Prologo

Prima di lui non avevo mai permesso a nessuno di toccarmi in questo modo.

Le sue mani, lisce e morbide, mi accarezzavano la coscia fino a saldarsi con forza sul mio sedere, con delicatezza e successivamente con forza.

Cinque dita rosse erano stampate sulla mia pelle diafana e dicevano solo una cosa: «Sei mia!».

Mi ero buttata tra le sue braccia come un cerbiatto ferito e ora non riuscivo più a farne a meno.

Sfiorava ogni centimetro del mio corpo rimarcando quelle parole: «la punta delle tue dita, le tue braccia, le scapole, le tue labbra, i seni», così dicendo lasciò un segnale che mi fece sussultare «la tua pancia, l'oggetto del mio desiderio», la sua lingua calda era inebriante e le sue mani mi riportarono giù quando inevitabilmente i primi gemiti mi fecero inarcare la schiena «le tue cosce, le tue gambe, i tuoi piedi», con un bacio leggero sull'indice fece ricadere la mia gamba sul materasso morbido, lasciandomi inebriata e ancora più desiderosa del suo contatto.

Dopo di lui nulla sarebbe più stato come prima.