Capitolo 5
Sto per aprire bocca ma Mike mi precede - Non preoccuparti, non è la mia puttana e non sembra una puttana, vero? - chiede indicandomi con un sorriso sfacciato.
L'uomo mi fissa e poi sgrana gli occhi.
- Se non è la tua puttana, allora chi lo è? - chiede curioso.
- Diciamo che è .... il tuo regalo di compleanno -. Sia io che il ragazzo dagli occhi blu rimaniamo a bocca aperta.
Sono io il regalo di compleanno.
Oh mio Dio, chi me l'ha fatto fare? Vorrei urlare, ma penso che penserebbero che sono pazzo.
- Tu... lei... cosa? Sei pazzo? Che ci faccio con una ragazza? - chiede l'uomo urlando. Alcune persone nella stanza si girano a guardarci, ma dopo alcune occhiatacce dell'uomo di fronte a me, tutti tornano a parlare normalmente.
Vedo Mike che ride - Amico facile. -
Prima che il biondo continui, l'uomo entra in una stanza e Mike lo segue, mentre io e Ronny lo seguiamo.
Entrano entrambi, ma Ronny mi fa cenno di restare fuori con lui. Li sento discutere attraverso la porta, ma stanno gridando, quindi non c'è bisogno che io origli.
Sento la voce di Mike: "Oh amico, andiamo. Una persona come lei ci tornerà utile. -
- Utile per cosa? -
- Utile in qualsiasi modo tu voglia. È tuo. L'ho comprato per te.
Beh, io l'ho comprato per te. Ora mi sto incazzando. Non sono un animale da circo. Come cazzo ti permetti di parlare di me in questo modo? Stupido. Gli uomini comunque.
Sento parlare l'uomo dagli occhi azzurri - ripeto -. Che ne faccio di lui? Mi intralcerà e basta. Puoi riprendertelo. -
- Oh, andiamo! Non fare il broncio adesso. Immaginiamo che alla fine dell'asta, mentre la portavano via, abbia messo un cerotto sul braccio destro di Serghei, dove non batte il sole. Quando me l'hanno detto sono morto dal ridere. -
- E questo cosa dovrebbe dimostrare? - chiede curioso l'uomo.
- Che la ragazza ha fegato. È anche bella e vergine. Sento le guance diventare rosse per la vergogna.
- Vergine? Non te la sei scopata prima di venire qui? - chiede l'uomo con ironia.
Come cazzo parla questo tizio? Si vede che ha un ego enorme. Che grande affare.
Sento Mike esitare un attimo a parlare - avrei potuto ma.... Ti ho detto che è il tuo regalo di compleanno -.
Poi sento la porta aprirsi di nuovo. Quando i due uomini si avvicinano a me e a Ronny, li sento parlare in russo, almeno credo. Discutono davanti a noi per un po'.
- Grazie per il regalo - dice l'uomo dagli occhi blu con sarcasmo, arrendendosi ormai all'evidenza della situazione.
E finalmente torniamo alla festa, chissà come potrebbe continuare la serata in un altro modo orribile.
Questa festa è dolorosa, almeno per me.
Poi mi sento fuori posto, non solo perché sono tutti ricchi grassi, ma anche perché sono l'unica a indossare un abito corto.
Anche se non sono mai stata bene con i vestiti lunghi.
Mi guardo intorno per trovare un posto dove stare da sola. Dopo aver girato la testa per un po', trovo una specie di uscita dalla stanza. Ci arrivo lentamente, esco e vedo delle scale che portano al piano superiore. Salgo due o tre gradini e mi siedo.
Sono seduto e fisso il vuoto.
Credo di aver fissato le piastrelle bianche per ore.
Vedo un paio di scarpe nere davanti a me. Alzo lo sguardo e mi prende un colpo.
C'è un uomo di mezza età che mi guarda divertito. Ha un bicchiere di champagne in mano.
- Vuoi bere bellezza? - Mi chiede con una voce strana e mi mette il bicchiere davanti al viso.
Penso che sia ubriaco.
- No, grazie. - Rispondo freddamente.
- Dai, bellezza, bevi. - Insiste.
- No. - ripeto.
Senza preavviso, mi afferra il polso e mi tira con forza.
- Ahi. Lasciami andare - dico con rabbia.
Il ragazzo non mi ascolta, mi trascina così forte che quasi inciampo. Maledetti tacchi.
Mi porta in una specie di studio buio. Dalla grande finestra vedo che è notte fonda.
L'uomo chiude la porta dietro di sé. Ora siamo solo io e lui, al buio, in una stanza.
Si avvicina pericolosamente a me, io faccio automaticamente un passo indietro e sbatto contro quella che penso sia una scrivania.
Ora è di fronte a me, beve il bicchiere in un sorso e lo appoggia sul tavolo.
Un sorso vuoto. Si avvicina al mio viso: "Abbassa i pantaloni", ordina con uno sguardo malvagio. Sento il suo alito alcolico e non mi piace.
- No - rispondo con decisione e freddezza. - Fallo, puttana! - grida il ragazzo.
Tengo lo sguardo fisso e non faccio quello che dice.
- Beh, l'hai voluto tu. -
