilassati e bevi qualcosa. È il tuo compleanno, dopotutto.

Con il bicchiere in mano, Raphaël aveva la mente completamente altrove. Il fatto di non aver comunicato con la giovane donna lo stava facendo impazzire. Gli mancava terribilmente.

– Amore mio, quando ti incontrerò davvero? – si chiese ad alta voce.

Pochi minuti dopo, sentì delle risate femminili dietro di lui. Improvvisamente sollevò la testa: una voce gli sembrava molto familiare, quasi quella della sua donna.

Senza perdere tempo, iniziò a scrutare l’interno del bar con gli occhi, il cuore che batteva forte.

– Che succede, Raphaël? – chiese l’amico.

Si passò una mano nervosa sul volto.

– Ho creduto di sentire…

Interruppe la frase quando vide una donna che assomigliava in tutto e per tutto alla donna dei suoi sogni varcare la porta del bar.

Senza esitare, uscì di corsa ignorando l’amico che lo chiamava, e si mise a correre dietro la donna.

Quando la raggiunse, gridò:

– La donna dei miei sogni…

---

Fermata come un palo, Graciella aveva le gambe tremanti. Quella voce… no, non poteva essere lui.

Era andata al bar con Murielle per rilassarsi, ma dopo essere stata assillata da tutti quegli uomini, aveva deciso di andarsene.

Chiuse gli occhi, cercando di ignorare la voce. Ma le forze la abbandonarono quando sentì di nuovo:

– Sei davvero tu?

Si voltò per guardare e quello che vide la lasciò senza parole.

Lui era lì, in piedi, le mani in tasca, così virile, così alto.

Era ancora più bello che nei suoi sogni, scolpito nel marmo. Indossava una maglietta che metteva in risalto il petto scolpito, la barba di tre giorni gli donava, e i capelli… sottili e perfetti.

Graciella batté le palpebre e lasciò che le lacrime scorressero. Aveva tanto sognato di vederlo davvero… Ora che era davanti a lei, non sapeva più cosa fare.

Lui si avvicinava, e più si avvicinava, più lei tratteneva il respiro, colpita dal suo fascino e dalla sua bellezza.

– Finalmente sei tornata, amore mio. Ma non hai nemmeno cercato di vedermi? Ieri non abbiamo avuto contatto, perché?

A quelle parole, una rabbia profonda salì in lei. Si ricordò che lui si era fidanzato. Senza esitare, gli diede uno schiaffo.

– Non ti ho cercato perché non sei mio. Mi hai mentito...

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