2 Capitolo
Una luce intensa e allo stesso tempo calda, punta contro i miei occhi in maniera insistente.
Li apro lentamente, sbattendo più volte le palpebre.
Mugugno e mi giro dall'altra parte.
Prendo il cuscino e lo poso sulla mia testa, cercando di coprirmi dal sole.
Sento il materasso scendere al mio fianco e delle braccia avvolgermi i fianchi.
«Svegliati piccola dormigliona.
E' ora di alzarsi»
Sbuffo leggermente e alzo la testa da sotto il cuscino, guardandolo assonnata.
Sbadiglio pesantemente e mi prende fra le sue braccia, facendomi posare la testa sul suo petto.
«Ben svegliata amore»
Mormora con tono dolce al mio orecchio, posandomi un bacio sulla fronte.
«Hai fame?»
Mi chiede con tono curioso, mentre annuisco sul suo petto.
«Cosa vuoi principessa?
Ti ho preparato dei waffle con crema, miele e frutti di bosco e il tuo succo d'arancia spremuta, filtrato come piace a te»
Si alza dal letto e prende il vassoio dal comodino.
Mi stiracchio leggermente e mi metto comoda sul letto, poggiando la schiena sui cuscini.
Apre le gambe del vassoio e lo posa sulle mie gambe.
Non appena vedo il cibo nel piatto mi viene l'acquolina in bocca.
Faccio per prendere le posate, ma d'istinto ritraggo le mani.
Guardo Axel negli occhi e aspetto il suo permesso per mangiare.
Mi guarda stranito e confuso allo stesso tempo, ma subito capisce la mia esitazione.
«Amore puoi mangiare.
Sai benissimo che non devi chiedermi il permesso»
Prende la mia testa fra le mani e mi bacia delicatamente.
«Vuoi che ti dia io da mangiare?»
Chiede con tono incerto, guardandomi negli occhi.
Sospiro e gli sorrido leggermente, scuotendo il capo.
«No Axel, ma resta qui con me e mangia qualcosa anche tu.
Ti chiedo solo questo»
Ridacchia divertito e mi sorride, baciandomi ancora.
«Non ti aspettare che mangio metà del tuo piatto, perché questo devi mangiarlo tu, ma di lasciarti sola non se ne parla.
Tu non starai mai sola e sai perché?
Perché starò sempre con te amore»
Sorrido a trentadue denti e inizio a mangiare quello che ho nel piatto.
«Fra poche ore ho una riunione, ma per non farti stare da sola ho invitato tua cugina, Kenia e Skye qui a casa per farti compagnia.
Appena ho finito vi raggiungo e stiamo un po' insieme, va bene?»
Mi chiede con tono dolce, prendendo un pezzo di waffle dalla mia forchetta.
Annuisco entusiasta e continuo a mangiare, sentendomi protetta fra le sue braccia.
Mi spoglio dal pigiama e apro il getto d'acqua, impostandolo su caldo.
A passi piccoli entro sotto la doccia e subito sento le goccioline d'acqua scorrermi sulla pelle.
Sospiro di sollievo e sorrido, sentendo il mio corpo rilassarsi e abbandonarsi completamente al calore.
Una doccia calda e rilassante è quello che mi ci voleva.
E' un vero e proprio piacere.
Insapono il mio corpo con un bagnoschiuma alla vaniglia e lo stesso faccio con i miei capelli, usando uno shampoo.
Mi risciacquo lentamente e prima di uscire dalla doccia, mi concedo qualche altro minuto sotto la doccia.
Avvolgo un' asciugamano intorno al mio corpo e uno sui capelli.
Torno in camera a piccoli passi e prendo i vestiti sul letto, preparati precedentemente.
Ho scelto di indossare un semplice jeans azzurro e una maglietta nera con una scritta bianca.
Uno stile casual e comodo, senza troppi sfarzi o smancerie.
Insomma,... adatto a me.
Li vesto velocemente e apro la finestra del bagno, sentendo un gran caldo.
Mi affaccio e sento un venticello caldo scontrarsi contro le mie guancie.
E' una bellissima giornata di sole di fine Maggio.
Fa un po' caldo, ma nulla di insopportabile.
Valuto l'opzione di asciugarmi i capelli con il fono, ma opto per un altro metodo.
Prendo la spazzola e spazzolo i miei capelli, rendendoli più ordinati.
Faccio la riga e li divido in due ciocche, facendomi poi delle trecce olandesi belle grandi.
Mi guardo un'ultima volta allo specchio e, dopo aver constatato di essere almeno presentabile, ricomincio a riporre le cose al proprio posto.
Mentre sono indaffarata in questo lavoro, non mi accorgo della presenza di Axel alle mie spalle.
Mi volto e non appena alzo lo sguardo e sobbalzo, vedendolo appoggiato allo stipite della porta.
«Scemo, mi hai fatto spaventare!»
Gli dico dandogli un pugnetto sul petto, portandomi una mano sul cuore.
«Lo sai che mi piace osservarti in tutto ciò che fai»
Dice con tono malizioso, avvicinandosi a me.
«Si, ma facendo così le spaventi le persone»
Dico facendo il broncio, incrociando le braccia sotto il seno.
«Mi piace incutere paura nelle persone»
Si avvicina ancora di più a me e mi cinge i fianchi con le sue mani, attirandomi contro il suo petto.
«Tutti hanno paura di me»
Sussurra contro le mie labbra, a pochi centimetri di distanza dalle sue.
«Io no.
Puoi fare tutto quello che vuoi, ma non mi farai mai paura»
Sussurro baciandogli leggermente le labbra.
«Allora devo farti cambiare idea»
Non ho il tempo di capire le sue parole che le sue abili mani solleticano in modo piacevole e fastidioso i miei fianchi, facendomi dimenare e ridere fra le sue braccia.
«S- smettila, b- basta!»
Dico con voce rotta dalle risate, cercando di scappare dalle sue braccia.
«Confessa di avere paura di me e ti lascio andare»
Dice con tono divertito, continuando con la sua dolce tortura.
Le sue dita continuando il loro lavoro, aumentando il ritmo e di conseguenza aumentano anche le mie risate.
Mi fa male il petto solo per come sto ridendo.
«B- basta!
Okay... l- lo dico!
A- adesso s- smettila!»
Subito le sue mani si fermano e mi permettono di riprendermi.
Ho le lacrime gli occhi e il respiro corto per le risate.
Indietreggio di poco e mi appoggio alla parete con la mano, cercando di riprendere fiato.
«Sto aspettando principessa»
Dice con una nota di malizia nella voce, preparandosi in posizione d'attacco per rifarmi il solletico.
«Io ho una paura che riguarda te, ma non sei tu»
Confesso lasciandolo interdetto.
Si rimette in posizione eretta e mi guarda confuso.
«Cioè?»
Chiede con tono confuso, avvicinandosi di qualche altro passo.
«Ho paura di perderti»
Mormoro facendo incastrare i nostri occhi.
Sorride leggermente e le sue braccia circondano il mio corpo, facendomi posare la testa sul suo petto.
«Questa tua paura è stupida amore, perché non mi perderai mai.
Qui, quello che dovrebbe avere paura di perderti, dovrei essere io, ma sai perché non ho questa paura?
Perché farò di tutto pur di non perderti di nuovo»
Mormora a pochi centimetri dalle mie labbra, per poi farle combaciare in un bacio.
Ridacchio leggermente e mi stacco dal suo abbraccio, mettendo le mani sui fianchi.
«E tu perché mi stavi osservando?»
Chiedo con tono divertito.
«In realtà ero venuto a dirti che sono arrivate le altre, ma poi mi sono incantato nel vedere la creatura più bella su questo mondo»
Arrossisco leggermente e gli tiro uno schiaffetto sul braccio.
«Smettila.
Adesso meglio andare oppure resteranno ad aspettare giù per molto tempo»
Mi prende per mano e mi conduce fuori la camera.
E' da quando sono tornata che non esco da questa stanza.
«Tu devi andare in riunione, vero?»
Chiedo con tono curioso, mentre scendiamo le scale.
«Si amore.
Dobbiamo discutere di alcuni affari e... altre cose, ma tu non devi preoccuparti di nulla.
Appena ho finito vengo da te»
Finiamo di scendere la scalinata e giungiamo in sala.
Sedute sul divano trovo mia cugina, Kenia e Skye impegnate nel chiacchierare.
Non appena sento le loro voci da dietro il muro, il mio cuore prende a battere all'impazzata.
Prima di varcare la soglia Axel si ferma, facendo fermare anche me.
Si volta a guardarmi e io faccio lo stesso.
«Sei pronta amore?»
Mi chiede scrutando il mio volto.
Annuisco incerta e a passi lenti entro nella stanza.
Non appena varco la soglia il silenzio diventa protagonista e tutti i loro occhi sono puntati su di me.
Alzo lo sguardo e non appena i miei occhi incrociano i loro, si riempiono di lacrime.
Anche i loro si riempiono di lacrime eppure nessuna di noi riesce a muovere un singolo passo.
Rivederle dopo così tanto tempo, senza esserci sentite nemmeno per telefono, mi fa un certo effetto.
Tiro su con il naso e lascio lentamente la mano di Axel, compiendo un debole passo verso di loro.
Sospiro e sorrido leggermente, senza staccare i nostri sguardi.
Pochi secondi e succede tutto così rapidamente che nemmeno me ne rendo conto.
In meno di pochi attimi siamo tutte e tre abbracciate, strette l'una all'altra.
Ci abbracciamo forte, mentre i nostri corpi sono scossi dai singhiozzi.
«Mi siete mancata... così tanto...»
Cerco di dire con la voce rotta dal pianto, mentre le tengo strette a me.
«Ci sei mancata... anche tu.
Non andartene mai più»
Dice Jennifer con un filo di voce, continuando ad abbracciarmi.
Scuoto il capo in senso di negazione e continuiamo a restare abbracciate ancora per un po', finché non ci stacchiamo e ci asciughiamo le lacrime depositate agli angoli degli occhi.
«Allora ti lascio in buona compagnia amore»
Dice Axel avanzando verso di me.
Annuisco ancora scossa e lo bacio sulle labbra.
«Per qualsiasi cosa chiedete a Linda e se volete potete andare in giardino.
Nel caso non dovessi sentirti bene amore, non esitare a farmi chiamare, d'accordo?»
Mi raccomanda con tono preoccupato.
«Tranquillo, è in buone mani»
Lo rassicura Jennifer, ancora con le lacrime agli occhi.
Sospira leggermente e mi posa un bacio sulla fronte.
«Divertiti amore»
Mi lascia un bacio volante sulle labbra ed esce dalla stanza.
«Ti va di andare fuori?
E' una bella giornata di sole»
Mi chiede mia cugina, andando verso la porta-finestra.
«Si, ho visto.
Voi volete qualcosa da bere?»
«Casomai della limonata fresca»
Dice Kenia leccandosi le labbra, ricevendo uno sguardo complice dalle altre.
«Linda»
Esce dalla cucina correndo, con un panno fra le mani che sta usando per asciugarsi quest'ultime.
«Può portarci delle limonate in giardino?
Stiamo nella terrazza sul retro»
Annuisce con un sorriso stampato in volto e corre via in cucina.
«Come ti senti?»
Chiede Skye con tono preoccupato, sedendosi accanto a me.
«Fisicamente sto bene, questo è sicuro.
Grazie alle attenzioni di Axel sono riuscita a rimettermi in sesto»
«Ancora non posso crederci che finalmente sei di nuovo qui con noi
Quando Josè mi ha detto che Axel era riuscito a salvarti morivo dalla voglia di vederti, ma mi hanno detto che non eri nelle condizioni adatte e ho dovuto aspettare.
Non sai quanto è stato difficile non poterti vedere, dopo tutto quello che è successo»
Sospiro pesantemente, ripensando a quei momenti.
«Diciamo che questi due mesi non sono stati una passeggiata per nessuno e sinceramente neanche tutt'ora lo è.
Ricordo che quando sono tornata qui avevo paura, molta paura di chi avevo attorno.
Axel era l'unico a cui permettevo di avvicinarmi, ma gli altri... non ci riuscivo.
Lewis e Axel ne hanno discusso a lungo e alla fine era meglio per me stare qualche tempo senza vedere nessuno, giusto il tempo di riprendermi fisicamente e in parte psicologicamente.
Quello che ho vissuto mi ha lasciato diversi segni... ovunque.
Axel ha avuto una pazienza con me che non credevo avesse nel suo carattere»
«Sinceramente nemmeno io.
Forse tu non l'hai notato, ma è cambiato»
«No, non è cambiato.
Sta solo sviluppando e rivelando una parte del suo carattere, del suo essere che teneva ben nascosta»
Sento dei passi alle mie spalle e mi volto, trovando Linda con un vassoio in mano e su di esso le nostre limonate.
Mi alzo e vado verso di lei, prendendo le limonate, per poi poggiarle sul tavolo.
«Grazie dell'aiuto signorina»
Faccio spallucce e torno a sedermi al mio posto, incrociando le gambe sulla sedia.
«Per qualsiasi cosa sono in cucina»
Dice prima di sparire in casa.
«Adesso basta parlare di cose brutte e brindiamo al tuo ritorno Alexa»
Propone Kenia afferrando un bicchiere.
«Sono d'accordo»
Afferra Jennifer, alzandosi in piedi anche lei.
Scuoto il capo sorridendo e mi alzo anch'io, seguita a ruota da Skye.
Prendiamo tutte un bicchiere e lo portiamo in aria.
«Brindiamo al tuo ritorno e alla tua serenità.
Salute!»
«Salute!»
Diciamo tutte in coro.
Facciamo scontrare delicatamente i bicchieri e faccio un lungo sorso di limonata.
Mi risiedo e poso il bicchiere sul tavolo, sentendomi appagata dalla freschezza della limonata scendermi per la gola.
«A proposito, come vanno le cose con Josè?»
Chiedo con tono curioso, rivolta a mia cugina.
«Alla grande cuginetta.
Nel periodo in cui tu non c'eri, non mi ha lasciata sola nemmeno per un' istante.
Ci siamo avvicinati ancora di più e ci siamo fidanzati ufficialmente.
Volevamo dare una festa, ma volevo aspettare che tu tornassi.
Non avrei mai dato una festa senza di te, soprattutto in un'occasione così importante per me»
«Beh, non so... non credo di essere pronta a rivedere tutti.
Quando mi hanno salvato non sono riuscita a guardare in faccia nessuno per la paura che provavo.
Me ne vergogno tanto, anche perché tutti loro si sono scapicollati per ritrovarmi e portarmi al sicuro.
Spero che non siano arrabbiati con me»
Dico con una nota di preoccupazione nella voce.
«No Alexa, fidati delle mie parole.
Nessuno di loro ce l'ha con te, anzi, sono assai comprensivi e in tutto questo tempo hanno chiesto notizie ad Axel della tua situazione.
Sai, non vedono l'ora di poterti rivedere»
Mi dice Skye con tono rassicurante.
«Spero anch'io di prendere abbastanza coraggio e di rivederli presto.
C'è qualche altra novità che non so?»
Chiedo con tono curioso, facendo un altro sorso di limonata.
«Chiedilo alla nostra Skye.
E' lei che ha delle novità»
Dice con tono malizioso.
«Cioè?»
Chiedo con tono confuso, rivolgendo la mia attenzione su Skye.
«Io e William stiamo insieme»
Confessa facendosi rossa in volto.
«Sul serio?
Ma... voi, si insomma, non avete dato a vedere nulla»
Dico con tono incredulo.
«Beh, si, è successo tutto mentre tu eri ..., quando non eri qui.
Io ho sofferto molto, tanto nel sapere e nel vedere mio fratello compiere quelle atrocità, di far parte del tuo rapimento.
William mi è stato vicino per tutto il tempo e ha cercato in tutti i modi di farmi sorridere.
Quando hanno ritrovato Juan, in quelle condizioni, non ho retto il colpo e sono andata in depressione.
Lui non mi ha lasciato sola un' attimo ed è stato con me giorno e notte in ospedale, mentre stavo accanto a Juan.
Alexa... non sai quanto mi sento in colpa per quello che ti ha fatto mio fratello.
So di non aver fatto nulla, ma mi sento in colpa comunque.
Non capisco cosa gli sia passato per la testa, non capisco i suoi pensieri e nemmeno i suoi comportamenti che ha adottato negli ultimi tempi.
Io ti chiedo scusa... per tutto.
Davvero, scusami»
Dice prendendo le mie mani fra le sue, con gli occhi incastrati nei miei.
Sospiro e le accarezzo le mani dolcemente.
«Skye, come hai detto tu, non hai colpe e non devi essere tu a dovermi delle scuse.
Nel tempo in cui ero qui e tuo fratello si è alleato con Samuele, tu mi sei stata vicina come amica invece di appoggiare tuo fratello nella sua follia.
Per me è un gesto grande, troppo per farmi dare delle scuse da te.
Capisco che lo fai perché ormai lui non può più farlo, ma l'ho perdonato ormai.
Da quello che ricordo lui era presente nel momento del sequestro, ma lui dopo non c'era.
Appena ho compreso la fine che ha fatto, non potevo crederci, non potevo credere che quel mostro aveva posto fine ad una vita innocente.
Juan ha fatto tutto quel che ha fatto perché era innamorato di me, ormai l'avevo capito.
Lui non aveva cattive intenzioni, non voleva farmi del male, voleva solo delle attenzioni da me e un' amore contraccambiato che io non potevo dargli.
Qui quella che si sente in colpa nei tuoi confronti sono io.
Ho fatto soffrire tuo fratello e il mio rifiuto l'ha condotto fra le mani di quel mostro.
Non ho chiesto sue notizie quando sono tornata e in tutto questo tempo.
Non sono stata presente al suo funerale per salutarlo un'ultima volta e non ti sono stata vicina nel momento del bisogno.
Qui a chiedere scusa sono io, non tu»
Dico tutt'ad un fiato, mentre il suo sguardo si trasforma in un'espressione confusa.
«Funerale?
Alexa di cosa stai parlando?»
Chiede con tono confuso, facendo confondere anche me.
«Del funerale di Juan»
«Alexa, non c'è stato nessun funerale.
Mio fratello è vivo»
Sbarro gli occhi sorpresa e il mio cuore perde un battito, solo nel sentire quelle parole.
«Che cosa?»
Chiedo con un fil di voce, con tono incredulo e sorpreso allo stesso tempo.
«Mio fratello è vivo.
Si trova in ospedale, in coma da quattro mesi ormai, ma è ancora vivo»
Spiega lentamente, guardandomi negli occhi.
*
Chiudo la porta d'ingresso e mi appoggio ad essa, prendendo un gran respiro.
Non posso crederci, sono sconvolta.
Juan è vivo, mentre io lo credevo morto e sepolto.
Vorrei andare da lui, vederlo e parlargli per cercare di svegliarlo, ma c'è qualcosa in me che mi blocca.
Non so spiegarmelo, è difficile da spiegare e da comprendere.
Puoi capirlo soltanto se lo provi.
Voglio parlarne con Axel e prendere una decisione insieme a lui.
Solo spero che non sia più in riunione, altrimenti interromperei le sue questioni urgenti con le mie stronzate.
A passi lenti mi dirigo verso la sala delle riunioni.
Appoggio delicatamente l'orecchio sulla porta, cercando di capire se c'è ancora qualcuno, ma non si sente nessuno.
Busso un paio di volte e apro la porta, sbucando con la testa.
Mi guardo intorno e mi rendo conto che qui non c'è nessuno.
Quindi la riunione è finita.
Dove si è cacciato Axel?
Richiudo la porta e continuo a percorrere il corridoio, quando incontro uno dei suoi uomini.
«Per caso sai dirmi dove si trova Axel?»
Chiedo con tono curioso, rivolta all'uomo con l'uniforme nera.
«E' sceso nelle segrete.
Vuole che l'accompagni signorina?»
Scuoto il capo in segno di negazione e lo ringrazio, continuando per la mia strada.
Scendo le scale del seminterrato, trovandomi di fronte una grande porta in ferro semi aperta.
Varco la soglia e una lunga fila di celle vuote sono la prima cosa che vedo.
Solo a guardarle mi vengono i brividi.
Mi ricordano la gabbia in cui sono stata rinchiusa e le catene.
Scuoto il capo scacciando quelle immagini e continuo ad avanzare.
Tutte le celle sono vuote e qui sotto fa leggermente freddo.
Continuo a percorrere il lungo corridoio, fino a quando una cella attira la mia attenzione.
Mi avvicino con cautela alle sbarre e vedo un ragazzo, girato di spalle.
Non appena poso il piede a terra il ragazzo si volta con una lentezza allucinante, ritrovandosi faccia a faccia con me.
Nel momento in cui i suoi occhi incrociano i miei, il mio corpo inizia a tremare senza controllo.
Tutti i ricordi tornano a galla e la paura ormai repressa torna ad impossessarsi di me, fottendomi completamente il cervello.
«Ciao bambolina.
Ti sono mancato?»
