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Branley

Non vedo Casey tornare al tavolo, e qualcosa si contorce dentro di me. Non è da lei sparire così a lungo senza una spiegazione.

«Scusate, vado a fumare una sigaretta».

Dico, alzandomi dal tavolo. Abby e Jake annuiscono senza fare domande, come se leggessero l'inquietudine sul mio volto e mi stessero dando il permesso di andare a cercarla senza troppe spiegazioni. La loro comprensione è una fortuna di cui sono grato, soprattutto ora.

Mi muovo verso l'ingresso, seguendo quell'intuizione che mi porta dritto da lei. La trovo seduta a terra, le ginocchia raccolte al petto, il viso nascosto. Mi avvicino piano, facendo attenzione a non spaventarla.

«Casey...»

Il mio sussurro sembra spezzare l'aria pesante di preoccupazione che riempie il corridoio. Lei alza lo sguardo, e nei suoi occhi vedo qualcosa che mi fa male, qualcosa che non riesco nemmeno a descrivere. Non serve dire altro: allungo le braccia, e lei vi si rifugia, stringendosi a me come se fosse l'unico posto sicuro al mondo.

Resto in silenzio, lasciandola respirare, ma il mio cuore batte più forte, come se percepisse il peso di quello che porta dentro.

Dopo qualche secondo, mormoro

«Era Frank?»

La mia voce è bassa, quasi un sussurro. Casey annuisce contro la mia spalla. La stringo un po' più forte, il mio pollice che accarezza la sua schiena per cercare di darle un po' di conforto.

Poi, a voce bassa, Casey dice: «Devo parlarti...»

La sua voce è debole, sembra provenire da un posto lontano, come se stesse richiamando a sé qualcosa che preferirebbe dimenticare.

«Shhh».

Mormoro, le labbra posate sui suoi capelli.

«Non devi. Non ora. Non voglio che ti senta costretta...»

«È importante».

Insiste, e c'è una determinazione nel suo sguardo che non posso ignorare.

«Andiamo un attimo nella mia vecchia camera?»

Annuisco, prendendole la mano e cercando di trasmetterle tutta la forza che posso.

Mentre la seguo lungo il corridoio, la mia mente si affolla di domande, di preoccupazioni. Di cosa deve parlarmi che la turba così tanto? Quanto è profonda la ferita che Frank le ha lasciato? Sento un nodo allo stomaco. Il pensiero di lui mi fa arrabbiare, ma più di tutto mi fa paura quello che posso leggere nei suoi occhi, quel dolore che ho visto raramente.

Entriamo nella sua vecchia camera, e la chiudo piano dietro di noi. L'atmosfera qui è diversa, sembra quasi sospesa. Lei mi guarda, e per un momento il silenzio si fa così denso che potrei tagliarlo. Finalmente Casey prende un respiro profondo e inizia a parlare, le parole che escono come se fossero state imprigionate troppo a lungo.

«Io... se non ti ho detto nulla... è perché fa male».

La sua voce trema, e io la guardo, cercando di rimanere calmo anche se il mio cuore batte all'impazzata.

«Pensavo che non avrei mai dovuto tirarlo fuori... che sarebbe rimasto nel passato, nascosto dove nessuno può trovarlo'.

Mi si stringe il cuore mentre ascolto, e la stringo tra le braccia per farle capire che ci sono, che non deve aver paura. Mi fa male vederla così vulnerabile, Casey, la mia Casey, che di solito affronta il mondo con una forza e un coraggio che non ho mai visto in nessuno.

«Frank...»

Mormora Casey, e il nome è come un coltello che affonda nella mia mente, come se potesse trascinare via ogni pensiero positivo, ogni momento sereno. Lei fa un altro respiro profondo, e io la guardo, incapace di muovermi, di dire una sola parola. So che ha bisogno di spazio per continuare.

«Lui... mi ha portata a toccare il fondo, Branley».

La sua voce è un sussurro, come se le facesse male anche solo ammetterlo.

«Sono arrivata al punto di voler... farla finita. Se non fosse stato per mia madre, forse non sarei nemmeno qui».

Quelle parole mi lasciano senza fiato. L'idea che abbia sofferto così tanto... Che la donna che amo abbia portato questo peso, questa sofferenza, senza che io lo sapessi, mi sconvolge. La stringo ancora più forte, avvolgendola completamente, come se potessi in qualche modo proteggerla anche dal passato.

«Ehi».

Le dico piano, la mia voce più dolce possibile, il mio petto stretto contro il suo viso mentre le accarezzo i capelli.

«Ci sono io ora. Ci sono, piccola. Sei una roccia, Casey, sei tutto fuorché sbagliata».

Sento le mie parole vacillare, ma faccio il possibile per sembrare calmo.

«Se non fosse stato per te, non sarei nemmeno riuscito a smettere di fumare. Sei stata tu a insegnarmi come combattere».

Un piccolo sorriso si forma sulle sue labbra, ma la tensione non svanisce. I suoi occhi sono ancora tormentati, come se ci fosse qualcosa di più che non riesce a spiegare.

«Non capisco perché sia tornato».

Dice Casey, e c'è un'ombra nella sua voce, una paura che mi spezza.

«Cosa vuole da me, Branley?»

Le accarezzo il viso e la guardo negli occhi, cercando di darle sicurezza, anche se so che la mia rabbia verso Frank sta montando, e mi ci vorrà tutto il mio autocontrollo per non perdere la calma.

«Non so perché sia tornato».

Le rispondo sinceramente, ma il tono che uso è fermo.

«Ma una cosa è certa: qualsiasi cosa lui pensi di fare, qualsiasi motivo abbia per avvicinarsi a te, io sarò qui. Non permetterò che ti faccia del male, mai più. Casey, io sono un poliziotto. Ho giurato di proteggere le persone a cui tengo, e non c'è nessuno più importante di te».

Le parole sembrano raggiungerla; il suo respiro si calma leggermente mentre continua a guardarmi, cercando conforto nel mio sguardo.

«Non voglio che ti faccia del male».

Sussurra, la voce carica di preoccupazione.

«Frank è capace di tutto».

La cullo dolcemente, il suo corpo ancora tremante tra le mie braccia. Lei si appoggia a me, come se ogni parola, ogni promessa che le faccio, le portasse un po' di conforto, un po' di speranza. E resto lì, senza alcuna fretta, determinato a non lasciarla andare finché non sarà lei a sentire di potersi rialzare.

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