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Capitolo 5: Firmare il Contratto di Divorzio

Sofia Silvi si accasciò a terra in un improvviso e perfetto svenimento.

"Sofia!" La voce di Massimo Visconti si incrinò in una nota di autentico panico.

Beatrice Estivi rimase di sasso. Stava davvero osservando Massimo Visconti, l'uomo la cui compostezza era proverbiale, perdersi in quel modo? Una risata amara le si congelò in gola. Lui, per quella donna, era capace di questo. Per lei, mai.

Dopo anni di matrimonio, non aveva mai visto Massimo così preoccupato.

Camilla Allegri rimase sorpresa a sua volta e fece un passo indietro, bisbigliando: "Io non l’ho toccata."

Massimo strinse Sofia tra le braccia, e il suo sguardo gelido emanava una tensione tale da far rabbrividire chiunque.

"Basta così!" ruggì Massimo, gli occhi fiammeggianti di un'ira cieca. "Una malata terminale non vi basta? Dovete finire di tormentarla con le vostre meschinità?"

Guardando Massimo con quell’espressione che sembrava volerla squarciare, Beatrice non poté fare a meno di sorridere amaramente.

"Che succede ai tuoi occhi? È svenuta da sola, cosa c’entriamo noi!"

La stessa scena, ripetuta all’infinito. Beatrice ne aveva abbastanza.

Massimo la fissò con il volto scuro: "Beatrice, guarda come ti comporti! Sembri una pazza gelosa."

Camilla, furiosa, si fece avanti per discutere: "Ma che stai dicendo, idiota!"

"Camilla." Beatrice strinse delicatamente il braccio dell’amica. La sua voce era bassa, ma incredibilmente calma, quasi fragile. "Non perdere tempo a litigare con lui, non ha senso."

Era inutile. Il cuore di Massimo era un tribunale dove Sofia era sempre la vittima e lei, Beatrice, l'unica imputata. Cercare ragione in quelle condizioni era come chiedere acqua al deserto.

Il gelo negli occhi di Massimo non si attenuò di un millimetro. Sollevò Sofia, tenendola orizzontalmente tra le braccia, e mentre passava accanto a Beatrice, la sua voce gelida e severa suonò come un avvertimento:

"Beatrice, non esagerare. La mia pazienza ha dei limiti."

Beatrice non esitò a ribattere: "Massimo, gli eccessi siete voi e Sofia!"

Massimo smise di guardarla e si allontanò con freddezza.

Beatrice guardò la sua schiena, il pensiero della collana al collo di Sofia le strinse il cuore come un coltello.

Camilla la osservava con affetto, abbracciandola sulle spalle: "Star, stai bene? Mi dispiace, non sono riuscita ad aiutarti."

"Non è colpa tua." Beatrice scosse la testa, la voce tradiva la stanchezza, ma lo sguardo era lucido e deciso. "Troverò un modo per riprendermi la collana. Su questo non cederò."

Camilla, pensando alla scena appena vista, digrignò i denti per la rabbia: "Non sono persone perbene! Soprattutto Massimo, quell’uomo senza cuore! Capisco perché vuoi divorziarlo, sicuramente pagherà per questo!"

Tornata nel suo appartamento, Beatrice rifletté su come recuperare la collana e, dopo aver esitato a lungo, decise di contattare la governante della villa, la signora Silvi.

"Massimo è in villa?"

"È appena tornato, signora."

Beatrice acconsentì e riattaccò.

Con il volto stanco e le sopracciglia aggrottate, decise di tornare alla villa. Doveva parlare con Massimo della collana; a qualunque costo, avrebbe recuperato l’eredità di sua madre.

Poco dopo, guidò verso la villa.

Il soggiorno era deserto, non c’era anima viva.

"A quest’ora, Massimo sarà nello studio," pensò Beatrice.

Massimo era un maniaco del lavoro e di solito stava nello studio. Ma quello era prima…

Dopo il ritorno di Sofia, passava quasi tutto il tempo con lei.

Beatrice realizzò quanto tempo libero potesse avere Massimo, nonostante i suoi mille impegni.

Mentre stava per salire le scale per cercarlo, un rumore proveniente dalla cucina attirò la sua attenzione.

"Massimo, sei fantastico!"

Si avvicinò e la scena le fece stringere il cuore.

Massimo, con un grembiule nero, stava cucinando delle bistecche. Sofia era seduta al bancone, con la collana al collo che brillava sotto le luci. Le mani sostenevano il mento, lo sguardo perso e adorante verso Massimo, e le labbra incorniciavano un sorriso dolce, come una ragazzina innamorata.

Sofia, visibilmente felice, con voce leggermente civettuola disse:

"Massimo, sei così buono con me."

Beatrice si fermò, ma i tacchi tradirono la sua presenza.

Sofia si voltò e, vedendo la "visita inattesa", non mostrò alcun fastidio, sorrise anzi calorosamente:

"Signora Beatrice? Che coincidenza! Massimo sta preparando la cena per me, vuoi unirti a noi?"

La sua voce era allegra, l’intonazione dimostrava quanto fosse felice.

Beatrice provò disgusto profondo.

Il solitamente orgoglioso Massimo che cucinava per Sofia di notte… e probabilmente avrebbero passato la serata insieme, coccolandosi.

Ignorando Sofia, Beatrice si avvicinò a Massimo, lo sguardo calmo come acque morte.

"Massimo, voglio riprendermi la mia collana."

Il tono era freddo. "Sto per divorziare, ho già lasciato il marito, e la collana non gliela darò."

Massimo si fermò e la guardò.

"Beatrice, non ho ancora accettato il divorzio. Come puoi dire che hai lasciato il marito? Non sono un tuo possesso."

La sua gola si mosse, negli occhi una scintilla di irritazione.

Di nuovo il divorzio… quella parola le scivolava continuamente sulle labbra.

Beatrice non voleva perdere tempo, andò subito al punto:

"Massimo, il divorzio è solo questione di tempo. Perché non firmare il contratto subito, così..."

Allungò la voce, con un sarcasmo evidente:

"...puoi continuare a fare il marito ufficiale di Miss Silvi finché è in vita, non è fantastico?"

Le sopracciglia di Massimo si aggrottarono all’istante.

"Signora Beatrice! Cosa stai dicendo!" Sofia esclamò, gli occhi rossi, il corpo fragile tremava per le parole di Beatrice.

"Non ho mai voluto rubarti il marito, volevo solo… ridurre i rimpianti prima di lasciare questo mondo."

La sua voce tremava, e negli occhi di Massimo comparve preoccupazione.

Beatrice, disgustata da quello che vedeva, parlò con tono gelido:

"Sofia, smettila con quella recita da poverina. Funziona solo su Massimo, non su di me. Non mi interessa esaudire i tuoi desideri."

Sofia, visibilmente abbattuta, si voltò e versò una ciotola di zuppa, porgendola a Beatrice:

"Signora Beatrice, è tutta colpa mia, non arrabbiarti, ok? Considera questa zuppa come scusa."

Beatrice non mosse un dito.

"Non la voglio."

"Signora Beatrice, perdonami, ti prego!" supplicò Sofia, spingendo la ciotola con insistenza, come per costringerla ad accettare. Beatrice, infastidita, ritrasse la mano. Fu in quel momento che Sofia, con un movimento eccessivo, lasciò andare la ciotola. Il tonfo della ceramica che si frantumava a terra fu assordante.

La zuppa bollente si sparse, alcune gocce colpirono il polpaccio di Sofia, che emise un grido straziante, barcollando all’indietro.

"Mi fa male…" singhiozzava, con una tale perfezione da far rabbrividire. Poi, alzando gli occhi pieni di lacrime verso Massimo, la sua voce si fece un lamento straziante: "Massimo... perché la Signora Beatrice mi odia a questo punto? Non le ho offerto la zuppa con tutto il cuore?"

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