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5

Mentire a se stesso e dire che non provava nulla per quello che Valeria gli aveva detto era stupido e insensato; certo, si sentiva profondamente geloso, ma, sapendo di non avere alcun diritto su di lei, più di quello che la donna gli offriva quando erano avvolti tra le lenzuola, l'unica cosa che aveva risposto era stato un cenno del capo, augurandole buon lavoro in quell'uscita.

Forse era giunto il momento di cercare una vera compagna, che non solo fosse presente nei momenti più passionali, ma che potesse anche dargli una mano quando ne aveva bisogno, anche se la ricerca di una compagna, in quel momento, la vedeva come qualcosa di sicuramente complicato, visto che non riusciva a togliersi dalla testa Valeria.

"A cosa stai pensando così tanto?". Lo sguardo di Mateo si alzò quando il suo collega entrò nel suo ufficio.

"Niente", rispose lui, con un finto sorriso. "Niente, e tu? Come stai, Mariah?"

"Molto bene", rispose lei, poi si chinò verso Matteo, permettendogli di vedere chiaramente la sua scollatura abbondante; Mariah era una donna davvero attraente, i suoi capelli rossi le cadevano lungo i fianchi come preziose cascate, i suoi occhi, seducenti come nessun altro, il suo corpo, capace di sedurre il più forte, lui non si era mai soffermato a guardarla troppo, anche se sapeva che quella donna era davvero attraente, trovava curioso che proprio quando stava pensando di cercarsi una vera compagna, lei apparisse nel suo ufficio.

"Ehi, Mariah", la chiamò, ottenendo la piena attenzione della donna, che alzò un sopracciglio, aveva sempre trovato Mateo molto allettante, sapere che aveva una compagna non era mai stato un ostacolo, e in quei mesi in cui si era lasciato, i suoi tentativi di sedurlo non avevano ceduto nemmeno un po', "Ti andrebbe di cenare con me...?".

Un sorriso segnò le labbra rosse di Mariah.

"Certo che lo farei!". Erano anni che aspettava una richiesta del genere. "A che ora e dove?".

"In realtà... Non ne ho idea, pensavo che avresti detto di no", ammise, ridendo dolcemente, mentre un sorriso civettuolo sfuggiva alle labbra della donna.

"Potresti invitarmi a casa tua", suggerì, leccandosi le labbra.

"Andiamo al ristorante centrale, che ne dite?".

Lei sorrise per il modo in cui lui aveva evitato il suo suggerimento civettuolo.

"Certo, amo questo posto".

"Stasera alle otto verrò a prenderti".

"Sai dove abito?", domandò con una certa sorpresa.

"Non proprio, no", ammise Mateo. "Speravo che mi dicesse dove abita".

Sorrise, prendendo un foglio di carta e una matita.

"Questo ha più senso".

Scrisse il suo indirizzo sul pezzo di carta, insieme al suo numero, e lo porse a Mateo, che annuì, prendendo il foglio.

"Grazie mille per aver accettato di uscire con me".

Il sorriso di Mariah si allargò.

"Ma, Mateo, chi, sano di mente, non accetterebbe di uscire con te?".

**

Non sapeva nemmeno perché avesse chiesto a Mariah di uscire con lui, forse la disperazione di smettere di fare stupidi giochi sessuali lo aveva portato a invitare a cena fuori una donna da cui non era nemmeno attratto. Ma, si disse, non doveva saltare subito alle conclusioni, che nel corso dell'appuntamento avrebbe potuto vedere cose buone in Mariah. Quello che voleva non era una compagna di letto, ma piuttosto una persona che fosse sempre al suo fianco.

Non una che se ne sarebbe andata quando entrambi avevano finito, non una che si sarebbe trovata accoccolata a qualcun altro come lo era Valeria in quel momento.

Appena l'ha vista, si è nascosto, perché non voleva dare l'impressione di molestarla o perseguitarla, in realtà era stata una coincidenza che l'avesse incontrata.

Stava uscendo da un negozio di abbigliamento con un ragazzo, che le teneva la mano e le sussurrava qualcosa all'orecchio.

Mateo strinse gli occhi, cercando di ritrovare la calma dentro di sé, ripetendosi che lei aveva il diritto di uscire con qualcun altro proprio come lui, dicendosi che stava infrangendo le regole del gioco in cui si era cacciato.

Anche se, in realtà, li aveva spezzati dall'istante in cui, per la prima volta, non voleva che lei lasciasse il suo letto, lo fece dall'istante in cui voleva sapere di più di lei, nell'istante in cui voleva più esclusività.

Quando Valeria e il ragazzo si allontanarono abbastanza, o almeno così pensava, Mateo decise di uscire dal piccolo nascondiglio in cui era entrato, ma, a quanto pare, quello non era il suo giorno fortunato.

Un enorme camion passò proprio nell'istante in cui lui uscì dal nascondiglio, la sua sfortuna stava nel fatto che si trovava davanti a una pozzanghera di acqua sporca, una pozzanghera che il camion calpestò durante la sua corsa, una pozzanghera che inondò Mateo d'acqua, attirando l'attenzione di più di uno dei presenti e, per sua sfortuna, tra quelle persone c'era Valeria e l'uomo che la accompagnava.

Lo sguardo profondo e pungente cadde beffardo su Mateo, che era pieno di acqua sporca. Prima che l'uomo potesse andarsene, Valeria decise di avvicinarsi a lui.

"Mateo, caro", salutò l'uomo, che per ovvie ragioni non era di buon umore. "Cosa ti è successo?"

"L'acqua è finita a casa mia, per questo ho deciso di fermarmi qui proprio mentre passava quel camion, non è ovvio, Valeria?".

La donna rise forte, tenendo per mano il suo compagno, che si limitò a sorridere senza dire nulla, nemmeno una parola. Mateo fissò i suoi occhi profondi sul ragazzo, lanciandogli un'occhiata tagliente.

"Beh, dobbiamo andare, ci vediamo domani, ok?". Mateo rimase in silenzio alla sua risposta, gli occhi dell'uomo erano ancora fissi sul ragazzo che accompagnava Valeria. "C'è qualcosa che non va?"

"Certo che no", rispose infine Mateo, esausto. "Ci vediamo domani, buona giornata, abbi cura di te da quelle parti", disse, lanciando un'altra occhiata al suo compagno, "Se hai bisogno di qualcosa, chiamami".

"Non sarà necessario chiamarti". Mateo sentì una fitta al petto quando sentì quelle parole, ma mantenne la sua compostezza e si limitò a ridere con la più profonda falsità.

Non disse nulla alla battuta grossolana della donna e le voltò le spalle, pronto ad andarsene, quando, all'improvviso, vide Mariah uscire dallo stesso negozio da cui era uscita Valeria. La donna, chiassosa come sempre, non esitò a gridare il nome di Mateo, attirando non solo l'attenzione di Mateo, ma anche quella delle altre persone presenti nel locale, compresa Valeria, che, senza poterne fare a meno, si voltò quando sentì come quella voce femminile chiamava l'uomo.

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