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Cosa stai facendo qui?!
pensai, quasi urlando nella mia mente.
Non mi sentivo in grado di trattare con lui. Poche ore miserabili al suo fianco e stava ingoiando la mia volontà.
Mi possedeva senza avermi. Mi aveva fatto suo in modo disumano. Era come da un altro mondo.
Si sentiva irreale, si sentiva come una forza di un altro pianeta. Mi stava completamente consumando.
E la cosa peggiore era... che mi piaceva.
"Devi smetterla di fare questo Marcelo," gli chiesi a bassa voce, girandomi, lasciando il mio corpo appoggiato al bordo di marmo del lavandino.
Si avvicinò lentamente con le braccia incrociate, e quando aprì le mani e le posò ai lati del mio corpo, io gli posai il palmo sul petto.
— Non posso farlo con te, capisci che non sono una preda che dipende dal cacciatore che sei. Mi farai polvere con un solo tocco, e io mi amo più di questo.
Chiuse gli occhi calmo, ma respirando affannosamente.
Non parlava, eppure le sembrava di sentirlo urlare dentro.
— Rimani Melodia! “Cazzorrrrrr!!
— Non posso farlo Marcelo, non ho la forza di volontà per resisterti, non lo controllerò nemmeno. So che non posso, e tu non vuoi che lo faccia.
- Assaggiami! - Ora sì, mi guardava negli occhi, si sporgeva verso di me senza curarsene minimamente, essendo in un bagno per signore.
Quella parola ha un doppio significato. Sai, vero? — le mie mani, ancora umide per l'acqua del rubinetto, si sentivano ancora più umide per il sottile strato di sudore che mi colorava il corpo.
— Ecco perché le ho detto, Melody, non posso lasciarti andare, sei come una punizione che sto pagando. Averti senza poterti avere è la mia penitenza. Resta, fammelo pagare - i suoi occhi si chiusero di nuovo e la mia mano risalì sul suo petto fino al suo collo, bagnandole la camicia lungo la strada. Le accarezzai i capelli che le ricadevano sulla nuca e mi avvicinai alla sua bocca.
Gemette piano quando sentì il respiro caldo sulle mie labbra, ma non ci riuscì. Non potevo baciarlo. Mi sarei perso nella sua bocca, non avrei ripetuto la stessa cosa due volte.
Non questa volta.
- Non posso. – dopo aver pronunciato quelle due parole, mi chinai, misi il mio corpo sotto le sue braccia e me ne andai lì, come un cerbiatto spaventato.
L'ho lasciato in quella posizione minacciosa. Quella posizione che gli ha reso facile accedere alla mia bocca ed entrare nella mia pelle. Se l'avessi toccato solo una volta, quella volta gli sarebbe bastata per avermi per sempre.
Se gli permettessi di baciarmi, se gli permettessi di toccarmi attraverso quella bocca, sarei perso.
Quella notte non riuscii a dormire.
Ci eravamo accordati per vederci, in modo che potesse darmi informazioni sulla sua strada verso il successo, ma, date le circostanze, non ha mai chiamato e ho pensato che fosse meglio così.
Tuttavia, non mi sentivo meglio.
Mi teneva sveglio lo strano colore dei suoi occhi, la natura sardonica quanto sincera del suo sorriso paradossale.
