Capitolo 4
Maggie sembra sconcertata.«Non dirmelo,Fernanda!»Mi guarda incredula per quello che ho appena detto.«Èclinicamente pazzo.Devo ricordarti quella volta che ti ha spinto giùdalle scale?O quella volta che ti ha chiusa in bagno mentre stavi partorendo?»
«La porta era bloccata!Lui non mi farebbe mai una cosa del genere».Sento il bisogno di giustificare le sue azioni.Quel giorno la porta era bloccata.E lui stava facendo di tutto per aprirla.Èstato un gesto del tutto innocente.Un incidente.
Lei fa una risatina strozzata e annuisce.—Quando torni dalle prove?—chiede,cambiando completamente argomento—.Per me.
-Non lo so ancora,ti chiamerò,non credo ci vorranno piùdi un paio d'ore-dico cercando di ignorare tutto quello che aveva appena detto.
-Èmeglio che tu vada,èquasi l'una-dice indicando con la testa l'orologio-Vai e distruggilo,se non per te,fallo per Milo-dice con un sorriso.
«Vieni qui,piccolo»,gli sussurro,prendendolo in braccio e riempiendogli il viso di baci.«Fai il bravo con zia Goldie,ok?La mamma ti renderàorgoglioso»,gli dico.Non ha idea di cosa stia succedendo.Non ha idea di quanto stiamo male.La sua infanzia potrebbe diventare molto buia,molto in fretta,se non facesse questo per noi adesso.
«Anche se non dovesse funzionare,saremo comunque orgogliosi di te,ok?Ci saranno altre opportunità»,gli dico.
Spero davvero che questa sia la fine.Questa saràla mia occasione.Per staccare la spina da tutto.
«Ti voglio bene,Moo»,dico al mio orsacchiotto,dandogli un ultimo bacio prima di lasciarlo con Maggie.Almeno so che con leièal sicuro.
«Buona fortuna,mamma»,mi dice Maggie sorridendo e abbracciandomi.«Devo farlo per tutti».
Una volta sola in macchina,l'ansia mi prende alla grande.Se Leo lo scopre,sono finita.Sono sicura che,se fossi in qualsiasi altra situazione,se avessi un marito che mi ama e mi sostiene,non proverei questa ansia.Ma,dato che questaèla mia via di fuga,improvvisamente significa molto di più.
E mi terrorizza,con ogni fibra del mio essere.
Il solo pensiero che qualcosa vada storto e che Leo lo scopraèabbastanza da spaventare anche il piùcoraggioso degli esseri umani.Non vedrei mai piùla luce del giorno.
Ma devo ricordarmi che ci siamo sposati perchéci amiamo.Io lo amo.Lui mi ama.Per quanto mi metta sotto pressione fisicamente e mentalmente,non credo proprio che mi farebbe mai del male al punto di non poter tornare indietro.
Sì,forse mi dàqualche piccolo schiaffo e qualche spintone,ma solo perchévuole il mio bene.Mi sta proteggendo,èsolo ansioso.E a volte la rabbia prende il sopravvento,nonècolpa sua.
Senza rendermene conto,mi ritrovo in fondo allo studio.Uno studio che spero di vedere molto piùspesso.Uno studio che saràil mio rifugio.
E non vedo l'ora di finire questo capitolo della mia vita.
Nonostante le mani tremanti e i pensieri confusi,riesco a salire le scale dello studio,cheèpraticamente un magazzino.Sono contenta di averlo cercato su Google prima,perchése non avessi saputo che era così,me ne sarei andata pensando di essere nel posto sbagliato.
Immagino che le cose debbano essere abbastanza nascoste quando sei nel centro di Londra,quindi un magazzino come studio ha senso.
Ciao,mi chiamo Fernanda West.Mi sono assicurata di usare il mio cognome da nubile quando ho fatto domanda per il lavoro."Sono qui per i provini?",chiedo al receptionist.Sembra annoiato dal suo lavoro.Si limita a registrare gli ingressi e le uscite.Ma so che ci sono persone che accettano tutto.
«Ho bisogno di vedere un documento d'identità»,come sospettavo.Sembrava molto annoiato dal suo lavoro.
Tiro fuori la patente e lui annuisce brevemente e mi dàil modulo da firmare.
Legalmente,mi chiamo Fernanda Rose Gibson da quando avevo ventidue anni,e prima mi chiamavo Fernanda Gibson,ma da quandoènato Milo,sono tornata a chiamarmi Fernanda West.Immagino sia solo per sentirmi piùa casa.Mi fa sentire piùme stessa.Sono meno attaccata a Leo,edèproprio quello che voglio.
«James,sai se Fernanda Westègiàarrivata?»,grida una voce femminile,proprio mentre finisco di firmare il mio nome.
Sono in ritardo?
-Leièqui-risponde James.
Alzo lo sguardo con cautela,sentendomi come se fossi stato rimproverato.Ma la donna non sembra arrabbiata.Sembra tranquilla.Il suo linguaggio del corpoèrilassato e posso dire che non rappresenta una minaccia,visto il bambino che porta in braccio.
Non so se sia un maschio o una femmina,ma non importa,ha i capelli biondi e ricci,spettinati,e indossa una tutina carinissima.Non avràpiùdi due anni.
Ciao Fernanda,sono Georgie.Abbiamo parlato al telefono,mi ricorda.Ora riconosco la sua voce.
Si avvicina alla scrivania per salutarmi e,per qualche motivo,l'idea che mi abbracci,o anche solo mi stringa la mano,mi fa rabbrividire.
Leo aveva rovinato ogni contatto fisico per me.
Mi aspettavo quasi che mi abbracciasse.Sembra il tipo di persona che lo farebbe.Ma ho avuto una piacevole sorpresa quando mi ha offerto un cordino da prendere.
«Oh,grazie»,dico con un po'di difficoltà.Non voglio sembrare troppo ansiosa.«Èun piacere conoscerti finalmente»,concludo.
«Come sta il tuo bambino?»mi chiede.E per un attimo rimango senza parole.Non volevo che avere un figlio mi rovinasse tutto questo.Non che Milo potesse rovinare qualcosa,ma non ero sicura che mi avrebbero considerata inaffidabile,se non avessi mai potuto fare interviste per mancanza di assistenza all'infanzia.
«Oh,ehm...sì,sta bene,molto meglio.Credo che mi volesse solo per sé».Cerco di minimizzare la situazione finta che ho inventato al telefono la settimana scorsa.
-Benedicilo-fa il broncio,ora guardando suo figlio.-Questaèla mia piccola,Saffron,mia figlia maggiore,Madeline,ègiàin studio,non riescono a staccarla dai suoi strumenti-ride.
Solo sentendo la parola strumenti,mi aggrappo alla custodia della chitarra come se mi stesse scivolando dalle mani.
-Perchénon vieni a scaricare le valigie e a conoscere la band?Anche Sarah e Mitch hanno un bambino piccolo,quindi sono sicura che andranno d'accordo.-Nei cinque minuti in cui ho conosciuto Georgie,ho capito cheèmolto loquace e questo,stranamente,mi sta calmando i nervi.
Mi porta in una stanza buia,dove usa il suo badge per farmi entrare,e dall'altra parte della porta c'èil mio futuro che mi aspetta.
Nonèuno studio enorme,maèabbastanza grande.Visto le dimensioni,ho pensato che la band avesse solo pochi membri.Tutti i loro strumenti erano abbandonati,ma si sentiva una conversazione sommessa nella stanza accanto.C'era una parete di vetro che separava lo studio da quella che sembrava una specie di sala relax.
Non riuscivo nemmeno a contare quante persone ci fossero quando ho sentito un:«Mamma!».E tutte le teste si sono girate verso Georgie e me.
Una bambina di circa sette anni era seduta per terra con una tastiera davanti a sée salutava con la mano sua mamma,Madeline.Georgie ha ricambiato velocemente il saluto,prima di usare entrambe le braccia per tenere Saffron,che stava scivolando lentamente lungo il suo corpo.
"Ragazzi,leièFernanda",dice presentandola."Fernanda,luièNiji",dice indicando un uomo incredibilmente alto seduto sul divano con un iPad tra le mani.
«Ciao Fernanda,èun piacere conoscerti»,dice con un sorriso,per fortuna senza alzarsi dal divano per salutarmi.
Questi sono Sarah e Mitch,e il loro ometto,Oliver.I miei occhi si posano su una coppia felice.Mitch avvolgeva le spalle di Sarah con un braccio.Entrambi mi hanno rivolto un sorriso di benvenuto.
Poi ho guardato l'uomo che non mi era ancora stato presentato.Quello che teneva in braccio il piccolo Oliver.Sembrava un Milo piùcorpulento.
