capitolo 7: rapimento
Pov’s Aleksey
Appena entro nella sua camera, la fragranza di rose arricchita con una nota di limone inonda le mie narici: la sua solita, armoniosa, essenza.
Il nuance predominante della stanza è il turchese; i tendaggi sono schiuse come le finestre e le persiane da dove penetra la luce solare che permette all’ambiente di possedere una sensazione di placidità . Non è mastodontica ma ben arredata.
La guisa che risalta ai miei occhi è una libreria con due scaffali dedicati alla lotta contro la mafia: Cose di cosa nostra di Falcone, Gomorra di Saviano, Il capo dei capi di Bolzoni e molti altri. Il mio piglio, scrutatore, si dirige poi verso ad una lampada, e questa ci fa capire il suo animo da bambina, è una lampada notturna con i personaggi della Disney. Sulle pareti turchesi sono appesi dei quadri.
"Belli vero? la nostra Sherille è una grande artista" esclama gioiosa la mora scrutando la direzione del mio sguardo, arcuo un sopracciglio e abbasso lo sguardo sulla ragazza interessata, e ridacchio al pensiero delle sue mani sporche di pittura e talvolta anche il viso.
La poggio sul letto, con il copriletto rigorosamente dell'ape Maia... Rido sotto i baffi. "Si è una bambina, devi vederla ubriaca, vero Emma? l'altra volta ha iniziato a piangere perché le è caduto un fiore" afferma la castana, quindi la mora corrisponde al nome di Emma, ed ella annuisce ridendo al ricordo bizzarro.
"Volete qualcosa? Sherille ha una riserva di alcolici da qualche parte" afferma Emma. "Tranquilli, lo farebbe anche lei" continua.
"No grazie, decliniamo con dispiacere l'invito, dobbiamo sbrigare una commissione molto importante, spero che la ragazza si riprenda presto" si intromette Ioann. Gli lancio uno piglio interrogativo mentre mi domando cosa abbia in mente..
Pov’s Sherille
Mi risveglio nella mia stanza, “cosa è successo?” mi interrogo cercando di riportare alla mente gli ultimi avvenimenti mentre mi guardo intorno spaesata.
Ho un mal di testa, l'unica cosa che ricordo sono i due occhi profondi, celesti con venature di ghiaccio, quei occhi . Pagherei per vederli tutti i giorni.
Mi rizzo dal letto, calando, pigramente, le scale, ogni passo che compio mi provoca dolore ovunque. Giungo, faticosamente, in cucina e scorgo un biglietto: "Sherille sei svenuta, ti ha portata a casa quel ragazzone, figo, alto e con gli occhi chiari, insieme ai fratelli, uno più bello dell'altro! Ma comunque Riccardo ancora non risponde prova a chiamarlo dopo. Bacioni Abigail e Emma"
Afferro nell’immediato il telefono, che certamente Abigail ha messo in carica, e digito il numero di Riccardo: Squilla... Squilla... Squilla…
"Salve il numero da lei chiamato non è al momento..." aggancio prontamente quando parte la segreteria, ritento altre due volte ma la voce registrata della segreteria continua a replicare alle mie chiamate.
“Riccardo ma dove sei finito?” mi interpello, riferendomi a lui con veemenza.
Dopo un po' che saldo gli occhi sul display attendendo, infruttuosamente, una chiamata, un messaggio o la rivelazione divina di Riccardo, decreto la conclusione di quei minuti vani e opto per un euritmica vasca calda sia per snodare i nervi, sia per persuadere la mia psiche dal dileguamento nel nonnulla totale del mio amico. Appena terminato mi dirigo in cucina per fare uno spuntino e opto per latte e menta. Malgrado i miei sforzi per delucidare la mente essa continua, imperterrita, a dolermi.
Le palpebre, ogni tanto, divengono pesanti e mi sorprendo a sonnecchiare sul tavolino con le mani che ricreano un guanciale. Ultimato lo spuntino, che ovviamente non mi sazia, decido di prendere l'amica di tutte le donne incinte e con il ciclo. L'essere divino, unico mezzo per alleviare i nostri dolori: La Nutella.
A questo proposito la cosa mi riporta alla memoria che ‘l’infausto’ dovrà sopraggiungere fra una settimana, e considerando la mia reticenza al voler diventare madre trovo l’esistenza delle mie ovaie, alquanto, inutile.
“A parte farmi soffrire ovviamente” considero mentre svogliatamente artiglio una sedia per arrampicarmi, nel arrischiando di raggiungere il ripiano dove è locata la mia amata Nutella. Insomma, ho anche cercato di non cedere alla tentazione ma è impossibile: è come la mela per Eva ed Adamo.
“Oh miei Dei, sto davvero paragonando la mia Nutella all'esistenza di quella disgraziata mela, che ha annientato la nostra vita? La nascita della Nutella invece ha fornito un motivo valido a tutte le donne per sopravvivere al ciclo seguente. Lodato sia, per sempre, il signor Ferrero! . Ma sto davvero facendo pensieri etico-filosofici sulla Nutella?! Sono da ricoverare.” speculo durante la mia personale arrampicata sulla cucina.
Appena artiglio il barattolo percepisco un tonfo dietro di me. Voltandomi noto tre uomini:robusti, alti e tutti e tre dei fasci di muscoli. "Oh Cristo!" E tra tutte i lemmi che potevo pronunciare queste sono le più azzeccate, in qualunque contesto.
Iniziano a scandagliarmi mentre io li esamino a mia volta terrorizzata. "Capo, ci ha individuati, come procediamo?" domanda uno articolando all’auricolare. A quelle parole bercio: “Non avrete mai la mia Nutella e uscite immediatamente da casa mia! Come avete fatto ad entrare?" Sto vociando come una psicopatica, “ chi non lo farebbe trovandosi nella mia situazione” considero senza smettere di latrare.
"Perfetto capo" risponde sempre il tizio di prima. Ai miei strepiti i tre rimangono impassibili, deglutisco.
"Signorina può scendere da quella sedia per favore" domanda, cordialmente, il secondo approssimandosi a me.
"Neanche morta" ribatto; sbuffa alla mia risposta.
"Devi farlo con la forza?" chiede ovvio digrignando i denti.
"Chi siete? Che volete? Io non c'entro nulla in qualunque cosa, se è per la maglietta di quel pazzo i soldi glieli restituisco" Proferisco iniziando a parlare a raffica.
Lui arcua un sopracciglio e scambia un piglio con gli altri due, per poi controbattere ovvio: "Non so’ di cosa lei stia parlando e rispondendo alle sue domande, signorina, siamo stati mandati da Aleksey Ivan'kov, forse il nom..." Latro dallo sgomento udendo quel nome,mentre lui continua ghignando: "Vedo che lo conosce" .
"Andate via, ora, subito, o chiamo la polizia!” minaccio e mostrando il telefono. “Certo che mossa intelligente Sherille; eppure ci hai fatto anche un articolo sul fatto che le forze dell'ordine sono totalmente corrotte dalla mafia russa e italiana.” Medito subito dopo aver compiuto il gesto.
Intanto il tizio di fronte a me sospira e replica:"Non mi ha pagato abbastanza". Fa un cenno del capo e i due scimmioni dietro di lui si avvicinano.
“Ripensandoci, tenetevela voi la Nutella” asserisco mentre compio la cosa più intelligente che si potesse fare: scagliargli contro la Nutella ovviamente ... “Perché la mia vita pare un film comico! Se scopro che tutto ciò è architettato da Riccardo lo strozzo con le mie stesse mani, lo giuro!” ragiono mentre calo, celermente, dalla sedia con l’intenzione di allontanarmi il più possibile da loro.
Ma l'omone mastodontico cerca di immobilizzarmi insieme agli altri due, cerco di dimenarmi il più possibile fino a quando percepisco un fazzoletto puzzolente sulla mia bocca e naso, le palpebre iniziano a farsi pesanti e rammento la sostanza: il cloroformio. Tento di mantenere il respiro e con uno scatto riesco a rifilare una craniata al naso dell'uomo che mi sta imponendo di sniffare la sostanza soporifera. Costui cede la presa per il dolore e voltandomi riesco a rifilare un calcio nei gioielli di famiglia agli altri due che si accasciano a terra gemendo dal dolore. Ghermisco le scarpe,il telefono e schizzo via, fuori dall’uscio.
Pov’s Aleksey
"Come ha fatto a sfuggirvi!!" Bercio incollerito negli auricolari dei miei uomini.
"Signore, il cloroformio stava facendo effetto, la sua forza stava lentamente svanendo ma poi a me è arr..." arrischia di giustificarsi ma non necessito, ora, di banali scuse: "Taci idiota, non voglio udire nulla, che fuoriesca dalla tua bocca!" Ingiungo.
"Promemoria per me: le cose bisogna sempre farle da solo se le si vuole fatte bene! " sbraito scagliando un bicchiere della collezione limitata di non so’ cosa contro il muro e lo osservo frantumarsi in mille frammenti.
"Ioann! Maksim!!" Appena vocio giungono subito "Allora dov'è?" sollecita la mia veemenza Ioann "Dobbiamo prenderla noi è scappata" ammetto
"Uh una caccia, mi piace!" ribatte Maksim "E l'obiettivo è una dolce cerbiatta, già pregusto il suo odore" elargisco la voce ai miei pensieri uscendo dalla stanza dell'albergo seguito dai miei fratelli. Sarai mia, con o senza il tuo consenso!
Pov’s Sherille
Ricollego tutto nel momento in cui comprendo che quelli incontrati precedentemente non erano sosia ma gli Ivan'kov. Salgo sul primo autobus senza notare la destinazione, chiamo le mie migliori amiche che rispondono poco dopo.
"Bene volete sapere la notizia bomba? Sono inseguita da dei mafiosi e sono niente poco di meno di quei fighi che avete fatto entrare in casa mia. Vi dico solo un cognome: Ivan'kov. Saprete di cosa sto parlando se avete letto un solo articolo di Anonymous" esclamo mormorando nel panico più totale sottovoce.
"Cosa!? Oh Cristo dove sei?" Chiede agitata Abigail al telefono.
"Sono salita su un autobus e non so nemmeno quale sia il capolinea. Se scopro che questo è uno scherzo mi bagnerò con piacere le mani del sangue del responsabile!" le avverto seria.
"Sherille non siamo state noi..." proferisce Emma piano.
"Posso dire di avere paura?" domando retorica intimorita dalla situazione.
"Non eri quella che piaceva il pericolo?" Ribatte Emma cercando di alleggerire l'atmosfera calata tra noi.
"Un conto è un pericolo; un altro è sapere di andare in contro al suicidio: io l'ho visto quel filmino e non sapete cosa cazzo c'era dentro, hanno scoperto tutto!" Replico mentre le lacrime intimano di fuoriuscire un groppo in gola mi rende difficile deglutire.
"Perché allora salvarti dal lastrico della pazzia?" chiede Abigail, forse sperando in un mio errore di valutazione.
"Così almeno possono torturarmi da cosciente finché non avrò rivelato tutto..." dico mentre scoppio in un pianto liberatorio.
"Sherille, stai calma tutto si sistemerà" cerca di rassicurarmi la mia migliore amica.
"Come cazzo farà a sistemarsi tutto!" Bercio mentre sfrego i miei occhi asciugandomi le lacrime.
"Staremo tutto il tempo con te" Esclama Emma nel mio orecchio.
Dopo cinque ore e alcuni cambi di autobus giungo in una città di cui non so nemmeno il nome. Ho fatto talmente tante volte su e giù che mi sono assopita contro il finestrino, con la voce delle mie amiche che cercavamo di calmarmi. “Questo è l'ultimo autobus” penso mentre guardo le luci della città di fronte a me attraverso il vetro sporco del pullman. Mi faccio forza e scendo.
Sono le 20:00 e dovrò aspettare l'indomani per poter prendere un altro mezzo di trasporto. Controllo gli orari nel cartellone della fermata: il prossimo passa alle 5:00 del mattino; devo solo aspettare nove ore. “Forse le ultime” penso ma subito mi rifiuto di accettare quell’idea: non è ancora finita. Prendo in mano il telefono e chiamo, per l’ennesima volta, le mie amiche.
"Ho paura, fa freddo... E ho appena visto che il portafogli l'ho lasciato a casa per la fretta" parlo disperata mentre vedo le persone, ignare della mia condizione, tornare nelle loro dimore, sorridenti. “Quanto vorrei essere al loro posto” considero.
"Restiamo con te" esclama Emma trasmettendomi un po’ di speranza.
"Sapete che il telefono è mezzo rotto. Si spegnerà presto..." Proferisco debolmente mentre nella mia testa i pensieri si susseguono. “perché tutte a me, ma io dico una gioia, vita,me la vuoi dare!? Non l'ho deciso io di nascere! Se ti sto sul cazzo Dio non è colpa mia ok!?”
"Che fai?" chiede Abigail cercando di cambiare discorso.
"Sto camminando per una piazza...ci sono ancora alcune persone; sono al sicuro per ora..." espongo piano mentre guardo la punta delle mie scarpe mentre avanzo a passi lenti.
Mi eggo sugli scalini di una Chiesa e guardo il cielo stellato: la luna stanotte è bellissima, tant’è che dico: "Che veduta qui ragazze"
"Sherille resta sulla terraferma ok?" mi esorta Emma.
"Sto solo ammirando la Luna" Mi giustifico.
"Immagini che arrivi un Principe Azzurro a salvarti e poi, insieme, innamorati, guarderete la luna?" chiede la classica sognatrice Abigail.
"Non sono e non sarò mai la donzella da salvare, e poi credo che anche la Luna si sia stancata di essere paragonata all’amore, attimi che finiscono per sempre" ed ecco la me realista.
Tutti i realisti hanno bisogno di un sognatore e viceversa, perché noi realisti non facciamo avvicinare i sognatori al sole e invece senza di loro noi non potremmo mai staccare i piedi da terra.
Pov’s Aleksey
Abbiamo rintracciato il suo telefono, sto arrivando cerbiatta...
"On govorit po telefonu, vy khotite poslushat' razgovor?" (=sta parlando al telefono, vuoi ascoltare la conversazione.) Annuisco a Ioann e mi concentro sulla telefonata.
"Che veduta qui ragazze"
"Sherille resta sulla terraferma ok?"
"Sto solo ammirando la Luna"
"Immagini che arrivi un Principe Azzurro a salvarti e poi, insieme, innamorati guarderete la luna"
"Non sono e non sarò mai la donzella da salvare, e poi credo che la Luna si sia stancata di essere paragonata all’amore, attimi che finiscono per sempre".
“Sempre fin troppo realista” penso continuando ad ascoltare.
Pov’s Sherille
Sollevo il cappuccio della felpa mentre esclamo:"Ho dimenticato: il cappotto, ho fame, il telefono è scarico e ho sonno"
"Tutto si sistemerà" continua a ripetere Emma
"Beata te che ci credi Emma" replico. Allungo le maniche della felpa e introduco le mani all’interno delle tasche e mi faccio piccola piccola nella felpa.
"Ho sonno ma ho paura" sussurro, più a me stessa che a loro. Sono stanca, l'emicrania è solo peggiorata... Voglio tornare a casa…
Dischiudo, svogliatamente, le palpebre e una luce abbaglia la mia vista... È giorno! Mi sono addormentata... Si, si. si.... Corro alla fermata e noto un autobus che conduce a Roma, senza ulteriori indugi decreto la mia nuova direzione...
Appena mi accomodo, abbasso lo sguardo sul telefono sperando che sia ancora acceso ma sfortunatamente non è così “Stai tranquilla” ripeto sconsolatamente alla mia psiche “Se non ti fai prendere dall'agitazione tutto andrà bene al contrario se essa inizierà ad offuscarti il cervello” continuo a speculare.
Dopo mezz'ora giungo a Roma, calo e respiro l'aria mattutina del cuore dell'Italia, davanti a me il Colosseo si erige con la sua solita grazia ed eleganza. Sorrido... “Finalmente lo posso osservare” rifletto Dopo poco però vengo allontanata dall'Anfiteatro Flavio con enorme forza, la paura mi paralizza, percepisco il mio respiro arrestato a causa di una mano mastodontica che ostacola il passaggio dell’ossigeno di ogni via aerea. Inizio a comprendere la situazione, mi dimeno come un'anguilla "Calma calma" comprendendo la situazione l'aggressore, con mio stupore, libera il mio naso e l’ossigeno inonda i miei polmoni con una pressione fuori dal comune, riottenute un minimo di forze mi agito cercando di togliermi di dosso il panno imbevuto di cloroformio. Provo a mantenere il respiro ma dopo tot tempo, sono obbligata a respirare i vapori della sostanza...
Le palpebre si fanno pesanti, vedo i tre Ivan'kov che mi tengono immobile.
Pov’s Aleksey
Si dimena come un essere indemoniato sottoposto all'esorcismo, la sento iniziare a cedere, volta la testa verso di me, serra per un po' le palpebre e poi le riapre. Nei suoi occhi c'è rassegnazione.
Volge lo sguardo verso i miei fratelli, la sua mano che artigliava il braccio due secondi prima, cede priva di forze come le sue gambe: è svenuta.
La prendo in braccio portandola dentro la nostra macchina. "Ona milaya, poka spit" (=è carina mentre dorme) Esorta Ioann dal nulla. Mi limito a riservargli uno sguardo torvo:nessuno deve osare osservare il mio nuovo giocattolino più del dovuto!
