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Capitolo 3 Primi ricordi

"Mamma, mamma guarda cosa ho fatto! Orgogliosamente Lyra tiene in mano un colorato disegno a matita di tutta la

tutta la famiglia mentre corre in cucina.

"Cos'è questo?" La donna chiede alla figlia con un tono piuttosto duro.

"Siamo noi, mamma".

Improvvisamente il disegno viene strappato dalle mani della bambina e fatto a pezzi. Oceano

occhi freddi blu oceano incontrano morbidi occhi grigio-blu pieni di lacrime.

"Perché l'hai fatto, mamma?"

"Era un brutto disegno. Brutto proprio come te", sogghigna la donna. "E cosa ti ho detto

di chiamarmi mamma? Mi chiamerai Tiana e nient'altro", sputa fuori con disgusto.

SLAP!

Lyra cade a terra con un duro tonfo, il gomito sbattuto sul duro pavimento. Lacrime silenziose cadono

sulle sue guance.

"Piccolo bastardo vomitoso! Piccolo ratto schifoso!".

Un altro schiaffo.

"Osi mettere le tue luride dita sulle cose dei tuoi fratelli e poi hai l'audacia di fare un disegno ancora più

ancora più disgustoso e includervi te stesso! Non ti abbiamo insegnato niente?"

Lyra inizia a tremare sul pavimento. Le lacrime scorrono come un rubinetto rotto lungo le guance e il suo

piccolo cuore fa male con ogni parola. Non riesce a capire perché le vengano dette cose del genere e

qualcosa dentro di lei dice di non chiedere nulla. Qualche altro schiaffo forte viene dato sulla sua guancia già

guancia gonfia.

"Niente cena per te".

Tiana afferra sua figlia per i capelli e la trascina verso il seminterrato e spalanca la porta

prima di darle un bel calcio nella schiena facendola ruzzolare giù per le scale. Con un sorriso malato

sulle labbra Tiana guarda sua figlia cadere dalle scale e atterrare dolorosamente in fondo

in basso con un urlo e un forte pianto.

"Fa male..." Lyra piagnucola, cullandosi il braccio sinistro.

"Avresti dovuto pensarci prima di decidere di rubare i pastelli di tua sorella".

"Mi dispiace, ti prego, non lasciarmi. Farò la brava. Lo prometto." Lyra balbetta debolmente attraverso il

evidente dolore.

Dio, sei patetica". Tiana sospira. "Se stai zitta e la smetti con questo rumore lamentoso, potrei lasciarti

uscire prima del previsto".

L'ultima cosa che sentì prima che l'oscurità prendesse il sopravvento fu sua madre che rideva e poi sbatteva

la porta, chiudendola a chiave e andando via. Tutta sola nel freddo scantinato cerca di fare del suo meglio

per riposizionarsi senza muovere troppo il braccio dolorante. Come le volte precedenti quaggiù

Lyra non riesce a capire perché finisce nell'oscurità del seminterrato, tutta sola e ferita. I

schiaffi erano più forti questa volta e più di uno. Era anche la prima volta che veniva presa a calci. Grasse lacrime

Le lacrime grasse le scendono ancora sulle guance e lei fa del suo meglio per non fare alcun rumore nella speranza di uscire

più velocemente.

"Forse la mamma sorriderà se faccio la brava" sussurra tranquillamente a se stessa

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