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Due

Non potevo credere a quello che stavo guardando.

Sapevo che era il capo perché Donald, il ragazzo del bar, mi aveva detto che il capo stava aspettando che firmassi il contratto; Ma prima ha voluto conoscermi, perché mi ha detto che gli piaceva sapere chi lavorava per lui e ovviamente io non facevo eccezione.

Non è stato il primo a dirmelo.

Due giorni prima ero stato intervistato da una mora alta e molto sexy, che sosteneva di essere l'assistente del capo (Mr. Hunter), e nonostante avesse fornito il profilo per il lavoro che avrei svolto, mi aveva detto che l'ultima parola che me lo avrebbe dato oggi.

Ed eccolo qui, davanti a lui, in attesa della sua approvazione.

Ma il suddetto si limitava a guardarmi, non distoglieva i suoi occhi verdi dalla mia minuta figura ed io, incapace di continuare a sostenere il suo sguardo potente, distoglievo lo sguardo a terra.

- Gia alza lo sguardo e guardami negli occhi - pretese - sempre!

Quest'ultimo uscì quasi con un ringhio e lei non sapeva perché sembrava così arrabbiato.

Alzando lo sguardo con evidente sottomissione mi imbatto nei suoi occhi.

“Siediti,” ordina e io obbedisco senza esitazione, aveva una voce autorevole come il suo aspetto.

Sembrava un uomo estremamente sicuro di sé, del potere che sapeva di poter esercitare su chiunque.

In nessuno degli scenari che ho considerato per stasera c'era questo.

Pensavo di venire, essere accettato e iniziare il mio lavoro, sia quello che mi era stato concesso, sia quello che avevo intenzione di fare in ambito investigativo. Quello era il mio obiettivo, scoprire tutto su questo mondo e come arrivarci, per raggiungere il mio obiettivo. "Essere il suo sottomesso... o solo suo", ma non ho mai pensato di essere solo un suo dipendente.

Questo ha complicato tutto per me, potrebbe non voler avere niente con un dipendente della sua stessa attività.

- cosa ci fai qui Gia? - domande seduti sul divano e che mi portano fuori dai miei pensieri.

- siediti - ordinò di nuovo ma questa volta indicò lo spazio accanto a lui.

E mi sono seduto, il mio compito era obbedire e anche se avessi voluto non avrei potuto resistere. Il suo odore, il suo sguardo penetrante e la sua voce autorevole mi costrinsero a obbedire.

- Sono sicuro che non sei stupido, quindi dimmi che diavolo ci fai qui? - mi disse respirando così forte che quando espellevo l'aria mi scaldava il viso.

- Signore, sono venuto per il lavoro, ne ho bisogno e il mio impiego era già approvato, mi hanno solo detto che dovevo vederla per firmare il contratto - mi si avvicina e mi mette una mano sulla nuca, carezzandomi me con fremente lentezza e guardandomi.gli occhi.

“Che c'è Gianna, non sei coraggiosa come quando mi hai provocato dalla finestra?” Mi stringe il collo e mi porta vicino alla sua bocca, quasi a toccarmi il naso.

Chiudo gli occhi e lui stringe la presa facendomi lamentare e li riapro - se eviti di nuovo il mio sguardo troverai quello che non sai nemmeno di cercare - minaccia e io tremo sempre più .

L'altra sua mano risale la mia coscia raggiungendo l'orlo del mio vestito di pelle ed entra sotto di esso provocando un formicolio su tutta la mia pelle al suo tocco.

Mi sfiora l'orlo delle mutandine, appena sopra l'inguine e quando chiudo gli occhi, allenta l'elastico, facendolo colpire sulla mia pelle e bagnandomi in modo imbarazzante.

Mi lamento per il dolore e lui mi stringe di più il collo mentre penso che mi soffocherà e si china per respirarmi nel collo.

- Sarò molto chiaro con te Gianna - mi dice mentre mi morde il collo e io gemo piano

"Primo, non puoi lamentarti o lamentarti se non te lo permetto" e morde ancora, ancora più forte mentre mi sfiora il sesso con la punta delle dita, ma non oso reagire, non voglio disturbarlo più di quanto non lo sia già...

Non so come faccio, ma ho capito. Mi toccherà allenarmi per lui nel mio bagno senza emettere alcun suono che i miei genitori possano sentire.

- secondo, mai, ascolta bene, non voglio mai che nessun uomo suoni niente con te - mi infila un dito - solo io posso farlo e solo se voglio - e appena sono entrato è uscito e si è alzato il mio fianco lasciandomi stordito e gocciolante da sotto.

- e terzo - dice facendomi cenno di alzarmi dal divano e mettermi di fronte a lui - Non voglio niente con te - mi dice vicinissimo alla mia bocca, quasi recitando le parole e io voglio solo piangere .

- Il lavoro è tuo - aggiunge con tono freddo.

- Firma il contratto e vai a lavorare, non mi piace che i miei clienti aspettino - Mi offre il documento e io firmo, poi penso che avrei dovuto leggerlo ma è troppo tardi.

Quando mi giro con la mia piccola borsa in mano, sento che sta camminando dietro di me, e proprio mentre sto per aprire la porta, mi afferra per la vita e mi sussurra all'orecchio.

- così come non voglio che tu giochi con nessuno - abbassa la mano e mi stringe una coscia sopra la stoffa - spero che tu non osi mai chiudere quella finestra.

Mi apre la porta e mi spinge nel corridoio, lasciandomi completamente confuso.

Cosa c'è che non va? Perché sei arrabbiato?

E la cosa principale, perché diavolo non esco di qui e gli permetto tutto quello che mi ha fatto?

Facile, molto facile è la risposta, lo voglio e lo avrò.

Se devo essere il suo sottomesso, lo sarò.

Questo gioco è appena iniziato ed è più che evidente che entrambi abbiamo deciso di giocarci.

Non ho aspettato tutti questi anni per avvicinarmi a lui, ora che sono a un passo dalla fuga.

Così come sono stato pazzo di lui per molto tempo, gli farò perdere la sanità mentale per me e ci trasferiremo sul pianeta del piacere, come due pazzi la cui unica terapia saremo noi stessi.

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