Capitolo 4
È come ricevere un ceffone in piena faccia, lì davanti, con due occhi scintillanti e due labbra sensuali che attirerebbero qualsiasi femmina nel giro di cento chilometri, c’è Stefano Manieri.
“Tesoro, accompagna questo mio carissimo amico nel reparto sadomaso, vuole qualcosa di veramente speciale” ordina Roland senza accorgersi della strana espressione di Anna.
L’uomo è lì immobile che aspetta fa scivolare lo sguardo su di lei ammirando la sua divisa, Anna arrossisce di prepotenza grata del fatto che la luce è così bassa, poi incrocia le dita sperando che non la riconosca.
“Mi segua” esclama modificando leggermente il suo timbro, pur sapendo che non potrà mantenerlo a lungo.
Camminano spediti lungo gli scaffali del reparto interessato, Anna sente i suoi occhi addosso, ha perfino l’impressione di sentire le sue mani dappertutto, deve darsi una calmata altrimenti manderà tutto a puttane.
“Cosa le serve di preciso?” chiede cercando di non guardarlo in faccia.
“Vorrei un bavaglio.”
“Lo vuole in tessuto o in pelle?”
“In pelle, detesto i mugolii.”
Anna deglutisce, comincia a temere che servire Stefano Manieri non sia uno scherzo, quell’uomo è un esperto, ma deve farcela senza farsi riconoscere.
Ne prende un paio e glieli porge.
“Questo ha anche un morso interno, l’altro ne è sprovvisto.”
Stefano prende in mano i due prodotti, li studia, tasta l’interno, prova la chiusura, poi ne restituisce solo uno.
“Quello con il morso è perfetto” replica fissandola senza ritegno.
“Qualcos’altro?” chiede Anna gesticolando, per distogliere l’attenzione piuttosto marcata sulla sua generosa scollatura.
“Sì, corde, un paio di manette solo in metallo e un collare senza borchie, possibilmente con due anelli opposti.” Lei annuisce sentendosi bagnare spudoratamente fino al midollo.
Ma chi è in realtà quest’uomo? Che razza di doppia vita conduce? E come diavolo fa a farla sentire così eccitata solo pronunciando poche parole?
Lo accompagna allo scaffale apposito, gli mostra il collare che aveva chiesto, le manette e nel frattempo sfila la corda dal rocchetto.
“Quanti metri?”
“Quindici” replica lui facendo tintinnare il paio di manette che tiene in mano.
La guarda spudorato mentre lei annaspa con quella corda, poi ad un tratto si fa curioso.
“È molto che lavora qui?” Anna prende fiato e senza guardarlo in faccia replica “Due mesi.”
“Non l’avevo mai vista prima e mi dica le piace?” lei attorciglia la corda, la ferma con un nodo e gliela mette in mano.
“È un lavoro come un altro” replica decisa.
Adesso è ferma davanti a lui, ha alzato la testa e i suoi occhi si specchiano in quelli di lui.
“Serve altro?”
Stefano non risponde subito, sembra che qualcosa l’abbia colpito, Anna suda fin dentro al midollo, ma non abbassa la testa.
“Mi chiedevo se…lei abita in zona?”
Cosa cazzo vuole adesso? Non può averla riconosciuta, ne è certa, e allora cosa cerca?
“In zona” risponde secca, lui sorride per la sua risposta vaga.
“Capisco, in zona eh? Comunque, no, non mi serve altro, grazie” la liquida tornandosene al bancone.
Adesso può rilasciare il fiato, inspirare a pieni polmoni e rilassare le spalle.
Attende con ansia che paghi i suoi acquisti sbirciando in direzione del bancone, ma si sofferma a parlare ancora con Roland.
