Capitolo 8
Teo era nella sua stanza, non aveva intenzione di andare in ospedale malgrado Emma e Francesco avevano insistito pesantemente. Nel silenzio della casa, Francesco e Emma rimasero per un momento in piedi nel salone, la tensione della serata ancora sospesa tra loro.
Francesco prese un respiro profondo, cercando di liberarsi dall’ansia accumulata, e si voltò verso Emma. “Posso riaccompagnarti a casa, se vuoi,” le disse, mantenendo il tono leggero ma con uno sguardo che rivelava tutta la gratitudine per la sua presenza.
Emma gli sorrise, accennando un piccolo cenno di assenso. “Ma se vuoi poss chiamare un Taxi”.
“Assolutamente no, dai andiamo” lui le sorrise “Sei sicuro? Non vuoi rimanere con tuo padre?”
“Tranquilla ci sono gli uomini della sicurezza” lei esito “Va bene” sorrise.
Le sue parole erano semplici, ma gli occhi tradivano un calore sincero che Francesco non riusciva a ignorare. C’era qualcosa di disarmante in lei, una genuinità che lui non era abituato a trovare nelle persone.
Si incamminarono insieme verso la macchina di Francesco, e una volta a bordo, lui avviò il motore mentre il silenzio li avvolgeva, pieno di riflessioni non dette. Lungo il tragitto, Francesco si accorse di come, nonostante la serata difficile, la presenza di Emma fosse diventata una sorta di conforto. Non aveva mai immaginato che una quasi sconosciuta potesse fargli provare una tale sensazione di pace.
La prima a rompere il silenzio fu Emma. “Non ti ho mai visto così teso… immagino che oggi sia stato un giorno complicato,” disse con dolcezza, senza entrare direttamente nel merito della questione.
Francesco annuì, mantenendo gli occhi fissi sulla strada. “Sì, direi di sì… è stato un giorno intenso.” Esitò un attimo, poi decise di cambiare argomento. Non voleva che quella conversazione fosse intrisa del peso della mafia e delle minacce. “Ma parliamo di qualcos’altro. Raccontami di te, Emma. Sembri molto misteriosa” Il tono era scherzoso, e lei sorrise in risposta.
Emma si lasciò sfuggire una risata leggera. “Misteriosa? Davvero?” chiese, quasi sorpresa. “Non mi hanno mai detto che sono misteriosa, ma forse hai ragione. Non parlo molto di me, in effetti.”
Francesco sollevò un sopracciglio, divertito. “Ah sì? E perché?” chiese con un’aria di sfida bonaria.
Emma fece spallucce, incrociando le braccia mentre si appoggiava al sedile. “Forse perché sono abituata a osservare più che a parlare. Mi piace ascoltare le storie delle persone, vedere il mondo con gli occhi degli altri. Ma va bene, Francesco… se vuoi sapere qualcosa di più su di me, chiedi pure.”
Lui sorrise, prendendo la palla al balzo. “Va bene, allora… fammi pensare.” Francesco si concesse un momento di riflessione, poi chiese: “Da quanto tempo vivi in città? Sembri più una persona che apprezza la quiete della campagna.”
Emma ridacchiò, abbassando lo sguardo. “Hai ragione, adoro la tranquillità, ma sono in città da qualche anno ormai, per motivi di studio. Mi sto diplomando al liceo linguistico, e questo mi tiene legata alla città.”
“Liceo…” ripeté Francesco, quasi sussurrando. “Bhè, sei molto giovane. Direi che ti si addice perfettamente comunque. Hai quell’aria da persona che ama immergersi nei libri.”
Lei annuì, sorridendo timidamente. “Sì, è così. Amo i libri, le storie, tutto ciò che permette di esplorare vite e mondi diversi. E tu? Quali sono le tue passioni?”
Francesco rifletté per un momento. “Beh, direi che la mia azienda agricola è la mia più grande passione. È qualcosa che ho ereditato da mio padre, e ci tengo immensamente. C’è qualcosa di speciale nel lavorare la terra, nel vedere crescere qualcosa grazie ai tuoi sforzi… è difficile da spiegare.”
Emma lo ascoltava con attenzione, ammirata dal modo in cui Francesco parlava del suo lavoro. Notava ogni espressione, ogni piccola inflessione nella sua voce, e percepiva la passione che lui metteva in ogni parola. C’era qualcosa di affascinante in quell’uomo così legato alla propria terra e alle tradizioni della sua famiglia.
Proseguirono così, parlando delle loro vite e dei loro sogni, delle piccole cose che li rendevano unici. Ma c’era una domanda che ancora aleggiava nell’aria, e Francesco sentiva il bisogno di conoscerla meglio. Alla fine, non resistette e chiese con un sorriso ironico, “Scusa la domanda diretta… ma quanti anni hai, Emma? Mi sembri molto più matura di quello che lasci intendere.”
Emma rise, sorpresa dalla domanda. “Oh, davvero? Beh, ho… 18anni,” disse, senza esitazione.
Francesco la guardò per un istante, come se stesse cercando di assimilare quell’informazione. “Diciotto…” ripeté, quasi sottovoce, rendendosi conto della differenza di età che li separava.
Mentre l’auto si avvicinava alla casa di Emma, la conversazione si fece più lenta, come se entrambi stessero cercando un modo per prolungare quel momento. Alla fine, Francesco accostò davanti all’ingresso, fermandosi un istante in silenzio.
“Grazie per il passaggio,” disse Emma, guardandolo negli occhi. “E per la compagnia… è stato bello parlare con te”
Francesco la fissò, colpito da quelle parole. “Il piacere è stato mio, Emma. È raro che riesca a parlare così apertamente. Ma… devo essere onesto. Ho trent’anni anni e tu ne hai diciotto. C’è una differenza di dodici anni tra noi.”
Emma sorrise, ma il suo sguardo divenne contemplativo. “Sì, sai anche se studio al linguistico la matematica me la fanno studiare” ridono entrambe” lei continua “Ma non credo che l’età definisca davvero le persone, non trovi? A volte ci si sente più giovani o più vecchi in base a ciò che si è vissuto.”
Francesco annuì, impressionato dalla saggezza delle sue parole. “Hai ragione. La vita a volte ci costringe a crescere più in fretta. Eppure, la tua maturità mi sorprende,” ammise, sentendo il calore della sua sincerità.
Mentre il silenzio si faceva più carico di significato, Emma riprese la parola. “Spero che questa differenza di età non ti faccia sentire a disagio. A volte le connessioni più genuine non seguono le regole.”
“Sono preoccupato, preoccupato da ciò che mi circonda in questo momento. Dai problemi” rispose Francesco, sentendo una sensazione di pesantezza.
Lei annuì, come se comprendesse esattamente ciò che intendeva. “Capisco. Allora, buona notte, Francesco. Ci vediamo in giro, forse,” sussurrò con un sorriso appena accennato prima di scendere dall’auto.
Mentre la guardava allontanarsi e scomparire nella penombra, Francesco restò seduto per qualche istante, immerso in un turbinio di emozioni. Non poteva negare a sé stesso di provare qualcosa di diverso, una connessione che andava oltre le parole. E, per la prima volta da molto tempo, si sentiva vivo, come se qualcosa di nuovo e inaspettato fosse entrato nella sua vita.
Con il cuore che batteva più forte, accese il motore e si allontanò lentamente. La figura di Emma, con il suo sorriso e il suo spirito vivace, continuava a danzare nella sua mente, mentre si chiedeva cosa sarebbe successo dopo. Era una nuova avventura, e Francesco non vedeva l’ora di scoprire dove lo avrebbe portato.
