
Il bambino a sorpresa del playboy
Riepilogo
Il milionario Piero Luca, amante dell'adrenalina, vede la sua vita chiudere il cerchio nel momento in cui un bambino appare sulla porta di casa sua con un biglietto che dice che è suo. Non appena i suoi occhi si posano su quelli della bambina, sa che, qualunque cosa debba fare, si assicurerà di prendersi cura di lei, anche se non è ancora sicuro che sia davvero sua figlia. Naturalmente, è più facile a dirsi che a farsi. Nerea Vitale non può ignorare che la sua amica ha bisogno di aiuto, ma passare tanto tempo con lui potrebbe non essere la cosa migliore per il suo cuore: è già abbastanza difficile dover ricordare a se stessa che tra loro non può succedere nulla, ogni volta che si incontrano. Quanto tempo possono passare insieme prima che i loro sentimenti comincino a venire a galla?
Prologo
Piero era esausto dopo aver trascorso più di ventiquattro ore in viaggio. Amava il suo lavoro e vedere luoghi esotici, ma avrebbe preferito non dover passare ore e ore rinchiuso in un aereo. Non era naturale per il suo corpo passare così tanto tempo seduto in una sola posizione, per quanto comodi fossero i sedili della business class.
Entrò in quella che era stata la sua stanza fin dall'adolescenza. Aveva un appartamento vicino alla città, ma andava quasi sempre a trovare i suoi genitori quando tornava a casa da uno dei suoi lavori. Era bello passare del tempo con la sua famiglia, dopo essere stato lontano per così tanto tempo.
Nulla era cambiato nel tempo. Sulle pareti c'erano ancora alcuni poster di quando stava attraversando la sua fase rock, su una mensola c'erano alcuni dei suoi premi sportivi della scuola, alcuni che sua madre, Ava, non era riuscita ad appendere in salotto.
Ava era la moglie di suo padre e sua madre in tutti i sensi. Non è che non volesse bene a sua madre, è solo che Ava gli era stata vicina in molti momenti importanti della sua vita che la madre stessa aveva tralasciato.
Mise il bagaglio a mano in un angolo e, prima di cedere alla tentazione di sdraiarsi sul letto, andò in bagno per fare una doccia. Non c'era niente di meglio di un po' d'acqua per sciogliere i nodi che sentiva in tutto il corpo.
Appena uscito dal bagno, prese il cellulare per chiamare Nerea. Appena atterrato aveva inviato un messaggio per dirle che era arrivato, ma voleva sentire la sua voce prima di andare a dormire.
Nerea era diventata sua amica dopo averlo umiliato in pubblico. Con una sola mossa lo aveva portato a terra come se non pesasse nulla. Uno strano modo di iniziare un'amicizia.
All'inizio Piero aveva cercato di conquistarla. Era carina e divertente. Ben presto, però, aveva cambiato idea. Non solo perché lei gli aveva fatto capire più di una volta che non sarebbe mai stata con lui, ma anche perché gli piaceva averla nella sua vita.
"Ciao a te, straniero".
Sorrise al suono della sua voce.
"Salve, principessa".
"Sai che ancora non mi piace quando mi chiami così".
"E sai che non ho il buon senso di smettere di farlo".
"Forse sono stato troppo clemente con te la prima volta, ma se continui su questa strada mi assicurerò che tu riceva il messaggio quando avrò finito con te".
"Sembra una proposta molto allettante".
"Idiota, non riesci a pensare a qualcosa di diverso dal sesso0".
"Certo che sì, penso anche al cibo e a volte, se mi concentro abbastanza, penso a continuare ad arricchirmi".
Nerea scoppiò a ridere. Quel suono le procurava sempre una sensazione inspiegabile nel petto.
"Com'è andata al lavoro?"
"Come sempre. Ho fatto delle foto fantastiche mentre ero in mezzo alla foresta. E poi mi sono divertito". Si assicurò che le sue parole suonassero con un doppio senso.
"Ed ecco che ci risiamo.
"Paracadutismo. Ho fatto paracadutismo, cosa ne pensi?".
Quando lei non rispose, lui scoppiò a ridere.
"Credo che sia tu quello che non riesce a smettere di pensare al sess0. Sono disposto a farti da cavia quando vuoi", disse scherzando.
"Sogna".
Scosse la testa e decise di cambiare argomento.
"Cosa hai fatto mentre ero via?".
Piero si sdraiò sul letto e ascoltò Nerea parlare del suo lavoro. Aveva finito da poco l'università. Sebbene fosse molto brava nel combattimento corpo a corpo, Nerea aveva scelto di studiare informatica e ora lavorava per l'azienda del padre. Da quello che aveva visto, era ancora più brava a hackerare i sistemi.
"Piero?"
"Cosa?"
Non ricordava il momento in cui aveva chiuso gli occhi.
"Ti stai addormentando, praticamente ti sento russare".
"Mi dispiace, il viaggio è lungo".
"Lo so, è meglio che tu vada a dormire".
Appena lei ha finito di parlare, lui ha sbadigliato.
"Credo che tu abbia ragione".
"Dimmi quando non ce l'ho".
"Ottima osservazione. Ci sentiamo dopo, principessa". Chiuse la telefonata prima che lei gli dicesse dove poteva ficcare il suo soprannome. Era molto spiritosa quando la si provocava a sufficienza.
Mise il cellulare sul comodino e si sistemò. Pochi secondi dopo si addormentò. Il rumore dei colpi alla porta lo svegliò dopo quelli che gli sembrarono pochi minuti di sonno. Ma l'ora sul cellulare gli diceva che stava dormendo da più di tre ore.
"Piero, figliolo", lo chiamò la madre.
Era un'ora strana per svegliarlo. Sarebbe andata a cercarlo solo perché stava accadendo qualcosa di brutto.
"Solo un secondo", disse. Si alzò e andò al guardaroba per prendere un paio di pantaloni della tuta e una maglietta.
Una volta vestito, andò alla porta. Non appena la aprì e vide il volto di sua madre, i suoi timori aumentarono.
"Cosa c'è che non va?", chiese, cercando di rimanere calmo, "è papà?".
"Non preoccuparti, non ha nulla a che fare con tuo padre".
"Allora?"
"Io... credo che dovresti scendere in soggiorno e vedere con i tuoi occhi".
Piero si accigliò ancora più confuso, ma seguì comunque la madre lungo il corridoio che portava al primo piano.
Al piano di sotto c'era suo padre ed egli guardò nella sua direzione non appena sentì i suoi passi.
"Cosa stai..." Si interruppe a metà frase alla vista del bambino che suo padre teneva in braccio. O almeno così sembrava quello che suo padre teneva in braccio avvolto in una trapunta.
"È un bambino?", chiese per avere una conferma.
"Sì, e secondo il biglietto che è arrivato tra le sue poche cose, è da parte tua".
