Capitolo 6
Il punto di vista di Carlos
Seneca diceva che la luce è il dolore che parla.
Il grande dolore, invece, è muto. - esclamò il tipo della radio che mandai volentieri a quel paese prima di parcheggiare e spegnere il motore dell'auto davanti a Love; gettai il mozzicone a terra ed entrai. - Ehi bello, ehi!" mi salutò uno dei miei ragazzi mentre vedevo Cooper, in lontananza, posare una bottiglia di limoncello sul ripiano più alto. Ogni scusa era buona per pensare a Veronica, anche se la scena era un vero e proprio déjà vu, e subito una leggera malinconia mi assalì lo stomaco ricordando la prima volta che l'avevo portata a casa mia e le avevo chiesto di prepararmi da bere, ricevendo in cambio un limoncello. Non che Peps avesse mai abbandonato la mia mente, ma in qualche modo riuscivo a distrarmi tenendolo lontano e non permettendogli di entrare nella mia testa con la stessa facilità e all'improvviso di qualche mese prima.
- Ehi - mi sedetti sullo sgabello mentre il mio amico si voltava a sorridermi, così sorpreso di vedermi lì che mi fissò dalla testa ai piedi per un lungo momento.
- Che bel vento! Non sei stato in giro per almeno una settimana e la gente comincia a pensare che il posto sia mio. - scherzò, tendendomi la mano, che subito strinsi in modo amichevole. Mi mancava anche passare del tempo in Amore. - Hai una bella faccia tosta, amico mio! - mormorò mentre gli ordinavo di prepararmi un caffè, sorridendo.
- Sembra che ieri sera mi sia fatto una bella scopata! -
-Con quel ragazzo laggiù? - Fece un cenno a qualcuno dietro di me, mentre io mi voltai e notai la bionda che, appena mi vide, mi fece segno di fare un pompino, al quale io risposi con un occhiolino. - Ha chiesto di te e sta aspettando qui da almeno mezz'ora. -
- No. E comunque, quella laggiù... - come la chiamava lui - ... fa dei pompini fantastici. Ti succhia l'anima dal cazzo! - esclamai con indifferenza, riconoscendo il suo talento, mentre prendevo la tazza di caffè che mi porgeva e la portavo subito alle labbra. - Pensi che abbia tempo per una sveltina prima che arrivino Santi e Bowie? -
-Sai almeno come si chiamano? O li riconosci dai diversi talenti che mostrano a letto? - Lui scosse la testa divertito. - Certo che mi sorprendi sempre! -
Mi accesi una sigaretta mentre lui rimaneva a fissarmi, pulendo alcuni bicchieri con un panno pulito, dandomi la sensazione che morisse dalla voglia di chiedermi qualcosa. Non proprio qualcosa, ma piuttosto qualcuno che conosceva bene.
-Come sta Peps? -
Precisamente.
- CHI? -
- Su con la vita! - ha ripetuto con fermezza, come se fossi sordo, mentre in realtà quel "chi?" avrebbe dovuto semplicemente interrompere la conversazione. - Mi chiedevo se in questi giorni avessi finalmente messo da parte l'ascia e ti fossi messo in contatto con me. Sai che aspetto ha, o sai cosa fa... ha conosciuto qualcuno? -
Era serio? Lo fissai per dieci secondi buoni, chiedendomi il perché di quella domanda improvvisa. Cosa stai cercando di dire, Cooper?
- Che rottura di scatole! - sbottai. - E perché dovrei ascoltarlo? Quello non esiste più per me, ok? -
- Ti ho solo fatto una domanda innocua. - borbottò sulla difensiva.
Ce n'era più di una...
- Beh, fammene altre! Non so, chiedimi cosa ho mangiato o se mi piace quella signora laggiù! -
-Dimmi come si chiama e te lo chiederò. -
Mi leccai le labbra mentre sorrideva, sicura che non lo sapesse. - Si chiama... Stacey. - esclamai, tanto a Long Island tutti si chiamavano Kacey o Stacey.
Lui annuì ironicamente. - Beh, avremo l'occasione di vederlo, visto che sta venendo da noi. - Sorrise mentre fingevo indifferenza, finché due braccia non mi avvolsero il collo.
- Ehi, piccola..." mi mormorò all'orecchio prima di baciarmi sulla guancia, lasciando il lucidalabbra appiccicoso come colla, mentre Cooper tratteneva una risatina, "... stai bene? -
