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Cuore ribelle-Passione mortale

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Sara Honor
92
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9.0
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Riepilogo

Gijsbert Hill ha diciassette anni e un'unica certezza: l'amore è una bugia. L'unico legame in cui crede davvero è l'amicizia, perché non delude, non ferisce, non illude. Raina Hayes vive sotto il dominio del padre. Alla sua età dovrebbe sognare, invece sopravvive in una gabbia invisibile. Suo padre è un uomo oscuro, ossessivo e manipolatore: vendicativo, geloso e crudele, le ha rubato la libertà, costringendola a vivere nel silenzio delle sue paure. Quando i loro destini si incrociano, qualcosa dentro di loro si scioglie. È amore a prima vista: puro, devastante, travolgente come un uragano. Gijsbert, accanto a lei, scopre che l'amore può diventare la sua forza, la sua gioia e la ragione di ogni respiro. Raina, per la prima volta, scopre cosa significhi essere amata, compresa, viva. Ma ogni passo verso quell'amore è una sfida contro chi vuole dividerli, spezzarli... distruggerli. Perché non dovranno lottare solo contro le ombre dell'anima, ma anche contro la mente contorta di un uomo disposto a tutto pur di non perdere il controllo. Il loro amore diventa una battaglia contro il destino. La vera domanda non è più se riusciranno a stare insieme, ma se riusciranno a sopravvivere.

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Flashback Gennaio 1993

Non tutte le storie possono avere un lieto fine e la storia che sto per raccontarvi è una di queste. Ma credetemi, in questa storia, niente è come sembra...

***

Un uomo alto, con i capelli corti, se ne stava fermo in silenzio a osservare, alla luce della torcia, quel corpo esanime come fosse stato un bel capolavoro da rimirare. Quanto l'aveva amata, ma lei non aveva mai ricambiato il suo amore. Inclinò la testa di lato, come a voler immortalare nella sua mente quella forma scomposta che, fino a poche ore prima, era stata sua moglie. La donna era stesa nella fossa, completamente ricoperta di sangue coagulato. La busta con cui l'aveva impacchettata per il tragitto in auto, era aperta e distesa sotto di lei, come a volerle creare un giaciglio. Gettò il martello sul corpo colpendola un'ultima volta. Alzò lo sguardo circospetto attirato dal verso di un gufo che, nel silenzio della notte, risuonò nitido alle sue orecchie. Cauto, si guardò attorno per essere certo di non avere testimoni. Aveva fatto molta strada in auto e poi, con il cadavere in spalla, nel buio della notte, si era addentrato nella foresta alla ricerca di un posto appartato fuori dalla vista dei sentieri comuni e là, in mezzo al bosco, nessuno l'avrebbe trovata. Afferrò la pala e con gesti rabbiosi la ricoprì di terra. Staccò dei pezzi di corteccia e muschio da un albero caduto poco distante e ricoprì il tumulo. Rimase fermo per un tempo che gli sembrò infinito a osservare il suo capolavoro e, convinto di aver fatto sparire tutte le tracce, con passo svelto, tornò all'auto. Aprì il cofano e presa la tanica d'acqua che aveva sempre in macchina per ogni emergenza, si lavò. Salì in auto e partì verso la sua nuova vita.