Capitolo 7 (Anthony POV)
Un forte mal di testa mi colpii nel bel mezzo della festa e tutto questo dopo aver ricevuto una sgradevole chiamata.
Avevo mentito agli altri ma si trattava pur sempre degli affari miei e non mi andava di confidare con loro. Per schiarirmi le idee o quantomeno rendere meno doloroso il mal di testa, decisi di andare in bagno per sciacquarmi il viso e ripensai un po' al mio passato, anche se era l'ultima cosa che avrei voluto fare.
"Non ci pensare, Anthony, non ci pensare... almeno non adesso!" pensai fra me e me.
Dell'acqua gelata si impossessò del mio viso e respirai con calma, giusto per calmarmi mentalmente. Il mal di testa scomparve ma i cattivi pensieri e il malumore non di certo.
Non potevo rimanere in bagno per tutto quel tempo, quindi uscii cercando di pensare a qualcos'altro.
Quando ritornai nel salone, vidi le ragazze tranne Scarlet a parlare con la nuova ragazza. Ella comunicava con un lavagna magnetica e faceva giusto qualche verso quando doveva rispondere "sì" e "no" muovendo con la testa.
Non so cosa mi ero perso nel momento in cui ero bagno ma la trovavo piuttosto strana. E per vedere Scarlet che si era messa in disparte e non si curava minimamente della nuova arrivata, significava che forse la pensavamo allo stesso modo.
Così andai da lei per chiedere informazioni mantenendo un tono basso, in modo da non farmi sentire dagli altri.
«Ma è muta o cosa?»
«Ma che muta! Parla eccome anche se con lentezza rispetto a noi ed a chiunque. Ha fatto una scenata inutile per fare la vittima della situazione» mi rispose seccamente.
«O meglio, una scenata per non farsi scoprire»
«Eh?! Allora è vero!»
«Vero cosa, scusa?»
«Che si era intrufolata nel corridoio senza permesso... l'ho vista mentre stava andando in bagno»
«Quindi ha davvero rubato qualcosa?»
«Non credo, ma l'ho pensato comunque... magari raggiungendo le vostre camere»
«Appunto, abbiamo fatto la stessa pensata a quanto vedo»
«Si può sapere di cosa state blaterando voi due?» e Robert si intromise nel discorso.
«Cos'è questo spettegolare? Non è affatto carino, soprattutto se lo si fa ad una festa!»
«E tu non credi che sia poco rispettoso intrufolarsi altrove senza il permesso della padrona di casa?»
«Non mi pare di averlo fatto, non sono il tipo!»
«Coglione, non sta parlando di te ma di quella lì» incalzai io indicando con discrezione la ragazza.
«Non ho capito, state davvero pensando che abbia architettato tutto per poter rubare qualcosa? Perché se è così allora complimenti, avete la stoffa per diventare scrittori di romanzi gialli»
«Ti facevo più intelligente Robert»
«Se per questo, vale anche per te Anthony»
Ci guardammo come due cani rabbiosi ma Scarlet si mise in mezzo tra noi come mediatrice. E se faceva proprio lei la mediatrice, allora la situazione era andata a puttane, letteralmente.
«Meglio che me ne stia un attimo da solo...» dissi io girandomi i tacchi.
«Sì guarda, che è meglio»
Figurati se il signorino non avesse perso l'occasione di avere l'ultima parola pronta.
Ignorai le sue frecciatine e mi appoggiai vicino alla finestra dove una bella luna piena sfoggiava insieme a tante stelle intorno a lei in un cielo nero, nero come i miei capelli e come anche il mio umore.
Pensai alla chiamata di prima... era Sally, la mia ex. Avevo fatto di tutto per lei ma in cambio ottenni solo una delusione. No, non mi tradì con un altro ma aveva comunque tradito la mia fiducia, rilevando a tutti il mio segreto ed in più scoprendo che stava con me solo per il sesso.
Fin da bambino avevo sempre odiato i rapporti sociali ma quando conobbi Sally, pensavo che tutto sommato la gente non fosse così cattiva e che forse avrei dovuto fare un piccolo ma grande passo per aprirmi con gli altri. Ebbene, mi sbagliavo. Tutto andò a rotoli a causa di Sally e da lì giurai che non avrei mai più ceduto ai buoni sentimenti, di non fidarmi delle persone e soprattutto di pensare solo ed unicamente a me stesso. Avevo già avuto un'infanzia angosciante a causa degli anni passati in orfanotrofio, ma la rottura con Sally fu la goccia che fece traboccare il vaso. Se già prima di conoscere Sally, ero parecchio suscettibile e scontroso, dopo quel fattaccio, divenni addirittura peggio.
La situazione si stabilizzò un poco dopo aver conosciuto Robert e Stephen e tentai di nuovo a rapportarmi con le persone, sebbene all'inizio con scarsi risultati.
Poi capii che stare con loro non era poi così male e Stephen mi aveva chiesto (in realtà scongiurato talmente che fu insistente, peggio di uno stalker) di intraprendere la carriera da modello in quanto lo erano anche loro. Secondo il rosso avevo la qualità per esserlo e accettai.
Grazie a loro, un po' ero cambiato, complice del mio lavoro che non sfuggiva minimamente ai contatti delle persone.
Il mio obiettivo era quello di diventare una persona migliore: non il solito scorbutico, scontroso, suscettibile ed aggressivo Anthony.
Robert e Stephen erano miei amici ma non al punto di considerarli tali da dover confidare i miei segreti ed il mio passato.
Non sapevano nulla del mio passato in orfanotrofio, della mia ex, del mio vecchio lavoro dopo essere uscito dall'orfanotrofio e ripreso subito dopo la rottura con Sally... non sapevano assolutamente nulla di me, se non i miei connotati e la mia provenienza.
E sarebbe stato sempre così.
La mia fiducia era già stata tradita da Sally, non mi andava di ripetere per la seconda volta la stessa esperienza.
E se tutto sommato avere degli amici non era poi così male, l'idea di innamorarmi mi veniva il voltastomaco. Mi ero ripromesso che non avrei perso la testa di nuovo per una ragazza, giammai.
Ripensai alla chiamata di Sally di poco fa...
«Mi manchi, perché non chiudiamo un occhio e cominciamo tutto d'accapo?» mi disse.
Chiudere un occhio? Sbandierare i miei segreti a mezzo mondo quando le dissi fin da subito di non farlo era per lei di poca rilevanza tanto da chiudere un occhio... fanculo Sally, fanculo.
Non mi accorsi però che qualcuno mi stava osservando perché dal riflesso della finestra osservai la figura di una persona che mi stava guardando.
E quella era la nuova ragazza. Come si chiamava...? Meredith? Mi ero già dimenticato del suo nome. E soprattutto da quanto tempo stavo guardando la luna dalla finestra? Mezz'ora? Un'ora?
Avevo completamente perso la percezione del tempo e chissà da quanto tempo mi stava osservando quella lì.
Notai il suo sguardo perso, totalmente imbambolata ed appena mi girai di scatto verso di lei, cambiò espressione diventando rossa.
Per non farsi scoprire, si girò da un'altra parte ma tanto io avevo già capito tutto.
Mi girai di nuovo verso la finestra per guardare la luna ma dal riflesso della finestra notai che lei mi stesse guardando di nuovo, così mi girai di nuovo verso di lei e quest'ultima si girò da un'altra parte.
La mia pazienza era al limite.
Andai verso di lei con un viso da far mietere chiunque dalla paura per mettere in chiaro diverse cose.
«Te lo dico senza peli sulla lingua: hai rotto il cazzo, quindi smettila di guadarmi che mi da' solo fastidio»
Rimase completamente pietrificata e non ebbe il coraggio né di parlare né tantomeno di reagire.
Abbassò il capo per la vergogna e non mi guardò più.
Dio, è proprio vero che ci vogliono le cattive maniere per far capire alle persone di non superare certi limiti.
Ritornai a guardare la luna dalla finestra ma all'improvviso sentii qualcuno singhiozzare.
Era Meredith. Cazzo, avevo esagerato...
Uscì dal salone posando il bicchiere sul tavolo. Ora che ci penso, dov'erano gli altri, che fine avevano fatto? Andai a controllare per vedere dov'erano finiti salvo poi scoprire che erano andati a mangiare fuori al balcone per guardare la luna.
Mi domandai perché non mi avessero chiamato ma non era questo il momento di pensarci.
Andai da Meredith per risolvere la situazione: fui un pezzo di merda e non avevo alcuna giustificazione dietro al mio comportamento nei suoi confronti. Anche se mi dava fastidio essere sotto osservazione, avrei potuto farglielo notare con gentilezza invece di dirglielo con aggressività.
Se c'era un difetto di cui non riuscivo proprio a togliermelo era quello di prendermi con gli altri quando ero di pessimo umore e non ne andavo fiero.
Sentii il suo singhiozzare dal bagno ma avvicinandomi man mano alla porta del bagno, non stava singhiozzando: il suo era un pianto liberatorio.
Merda, l'avevo fatta davvero grossa.
Bussai alla porta ma non ricevetti nessuna risposta. Non era chiusa a chiave ma mi imbarazzavo di entrare, poteva essere seduta sulla tazza del water!
Ebbi poi un'idea per come farla uscire.
«Meredith, scusami ma il bagno è uno solo ed io devo entrarci...» dissi cercando di essere il più gentile possibile.
Finalmente aprì la porta e quando la guardai, per poco non mi si spezzò il cuore: aveva il viso completamente rigato dalle lacrime e gli occhi gonfi.
Cercò di evitarmi sia con lo sguardo che con i movimenti ma io glielo impedii bloccandola con la mano. Mi guardò con gli occhi pieni di panico ed ebbi l'assoluta conferma che lei ormai mi temeva.
«Scusami, la mia era una piccola bugia per farti uscire... tuttavia, ti devo parlare!»
Cercò di divincolarsi dalla mia mano ed incominciò ad agitarsi. Merda.
«E va bene, lascio il tuo braccio ma a patto che tu non sfugga da me!» dissi io con un tono che non ammetteva repliche.
All'improvviso silenzio.
Lei ovviamente mi evitava con lo sguardo ed io che la guardavo senza riuscir ad aprire bocca. Tutto questo perché non avevo il coraggio di chiedere scusa. Ero davvero un coglione.
Invece di chiederle scusa, le domandai «Ti faccio paura?»
Finalmente mi guardò ed io guardai il suo viso: ero troppo incazzato per notarlo prima ma era davvero graziosa ed adorabile. Per poco non divenni io rosso quanto lei in viso.
Inaspettatamente parlò e mi rispose.
«Uuuun poooo' siiiii...»
Era la prima volta che sentivo una persona parlare così. Ora capisco perché prima comunicava con una lavagnetta con gli altri.
Me lo avevo già detto Scarlet ma sentirla parlare faceva comunque un effetto non indifferente. Non in senso cattivo ovviamente.
«Mi dispiace... non volevo sfogare la mia rabbia su di te» risposi io grattandomi la nuca imbarazzato e girando la faccia altrove perché non avevo il coraggio di guardarla.
«A-a-anch'iooo t-t-tiii deevoo chieeederee scuusaaa...» disse all'improvviso lei.
Eh? Scusa a me? E per cosa?
Poi guardai il suo viso ed era diventata tutta rossa, non mi guardava in faccia e stringeva molto fortemente la gonna del vestito.
«Non mi dovresti chiedere scusa, anzi, non hai fatto nulla»
«Inveceee siiii» insistette lei.
Poi all'improvviso riuscì a liberarsi da me per andare nel salone. Forse, nonostante le scuse, non fui abbastanza convincente ed il danno ormai era fatto.
In realtà, non è che avesse paura di me. Semplicemente ritornò da me ma questa volta con la sua inseparabile lavagnetta ed incominciò a scrivere qualcosa. Lessi ciò che c'era scritto.
«"È stato scortese da parte mia guardarti come se ti stessi spiando e poi fare finta di nulla ogni volta che notavi la mia presenza. Perciò ti chiedo scusa anch'io"»
Effettivamente fu questo ciò che mi fece mandare in escandescenza ma restava il fatto che avrei potuto gestire la situazione con maggior pacatezza invece di aggredire una povera ragazza. Quindi a conti fatti, il colpevole rimanevo sempre io.
«Non preoccuparti, non hai nulla di che scusarti. Sono io che sono stato imperdonabile, quindi non ti crucciare su degli errori di cui manco hai commesso» dissi accarezzando i suoi capelli per consolarla.
Le sue guance divennero rosso fuoco e non riuscii a decifrare se era della timidezza generica o si sentiva a disagio a causa del mio gesto, o peggio della mia persona.
Sentii quel buzzurro di Stephen a urlare i nostri nomi, complice del fatto che ci eravamo isolati dal gruppo da chissà quanto tempo e giustamente ci stavano chiamando.
«Andiamo a raggiungere gli altri, ci stanno aspettando»
