Capitolo 7
Ethan
87 gradi di pura beatitudine, è questa la temperatura che ho impostato sul termostato della sauna per alleviare i pensieri e purificare anche le cose che non dovrei. A quest'ora della notte sono tutti a letto o altrove. Solo i miei sogni, sempre più tormentati, non mi permettono di rimanere beatamente sdraiato sotto le coperte. Sia mai che tocchi un momento di pace anche a me.
«Dio, che tristezza» pronuncio nel vuoto della stanza, per ribadirlo a me stesso.
Anche Mara si è dileguata nel corso dell'ultima settimana, scegliendo di andare ai dormitori del college una settimana in anticipo. A dir la verità non è stata una scelta facile da prendere e la sua idea iniziale era quella di rimanere a casa e fare trenta minuti al giorno di viaggio in macchina per andare alle lezione. Ma per nostra madre questo è sempre stato un argomento su cui non discutere, stavamo già facendo troppi sacrifici.
È stata la scelta migliore, eppure sapevo che sarebbe andata esattamente così: con la sua mancanza che si è fatta sentire sin dal primo momento. Non mi sarei potuto permettere questo silenzio, con lei pronta a dirmi che se non dormo è solo colpa di tutte quelle ragazze che mi porto a letto senza scrupoli e che prima o poi me la faranno pagare. Ma poco importa, il fine settimana è alle porte e lei si è premurata di ricordarci che arriverà presto portandosi dietro addirittura ospiti. Avrei voluto contestare quest'ultimo punto ma è stato impossibile dopo aver visto lo sguardo fiero della mamma nel sapere che sua figlia stava finalmente facendo amicizia con qualcuno.
2 giorni dopo
Le sue cosce sono avvinghiate al mio bacino, seduta sopra di me m'impedisce di muovermi lasciandomi quasi inerme e tremendamente incazzato. È una sensazione che dura poco, perchè appena si china il suo seno è direttamente all'altezza della mia faccia. Non devo neanche muovermi per affondare i denti nella sua carne e sentire quanto è morbida. Ha un profumo dolciastro - troppo per i miei gusti - e stringo ancora di più la presa per ricordarle che non mi piace. Mi sposto lentamente verso il capezzolo, torturandolo con la lingua. I suoi gemiti sono pace per le mie orecchie. Libera finalmente le mie mani per intrecciare le sue dita con i miei capelli, infliggendomi lo stesso dolore: ogni volta che io la mordo lei mi tira la chioma. Ma ha solo l'effetto contrario, invece di lasciare stringo ancora di più finché non la sento supplicare il mio nome.
«Ethan...ti prego» sussurra.
«Cosa?»
«Ti prego» ribadisce.
«Voglio sentirtelo dire» pronuncio, ho bisogno di quelle parole.
«Fammi venire» geme a un millimetro dal mio orecchio. Non aspettavo altro. Proprio quando quelle parole mi mandano al massimo dell'eccitazione tutto si fa nero e apro gli occhi sul soffitto della mia stanza, sudato ed incredulo.
Bene, sono le 06:50 del mattino e io inizio la giornata così, terribilmente carico di nervosismo per non aver scaricato la tensione di quel sogno. Il mio primo pensiero va al cellulare. Scrivo a Sissi un messaggio, un semplice "ehi" con la speranza di concludere qualcosa di buono entro stasera. Per il momento tanto vale alzarmi e andare a correre, ho troppa adrenalina in corpo.
Baby Said dei Maneskin parte da Spotify e il ritornello non potrebbe mandarmi più in fissa di così. "I was running and running and running". Lo sto facendo, corro a più non posso finché non sento male ai polmoni ed ho bisogno di fermarmi per riprendere fiato. Ho corso più del dovuto, saltato il pranzo e percorso almeno 5 km; adesso mi tocca tornare indietro camminando ma tanto male non mi fa di certo. Non saprei dire quanto è bella Boston in questo periodo neanche volendo, l'autunno le dona un aspetto triste che solo Baudelaire saprebbe descrivere.
Tornato a casa mi fiondo in doccia senza pensare a nulla e solo dopo aver recuperato un paio di boxer puliti e dei pantaloncini da basket mi ricordo che a quest'ora Mara dev'essere arrivata. In camera sua non c'è e il disordine che intravedo dalla camera degli ospiti con la porta aperta mi conferma che abbiamo visite. Spero che non si tratti di un'altra di quelle ricche spocchiose che al liceo erano sue amiche solo per il cognome. Si merita di meglio. Dopo aver controllato in cucina, afferrando un toast al volo, non mi rimane che cercarla nella spa. Ne ero sicuro! Sto per fare una delle mie solite battute quando i miei occhi vanno dritti sulla ragazza con la quale sta parlando. Per un istante o forse più di uno mi sento di nuovo dentro al sogno di stanotte, perché lei è lì davanti a me ed è ancora più svestita di quando le ho visto fare il bagno nel lago.
Me ne esco con una frase che avrei potuto anche evitare, al massimo della mia stupidità e mi ci vuole un bel coraggio per lasciarle lì dopo la mia entrata ad effetto. La vibrazione del cellulare mi fa ritornare alla realtà: "Ehi! Ci vediamo stasera?", Sissi ha risposto al mio messaggio. Vorrei dirle che no, non mi va, quella ragazza è qui ed io non ho altro per la testa, non mi va neanche di sfogarmi più con lei, ma per il momento mi limito a non rispondere.
