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Capitolo 2: Accontentami

Quando Serena aprì i suoi occhi assonnati, ne incontrò due freddi e profondi. Le sopracciglia dell’uomo erano importanti e sotto vi erano degli occhi simili a quelli di un lupo, il naso alto e le labbra sottili come un coltello, serrate tra loro. Sebbene sedesse su una sedia a rotelle, viveva in un mondo tutto suo il quale non era facile avvicinarsi.

“Aurora?”

Serena restò stordita per qualche secondo, poi subito si alzò sedendosi sul letto e guardando l’uomo con gli occhi smarriti.

Ed annuì nervosamente.

Lei doveva sostituire Aurora, perciò non avrebbe potuto rivelare la sua identità, così rispose.

Gli occhi di Cristian si fecero più freddi, tirò fuori dalla tasca una busta e la gettò davanti a Serena. Questa la raccolse, la aprì con cura e diede un’occhiata, vi trovò dentro una foto e le informazioni della sorella Aurora.

A quanto pare, Cristian aveva già preso tutte le informazioni necessarie sulla persona che avrebbe dovuto sposare. Ma perché non aveva detto nulla il giorno stesso del matrimonio?

Serena strinse la lettera tra le mani per qualche secondo, si morse il labbro inferiore, e gli lanciò uno sguardo profondo e tagliente, cercando però di mantenere la calma.

“La tua famiglia pensava che avendo problemi alle gambe, avrei dovuto accettare qualunque donna che mi avete preparato?”

Serena si alzò, e coprendosi con una lunga veste, abbassò gli occhi e sussurrò: “Anch’io sono la loro figlia”.

“La figlia appena divorziata? La tua famiglia vuole usarmi come pattumiera?”

Quelle parole dure paralizzarono Serena che si morse ancora il labbro inferiore. Una donna divorziata sarebbe stata rifiutata da molti, per questo la sua famiglia le aveva imposto di sposare il signor Cristian.

Prima che Serena aprisse bocca, la voce fredda dell’uomo irruppe con irruenza: “Ti do cinque minuti, spiega la faccenda chiaramente e vattene via.”

Che cosa?

Serena alzò gli occhi di scatto e urtò i suoi.

“No!”

Non poteva andarsene! Confessare avrebbe significato ammettere l’offesa compiuta dalla sua famiglia nei confronti della famiglia di lui, e come li avrebbe considerati il resto della città?

Serena si calmò, con in mano l’abito da sposa, si avvicinò a Cristian e sussurrando spiegò: “Mia sorella ha già un ragazzo, non voleva sposarti.”

“Perciò tu hai fatto di testa tua e hai preso il suo posto?” Le labbra di Cristian mostravano un abbagliante sorriso di derisione.

Serena si prese di coraggio e alzò lo sguardo per incontrare gli occhi freddi di lui.

“So che questo è un matrimonio combinato dai nostri genitori, per te non è importante la moglie che hai sposato, altrimenti tu stesso non lo avresti accettato durante la cerimonia.”

Serena non sapeva se queste parole potessero funzionare.

“Invece che risposarti, lascia che io resti qui, ti prometto che non avremo nulla a che fare l’uno con l’altro.”

A questo punto, Serena alzò le mani in segno di promessa e i suoi occhi, simili a due perle di vetro nere, si riempirono di fermezza e coraggio, mentre sul volto apparve un’espressione cauta, per paura che lui non accettasse.

Ed ecco...

Cristian strinse gli occhi, la guardò e con le labbra sbuffò freddamente: “Che tipo di donna non riesco a trovare? Perché dovrei accettare una donna come te?”

Il viso di Serena impallidì improvvisamente, e le sue labbra cominciarono a tremare. Prima che potesse parlare di nuovo, Cristian si era già voltato e spingeva fuori le ruote della sedia.

Serena restò stordita per qualche secondo, poi cercò di colpirlo ma fu fermata dall’assistente.

“Serena, mostra un pò di dignità!”

Fissando la schiena immobile di Cristian, Serena divenne ansiosa e cominciò a gridare: “Se non mi lasci restare, dirò a tutti che sei impotente!”

La granata era stata lanciata, ed era stata proprio Serena a lanciarla. Le sue parole fecero fermare Cristian, nonostante egli fosse su una sedia a rotelle, non mosse il corpo ma voltò leggermente la testa. Una luce fredda attraversava l’angolo dei suoi occhi e la sua voce sembrava provenire dall’inferno: “Chi sarebbe impotente?”

Gli occhi pericolosi di Cristian lo rassomigliavano ad una bestia selvaggia di notte, pronta a saltarle addosso e sbranarla non appena Serena avesse detto un’altra parola.

Come può essere? È chiaramente una persona con problemi alle gambe, ma perché l’energia del suo corpo era così forte?

Serena non poteva più tornare indietro.

Lei digrignò i denti, strinse i pugni e fissò Cristian insistentemente.

“A meno che tu non mi lasci restare.”

L’assistente a fianco era sbalordito, non si aspettava che questa giovane donna dall’aspetto tanto grazioso, potesse essere tanto coraggiosa da provocare il signor Cristian.

Cristian aveva già regolato la direzione della carrozzella e si avvicinò lentamente a lei, con i suoi vividi occhi scuri.

Serena fece involontariamente due passi indietro. Cristian, seduto sulla carrozzella, si piombò davanti a lei, alzò la mano e le strinse il polso bianco e sottile.

“Chi è impotente?” Cristian aprì le labbra con freddezza, e i suoi occhi taglienti la penetrarono.

“Lasciami, lasciami andare...”

L’avvicinamento improvviso fece allarmare Serena, e la forza passionale dell’uomo la avvolse pesantemente.

Era prepotente e pericoloso.

Questa sensazione...

Fece tornare alla mente di Serena quella notte di un mese fa. Allora anche la forza dell’uomo dentro la macchina era così prepotente. Serena sbiancò per qualche secondo, come aveva potuto ripensare di nuovo a quella notte?

Per lei era stata totalmente un’umiliazione.

“Non si fermerebbe proprio davanti a niente pur di diventare la signora Ferrari?”

Mentre era sovrappensiero, la voce dell’uomo risuonò nelle sue orecchie, richiamò la sua mente ed essa spalancò gli occhi.

Il sudore ricopriva la fronte di Serena: “Non hai forse acconsentito anche tu a questo matrimonio? Tu sapevi già che io non ero Aurora, eppure durante la cerimonia non mi hai smascherata.”

“Allora?”

“Lasciami andare.” Disse Serena spingendolo.

Cristian disse con un sorriso sarcastico: “Una donna divorziata così nervosa? Non hai mai fatto niente di simile?” Serena lo fissò insistentemente.

“Non prenderti gioco delle persone!”

“Se vuoi restare, accontentami.”

Per Cristian non era una novità incontrare una donna che si sostituisse alla sorella per entrare a far parte della sua famiglia al fine di ottenere ricchezza.

Il volto di Serena impallidì, e le sue labbra tremavano.

“Non puoi farlo?” Gli occhi di Cristian erano cupi, gli pizzicò il mento con una mano e prese a dire pian piano: “Sembra che non sono io ad essere impotente, invece sei tu a spegnere il desiderio nelle persone.”

Detto ciò, Cristian la spinse via.

Serena barcollò e cadde all’indietro, e appoggiandosi alla porta guardò Cristian con imbarazzo.

Cristian disse al suo assistente di portarlo via, mentre Serena, guardando la schiena dei due uomini, si morse il labbro inferiore.

Ci era riuscita?

Sarebbe potuta restare?

Serena si toccò il mento dolorante e tornò in camera.

Aspettò dieci minuti nei quali non successe nulla. Tirò dunque un sospiro di sollievo, sembrava che sarebbe riuscita a restare.

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