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JAKE
Sono le otto del mattino, eppure fa già un caldo che si muore. Odio dover indossare giacca e cravatta, sopratutto quest'ultima che mi soffoca. Siamo quasi alla fine di giugno, da Lunedì sarò in ferie, o meglio, in luna di miele per due settimane e poi sarò in vacanza. Questo significa che fino alla fine di Agosto non vedrò questo ufficio del cazzo. Sono intento a mandare i bilanci di fine trimestre a mio padre, quando la porta del mio ufficio si apre. Adele arranca con i tacchi dietro alla persona che è entrata senza permesso. Alzo gli occhi al cielo quando riconosco la faccia da culo di Regan, uno dei miei ex migliori amici al college.
"Mi scusi signor Price, gli ho detto che oggi non ha un buco libero ma lui..."
"Le ho risposto che non me ne frega un cazzo. Il mio migliore amico si sposa ed io lo vengo a sapere dal fottuto Instagram!"
Esclama allargando le braccia. Regan è un ragazzo alto, piuttosto magro. Ha la pelle pallida, i capelli tra il rosso ed il biondo scuro e gli occhi azzurri. È il tipo maschio bianco americano, ha seguito l'esempio misogino e razzista del padre. Zoppica verso di me, indossa un paio di bermuda ed una canottiera bianca e sudaticcia, ai piedi ha un paio di infradito sgualcite ed un cappellino della nostra vecchia università. Probabilmente è rimasto a quei tempi, nel modo più sbagliato. Non è mai stato ricco, ne benestante. Ha vinto una borsa di studio, che poi si è giocato a causa della droga e dell'alcol.
"Non siamo più migliori amici da tempo. Hai due minuti, poi chiamo la sicurezza"
La nostra amicizia si è distrutta più o meno all'ultimo anno del college. Regan era troppo fuori di testa, ed io non ne potevo più delle sue cazzate. Due settimane dopo è stato espulso ed io ne ho perse le tracce.
"Cazzo che palle, sei diventato tuo padre. Ma dimmi un po', ti sposi con la sorellina di Bryce!"
Serro la mascella quando pronuncia il suo nome. Bryce. Era il mio migliore amico, in assoluto. Bryce era il primogenito della famiglia Morris, suo padre era così orgoglioso di lui. Ottimi voti in ogni corso, figlio educato, gentile, bello. Bryce aveva occhi color nocciola, genuini. Era un ragazzo per niente muscoloso o atletico, ma era intelligente. Era il più intelligente tra noi tre. Lui era quello che ci teneva con i piedi per terra, era il papà che ci dava ottimi consigli, e ci teneva fuori dai guai.
"Adele, va bene lascia che me ne occupi io"
Ringrazio la mia segretaria con un sorriso, la donna esce dalla stanza e si chiude la porta alle spalle.
"Bryce non c'entra nulla in questo matrimonio, Regan. È una cosa tra la sua famiglia e la mia, ora se non ti dispiace"
Gli indico la porta con un gesto della mano. Regan però si accomoda sul divano posizionato nel mio ufficio. Si siede comodo ed appoggia i piedi al tavolino di vetro, come se fosse casa sua.
"La tua sposina sa che hai ucciso suo fratello?"
Mi scatta qualcosa dentro, una rabbia che non provavo da molto tempo. In un attimo sono attaccato a Regan, lo afferro per il collo e stringo la presa con forza.
"Tu hai ucciso Bryce con la tua droga del cazzo!"
Urlo fuori di me. Regan però si diverte, il caos è il suo elemento. Lo lascio andare, mi tolgo la giacca ed allento il nodo della cravatta.
"È vero, ho drogato i vostri drink, ma tu hai voluto guidare lo stesso"
"Dimmi che cazzo vuoi e poi vattene, io ho del lavoro da fare"
Regan ridacchia divertito, nel suo sguardo c'è un fondo di pazzia. Mi accorgo solo adesso che le sue braccia sono sparse di piccoli fori, probabilmente causati da un ago. Regan non ha mai smesso di drogarsi, negli anni ho sentito parlare di lui qualche volta, ma non ho mai indagato. Non che mi interessasse qualcosa di questo pezzo di merda.
"Pagami una clinica ed io terrò la bocca chiusa"
"Vaffanculo, per quanto mi riguarda puoi anche crepare soffocato nel tuo stesso vomito. Non ti darò un centesimo"
Mi avvicino alla scrivania e chiamo Adele dal interfono.
"Sì Signore?"
"Chiama la sicurezza"
Ordino alla donna, che annuisce prontamente. Esce dalla stanza e poco dopo torna con due uomini in giacca e cravatta, pronti a scortare Regan fuori dal mio ufficio. Se non ci avesse drogati quella sera, a quest'ora Bryce sarebbe ancora vivo, sarebbe la mia spalla destra in questa multinazionale.
"Non puoi lasciami così, Jake"
Regan cambia tono, ha paura ed è disperato. Ormai è troppo tardi, gli ho dato così tante possibilità e lui le ha sprecate una ad una, e mi ha fatto solo del male. Che si fotta.
"Portatelo via, con discrezione. Non voglio scenate"
Ordino ai due, che annuiscono prontamente e trascinano via l'uomo che un tempo reputavo mio amico.
BLUE
Sapevo che uscire con Jake sarebbe stata una pessima idea, sopratutto perché domani saremo sposati per il resto della vita, ed io vorrei godermi l'ultima sera da donna libera. Siamo bloccati nel traffico ed ha iniziato a piovere, Jake sembra al quanto nervoso. Scommetto che non è stata una sua idea portarmi a cena fuori.
"Che cazzo muovetevi!"
Esclama sbattendo le mani sul volante. Il taxi davanti a noi suona come un matto, ma credo sia inutile. Mi viene in mente un idea, prendere la metro. Probabilmente Jake non l'ha mai presa in vita sua, il che mi strappa un sorriso.
"Parcheggia la macchina da qualche parte, andiamo in metropolitana"
Rimango sorpresa quando Jake annuisce. Trova il primo parcheggio libero, chiude la machina e controlla un paio di volte che sia chiusa facendomi ridere.
"Non vado in metropolitana da anni ormai. Forse da quando ho finito il liceo, ho preso la patente e ho sempre usato l'auto per spostarmi"
Racconta mentre io copro i biglietti. Io la usavo ogni giorno per andare al campus. Anche se mia madre pensa che per noi ricchi ci sono i taxi e gli autisti.
"Beh, oggi sarà diverso"
Gli porgo il biglietto che prende tra l'indice ed il pollice, dopodiché scendiamo nella galleria. L'aria qui sotto è ancora più fredda, mi stringo nella felpa. Jake lo nota e mi posa un braccio sulle spalle.
"Sai, pensavo che tu fossi una perfettina, sofisticata, la tipica ragazza del Upper East Side"
Ammette senza lasciarmi sorpresa. Tutti lo pensano non appena mi vedono. È l'impressione che la famiglia Morris da a primo impatto. Ma non è così, noi siamo una famiglia strana. Ci distruggiamo a vicenda con traumi del passato, e ricordi di persone che non ci sono più.
"Sybil lo è. Lei è così perfetta. Soddisfa a pieno ogni esigenza di mia madre, mentre io... non sono così"
Scrollo le spalle. Jake mi guarda dispiaciuto. Ormai, ammetto, che non mi tocca più questa cosa. Non mi interessa se mia madre fa la stronza con me, con il tempo ho imparato a fare per conto mio.
"Tu invece sembri proprio un ... cazzone visto da fuori"
Jake scoppia a ridere travolgendomi in pieno. Mi avvicino di più a lui, il suo profumo quasi mi soffoca.
"Invece?"
"Non c'è nessun invece, sei un completo cazzone"
Jake solleva le sopracciglia divertito, scuote la testa e per un attimo si perde nei suoi pensieri.
"Siamo proprio una bella accoppiata noi due"
Sorride muovendo l'indice avanti ed indietro. I vagoni della metro arrivano, Jake mi prende per mano e si avvicina alla riga gialla. Non appena le porte si aprono una flotta di persone scende da esse. È strapiena, probabilmente con il traffico che c'è per le strade, hanno avuto tutti la nostra idea. Siamo schiacciati l'uno contro l'altra. Jake si tiene alla maniglia sul soffitto, mentre io mi reggo alla parete.
"Quindi dove andiamo?"
Domanda senza mai togliere la sua mano dalla mia. Non conosco bene Brooklyn, ma sono sicura che ci sia un ristorante o una tavola calda. Ho voglia di un bel Hamburger da due chili con patatine fritte, e un sacco di maionese.
"Ha importanza?"
Jake si acciglia, cerca di trattenere un sorriso ma fallisce miseramente. Rimane a guardarmi per un periodo indefinito. Ondeggia mosso dalla metropolitana che corre nelle gallerie, il suo sguardo mi intimorisce, vorrei sapere a cosa sta pensando. I vagoni si fermano e fanno entrare altre persone. Mi ritrovo schiacciata contro il petto di Jake, il quale mi guarda dall'alto con un sorriso. Il mio seno è completamente schiacciato contro i suoi pettorali duri e sodi. I miei capezzoli iniziano a diventare turgidi, e lui sembra sentirlo.
"Buongiorno amiche di Blue"
Sussurra in un mio orecchio facendomi ridere. Alzo lo sguardo verso di lui, ci ritroviamo faccia a faccia. È inevitabile per me sentire una voglia di baciare le sue labbra. Mi chiamano con una voce sexy e roca, mi lecco le labbra ed a quel punto Jake mi bacia. Porta una sua mano sul mio fianco, avvicinandomi ancora di più a lui.
"Sei proprio un cazzone"
Alzo gli occhi al cielo. Jake mi fa un occhiolino per poi baciarmi nuovamente, le sue labbra sono così morbide e calde. La sua barba pizzica contro il mio mento e le guance, mentre la sua lingua danza con la mia. Non riesco proprio a smettere di baciarlo, è come mangiare delle patatine in sacchetto, una tira l'altra. È sbagliato, dovrei odiarlo per avermi imprigionata in un matrimonio. Mi tiro indietro, rigida ed imbarazzata. Jake si schiarisce la voce, anche lui ora sembra a disagio. Non mi guarda negli occhi, ma si guarda intorno.
"Dove dovremmo fermarci?"
Guardo sulla mappa attaccata al muro. Il capolinea nel Bronx è Pelham Bay Park, Jake annuisce guardando il mio dito spostarsi lungo tutta la cartina.
"Quindi mi starai attaccata per altri quaranta minuti?"
Domanda trattenendosi dal ridere. La sua mano mi stringe con delicatezza non appena la metro rallenta in modo brusco.
"Se mai sei tu che mi sta attaccato come una cozza"
Mi difendo imbarazzata. Ammetto che un po' mi piace il modo in cui mi tiene al suo copro, mi fa sentire protetta. Le porte si aprono un'altra volta, c'è più spazio nel vagone ed anche qualche posto libero, ma Jake continua a tenermi stretta a lui. Si abbassa per sussurrarmi qualcosa, e già questo è estremamente sensuale. Avere le sue labbra tanto vicine mi eccita.
"Dimmi la verità, muori dalla voglia di farti scopare, solo che sei troppo orgogliosa per ammetterlo"
"Vaffanculo"
Quella parola basta per farlo scoppiare a ridere. Rimango a guardarlo accaldata, infuriata ed anche eccitata. Non so quale stregoneria usa per incantare così le donne, ma ci riesce. Forse è il modo in cui sussurra all'orecchio, o le sue labbra che sfiorano la pelle mentre parla, o addirittura il suo sguardo famelico, da Alpha. Fatto sta che sono in un bagno di sudore ed eccitazione, e so per certo che non ne uscirò viva.
