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Stella
Mi sveglio con la voce fastidiosa e urlante di moi fratello, come al solito. Tristemente e comodamente, mi sono abituata alle sue urla. Tuttavia, non mi abituerò mai agli abusi.
Mi fa male fisicamente e mentalmente solo pensare ai pugni che mi ha dato sulla schiena ieri sera. A un certo punto, durante la sua furia, si è stancato di usare i pugni e ha deciso di passare alla frusta. Ho solo morso il labbro finché non ha finito.
Non ho fatto nulla per farlo arrabbiare ieri.
Mi strofino gli occhi e allungo il moi corpo dolorante e pieno di lividi. Sono esausta, non ho dormito abbastanza la scorsa notte. Non dormo mai abbastanza.
Esco dal moi piccolo letto, che è praticamente un vecchio materasso sporco, e cammino verso il bagno angusto in fondo al corridoio. Quando finisco la doccia, che faccio in fretta, indosso una maglietta nera semplice che si abbina ai miei capelli, i miei vecchi jeans blu e i miei stivali logori.
Respiro profondamente tornando nella mia stanza e mi preparo mentalmente per l’ultimo giorno di liceo. Non sono pronta a dire addio a questa fase della mia vita, soprattutto perché la scuola è un rifugio da Raymond.
Esco dalla mia stanza e cammino verso le scale il più silenziosamente possibile. Non voglio vedere Raymond come prima cosa al mattino, ma so che è inutile provarci. È inevitabile.
Ho diciotto anni, e per legge potrei lasciare la casa. L’unico ostacolo è Raymond. La sua stretta su di me è troppo forte per liberarmi. La stessa stretta che quasi mi ha soffocata più volte, e ne sono terrorizzata.
Ho provato a scappare il giorno del moi diciottesimo compleanno, ma Raymond ha previsto il moi piano di fuga e mi ha rinchiusa in soffitta per una settimana senza acqua né cibo. Non so come sono sopravvissuta così a lungo, ma ricordo di aver pregato di morire. Volevo rivedere i miei genitori e vivere in pace, in una vita tranquilla.
In più di un’occasione ho desiderato morire e non vedere mai più il moi aguzzino, ma non ho mai pensato di togliermi la vita con le mie mani. Preferirei essere uccisa o morire naturalmente piuttosto che deludere i miei genitori. Tengo duro, ma non so per quanto ancora.
La vita a volte non è giusta.
Guardo in fondo alle scale e vedo Raymond che mi aspetta con il solito cipiglio sulla sua faccia perennemente costipata. Lo odio. Spero nella punizione minima oggi, o almeno stamattina, perché voglio andare al moi ultimo giorno di scuola con un aspetto decente.
— Dove pensi di andare ? — chiede freddamente, e mi chiedo se sappia sorridere. Non ricordo l’ultima volta che ho visto il suo volto felice. I suoi occhi verdi e fieri sono pieni di ostilità nei miei confronti, mentre i miei, grigi, sono pieni di paura e terrore.
— A scuola — rispondo con voce soffocata, mantenendo il contatto visivo. Odia quando distolgo lo sguardo dal suo, e l’ho imparato a mie spese. Quel giorno ho guadagnato un’altra cicatrice sulla schiena.
Sbuffa.
— Torna a casa il più in fretta possibile quando finisce la scuola. Stasera avrò ospiti, voglio che prepari una buona cena, capito ? — ordina, e impallidisco. Ospiti…
— Sì, fratello — rispondo subito, e lui torna nella sua stanza. Poteva andare peggio : non mi ha messo le mani addosso e non voglio tirarmi la sfortuna addosso. Corro fuori di casa come se avessi i piedi in fiamme, nel caso cambiasse idea.
Vedo la mia vecchia bicicletta parcheggiata vicino alla strada, e finalmente sorrido, inspirando l’aria fresca. È una mattina tranquilla, e sono anni che non mi sento così rinvigorita. Il clima fresco è perfetto per me, dato che il moi corpo è sempre caldo. Adoro questa sensazione : la brezza fredda è come bere un bicchiere d’acqua gelata in estate.
Guardo i bambini accompagnati dai loro genitori amorevoli verso la scuola e sospiro. Mi manca essere così piccola, quando i miei genitori erano ancora vivi. Erano il sole che mi guidava. Ma un incidente aereo inaspettato ha spento la luce nella mia vita.
All’inizio avevo Raymond al moi fianco. Si prendeva cura di me, considerando che aveva solo sedici anni e nessun parente a cui rivolgersi, mentre io ne avevo appena otto. I soldi non sono mai stati un problema perché i nostri genitori avevano messo da parte dei risparmi per le emergenze. Raymond ha ottenuto la mia custodia dopo che un’assistente sociale, che ci faceva spesso visita, ha visto che era adatto al ruolo.
Mi voleva bene e mi mostrava come dovrebbe essere un bravo fratello maggiore… finché non è cambiato. Tutto è andato in pezzi da un giorno all’altro, e non so perché sia diventato violento e crudele. Sono diventata oggetto del suo odio senza una spiegazione.
— Stella, fermati ! — una voce mi scuote dai pensieri. Ritorno con la mente alla strada e vedo che sto per andare a sbattere contro l’ingresso della scuola. Freno di colpo con le mani e mi aiuto con le gambe per fermare la bici. Stavo quasi investendo la mia insegnante per colpa della mia distrazione.
— Stai bene ? Mi dispiace tanto, signora Rodriguez, non stavo attenta, scus—
Lei interrompe il moi borbottare con un leggero tocco sul braccio.
— Stella, sto bene, non mi hai colpita. Ma tu, stai bene ?
Sorrido.
— Sì, buongiorno.
— Buongiorno, cara. Pronta per l’ultimo giorno ? — chiede con un sorriso, e ridacchio. Ha un disperato bisogno di ferie, si vede.
— No, non voglio finire il liceo. È la mia seconda casa — ammetto sinceramente. A dire il vero, è la mia prima casa, perché non considero quella dove vivo con Raymond una vera casa. Ma non posso dirlo ad alta voce.
