Capitolo 15.The Sinners
Mentre Raina radunava le sue cose, mettendole nello zaino, Gijsbert la osservò senza farsene accorgere e arrivò alla conclusione che Chadye avesse ragione, era una ragazza veramente dolce, ma per quello che aveva potuto carpire in quel breve dialogo, era che, quella ragazzina, oltre a essere molto insicura, era anche troppo fragile. «Che cosa fai adesso?»
Raina voltò lo sguardo, rimanendo comunque sia a debita distanza. «Mio padre mi ha trovato un lavoro, ho solo il tempo di andare a casa, posare i libri, cambiarmi e devo entrare tra un'ora.»
«Devi lavorare?» Per Gijsbert era inammissibile, c'era un patto tra lui e i suoi genitori, fino a che la sua media scolastica poteva ritenersi più che soddisfacente, lui non avrebbe lavorato con il padre.
«Si, mio padre dice che è un insegnamento di vita, lui ha una mentalità vecchio stampo.» Cercò una giustificazione plausibile.
«Dove lavori?» Voleva sapere il più possibile su di lei, lo incuriosiva troppo.
«Da Mae LLC, lo conosci? È un negozio di abiti.»
«Non è il mio negozio preferito, ma si, lo conosco.»
«Adesso posso fartela io una domanda?»
Gijsbert annuì. «Si certo.»
«Il tuo cognome, se non ho capito male è Hill, come questa città.» Era da quando Adriane le aveva parlato di Gijsbert che Raina moriva dalla curiosità di scoprire il motivo per cui, il ragazzo, portasse lo stesso nome della città dove vivevano.
«Il mio tris...tris e aggiungici qualche altro tris nonno è uno dei fondatori di questa città.»
«Wow! Dunque siete una famiglia importante?»
«No! Non direi, non io almeno.» Fu la sua risposta criptica, ma la voce di Daren richiamò l'attenzione di Gijsbert non dando la possibilità a Raina di indagare oltre. «Gijs, se hai finito possiamo andare? Mi aspetta Chadye.»
«Scusami, ma devo proprio andare.»
«Si certo, non preoccuparti, anch'io devo scappare, non posso arrivare tardi al mio secondo giorno di lavoro.»
I due uscirono dall'aula. La Wilson non aveva tolto gli occhi di dosso dalla nuova arrivata, non le piaceva quella ragazzina e il fatto che stesse parlando con Gijsbert, così amichevolmente, non l'aveva gradito. Eurasia Robinson entrò nell'aula alla ricerca della sua migliore amica, individuata, si avvicinò a lei. «Chi è quella ragazza che è appena uscita dall'aula insieme a Hill?» La voce stridula di Eurasia fece storcere la bocca della Wilson. «Raina qualcosa, viene dalla scuola pubblica di New York, so solo che è amica della Russel.»
«Mica scema la ragazzina, ha già messo gli occhi su Hill.»
«Sappiamo entrambe che farà la fine di tutte quante, Gijsbert se la porterà a letto e poi la scaricherà subito il giorno dopo.» Sentenziò la Wilson.
Nello stesso momento, fuori dall'aula, Daren prese nuovamente a farneticare. «Cavolo, ho sbagliato tutto, ne sono più che sicuro.»
«Cazzo Daren, sei snervante.» Gijsbert, guardando Raina, mimò un cappio al collo facendo un'espressione talmente buffa che fece ridere la ragazza.
«Mi state prendendo per il culo?» Si risentì l'amico, voltandosi verso di loro.
«No, non mi permetterei mai.» La finta espressione ingenua di Gijsbert fece ridere ancora di più Raina.
«Cazzo Gijs, qui c'è in gioco la mia vita, a quanto pare sei stato fortunato, la nuova arrivata è una secchiona.»
«Ehi! Io non sono una secchiona?» Si risentì la diretta interessata.
«Un po' lo sembri.» Confermò Gijsbert divertito facendole l'occhiolino, per tutta risposta Raina gli sorrise, un sorriso dolce che, constatò il ragazzo, aveva illuminato i suoi bellissimi occhi verdi.
Ma quel momento di ilarità venne interrotto da Gijsbert, il ragazzo sentì la voce della Wilson e voltandosi, notò che la ragazza era a pochi metri di distanza da loro, doveva andarsene, ci mancava solo che, vedendolo, si abbarbicasse a lui come una piovra, che cosa avrebbe pensato la nuova arrivata. «Daren, devo andare, Kyle mi sta aspettando e lo conosci, se ritardo rompe i coglioni fino allo sfinimento.»
«Allora avete fatto pace?» Chiese speranzoso.
«Si... no... cioè... cazzo, sul serio amico, devo andare, ci vediamo questa sera e non dimenticarti delle prove e vedi di non ritardare o Chadye, questa volta, ti evira, tua zia in confronto ti sembrerà un agnellino.» E senza aggiungere parola, lasciando perplessi sia Raina che Daren, sgattaiolò via. Raina vedendolo andare via ne rimase delusa, non l'aveva nemmeno salutata, ma poi pensò che, un'ora di condivisione del banco, non la faceva di certo diventare una sua amica, lei neanche lo conosceva. «Le prove?» Chiese curiosa guardando Daren. «Di cosa stava parlando?» La ragazza seguì con lo sguardo Gijsbert fino a che non lo vide sparire giù per le scale.
«Come! Sul serio non lo sai?» Si intromise Eurasia.
Raina scosse la testa, l'amica della Wilson la guardò come si può guardare una povera cerebrolesa. Aveva notato che le ragazze di quella città la osservavano con diffidenza, ma Raina non sapeva che la metà delle ragazze si tenevano in disparte perché le intimoriva "lei era la nuova ragazza di città ", mentre, l'altra metà, tra cui la Wilson, vedeva in lei una minaccia. «No, mi dispiace, sul serio, io non so di cosa state parlando.»
Betty Wilson le andò in aiuto, squadrandola con la sua solita aria di superiorità, il fatto che quell'insulsa ragazzina, avesse diviso, per ben un'ora, il banco insieme a Gijsbert e poi si fosse fermata a parlare con lui, la rendeva il nemico numero uno della Wilson, era irrilevante per lei che, la suddetta ragazzina, non avesse avuto possibilità di scelta. «Daren, Gijsbert, Adriane, Chadye e Kyle hanno fondato un gruppo musicale...»
«Siamo i The Sinners» Confermò fiero Daren.
«Sono bravissimi, suonano prettamente musica rock, dovresti sentirli suonare, Gijsbert e Adriane hanno delle voci stupende.»
«Per la precisione sono stati Gijsbert e Kyle a fondare la band, cinque anni fa, subito dopo si è unita Chadye e poi tre anni fa, siamo entrati a far parte del gruppo io e Adriane.» Specificò Daren, il batterista del gruppo.
«I The Sinners...» Ripeté a voce bassa Raina. «Perché i peccatori?»
«Perché chiamarci altar boys "i chierichetti" con noi non ci avrebbe combinato un cazzo. E poi ci fa sentire meno in colpa quando combiniamo stronzate.» Fu l'esaustiva risposta del ragazzo.
