CAPITOLO 5
Primo giorno di scuola
POV DANIELLE
Fine estate.
È la mattina del primo giorno di scuola e sono sveglia in anticipo.
Dalla vacanza prescolare sono rinata e sono determinata a dare il meglio per me e il mio futuro., ho compiuto diciassette anni e posso dire di essere un po’ più matura.
Corro giù per le scale e irrompo in cucina, afferro dei biscotti e una mela, giusto per colazione e merenda, il pranzo lo fornisce la scuola. Devo andare a prendere l'autobus ma, mentre mi sto avviando, una vocina candida e squillante mi chiama. Diavolo, no. Mi sono dimenticata di quella ragazza. Dall’altra parte della strada c’è la figlia dei vicini che si era presentata a casa nostra. Linda, se non ricordo male, come promesso quella sera, mi sta aspettando per andare a scuola insieme.
So che ha reso l’estate un inferno a Jackson continuando a chiedergli di me. Oh, Dio mi aiuti.
Faccio un respiro profondo, mi stampo sul volto il mio migliore sorriso falso, attraverso la strada e tutti insieme saliamo in macchina. Direzione scuola.
Dietro al volante c'è il dottor Breenly, che in giacca e cravatta discute al cellulare. Non lo sto a sentire, non è educato. Il lato passeggero invece è vuoto, presumo che manchi quel figlio assente alla riunione di benvenuto d’inizio estate. Parteciperà mai al tragitto verso la scuola? Forse. Chi lo sa.
Andreas si volta infine verso di noi che siamo sui sedili posteriori e mi dà il buongiorno. Cavoli, se è affascinante e affettuoso. Le mie guance arrossiscono sotto il suo sguardo.
«Papà, ma dov'è? Faremo tardi come ogni santo anno» chiede Linda impaziente.
«Linda, ora arriva. Abbi pazienza, sai che se i suoi capelli non sono perfetti non esce di casa» replica lui ridacchiando.
«Sì, e poi si mette un dannato cappellino. Vai a capirlo» borbotta sottovoce lei facendomi sorridere.
In fin dei conti, è ironica, potremmo anche andare d'accordo.
La portiera di questa lussuosissima auto si apre, uno zaino viene lanciato con poca delicatezza nello spazio tra il sedile davanti e il cruscotto mentre un ragazzo sale nella vettura per poi sbattere la portiera. Non si volta per nessun motivo, nemmeno per sbaglio. Non dà il buongiorno e tanto meno ci rivolge la parola. Che razza di maleducato.
«Hai ancora un anno e poi farai ciò che vorrai, ma finché non ti diplomi, per favore, sii puntuale a scuola. E non combinarmi disastri, come al solito. Grazie ai tuoi… capelli, tua sorella, la sua nuova amica Danielle e tu, chiaramente, farete tardi il primo giorno di scuola» mormora a denti stretti il dottore a suo figlio.
Forse sperava di non farsi sentire. Beh, tentativo fallito, mio caro.
Sorrido tra me e me perché lo ha sgridato davanti a estranei. Ma la cosa assurda è la reazione del figlio, che non sposta gli occhi dal cellulare come se la ramanzina non lo riguardasse, come se fosse abituato. Di scatto alza il capo distogliendo lo sguardo dal telefono, mormora il mio nome e si volta a guardarmi. I suoi occhi nei miei in un unico sguardo meravigliato. Oddio, il ragazzo della biblioteca. Oddio, no. C… com'è possibile? Ero riuscita finalmente a dimenticarlo, e ora? E ora vengo a sapere che è il fratello di Linda? Che è il mio vicino?
Oh, no, no, no e poi no. Non può essere. Lo fisso ad occhi spalancati e increduli. Respiro a fatica. Come ho fatto a non capirlo? Senza altri gesti, si volta ma non riporta gli occhi sul cellulare. Sta guardando dritto avanti a sé. Non mi sono mai sentita così a disagio in tutta la mia vita. Per la prima volta non vedo l'ora di arrivare a scuola per uscire da questa macchina. Come diavolo è possibile? Cosa ho fatto di male?
POV RICHARD
Oddio. Lei è qui, lei è qui. Cavolo. La ragazza che non sono riuscito più a vedere per tutta l'estate perché è andata da suo cugino a Oxford è qui. Non può succedere cosa peggiore.
Non so perché indossi ancora quelle felpe enormi e continui a tenere le maniche strette nei pugni. Spero che Linda riesca a darle qualche specie di consiglio sull'abbigliamento perché così è davvero pietosa. So che ha avuto mesi difficili, che ha passato dei momenti tremendi, ma non vedo il motivo di continuare a imbottirsi così. Infine, arriviamo a scuola e subito scorgo Sem che, con il suo solito passo molleggiato, mi viene incontro.
«Ehi, Breenly» mi saluta.
Ha perennemente una sigaretta dietro l'orecchio. Più lo guardo più mi stupisco di lui. Lo saluto con un cenno del capo. E lo affianco. «Chi è quella tipa strana che è scesa dalla macchina del vecchio? Fa troppo ridere.» Già, chi è?
«Brown» sussurro.
Lui si ferma all’improvviso. Mi volto e lo guardo attendendo una sua reazione. Scoppia in una risata fragorosa.
«Certe volte hai uno strano senso dell'umorismo che davvero non riesco a...»
«Danielle Dream Brown è quella lì. È la mia nuova vicina di casa. Si è trasferita nella casa dove stava... Hoggis.»
Lui sbianca. Si volta di scatto a guardarla meglio. Borbotta qualcosa e scuote la testa. Non ci mette molto prima di abbandonarmi per correre chissà dove. Ma che diamine.
POV DANIELLE
Sono tutti intenti a parlare, a rincorrersi, a spingere senza chiedere scusa, a prendere libri dagli armadietti e a dirigersi verso le aule. Io non so nemmeno dove andare.
Linda mi trascina con sé in classe, mentre suo fratello resta fuori a chiacchierare con dei ragazzi squinternati. Lo si vede lontano un miglio che è uno di quei gruppetti nati per creare e cercare casino. Tutti hanno paura di loro. Basta notare come abbassano la testa al loro passaggio. Davvero vergognoso.
«Vedrai che ti piacerà qui. Ci divertiremo un sacco» sorride lei mentre sistema le cose sul suo banco. Io, invece, ho appoggiato solo il quaderno e una misera matita smangiucchiata.
Non ci faccio tanto caso perché la lezione sta per incominciare, ma il suo voler essere preparata a tutti i costi mi mette a disagio, io non ricordo un granché, spero solo di non fare brutte figure. Sono elettrizzata, per quanto lo si può essere ritornando a scuola.
***
Alla fine, la campanella annuncia l'ora di pranzo e tutti ci precipitiamo fuori, all'aria aperta, visto che le giornate sono ancora calde. Mentre cerco di mangiare la pizza che ho preso alla mensa senza pensare a quante persone mi stanno guardando, mi si avvicinano dei ragazzi del gruppetto di squinternati. Sono fin troppo decisi a darmi fastidio, ma sono anche dello stesso stampo di Jackson, basta che gli si tenga il muso per farli sciogliere in un lago di scuse e lacrime. O lui lo fa solo perché sono sua sorella?
Si vede lontano un miglio che tra loro manca il capo; sono solo gli scagnozzi. Vivere con Mark, che sembra essere il re dei bulli, mi sarà servito a qualcosa, no? Almeno so come riconoscerli perché a difendermi ho dovuto imparare da sola.
Se non altro, ora dovrei avere il coraggio di contrastarli visto il corso d’addestramento al military camp a cui mi ha iscritta il colonnello, ovvero lo zio. Anche se è stato solo per qualche giorno e si è raccomandato di non farne parola con nessuno, il risultato è stato efficace. E poi c'è Linda con me, se le cose vanno male.
«Ciao, bellezze» dice il ragazzo che si è seduto sul tavolo e ci sta fissando divertito.
Che ha da ridere?
Non do corda alle loro farneticazioni e cerco di continuare a mangiare il mio pranzo. Anche se il disagio di mangiare vicino a sconosciuti è rimasto, cerco di non darci peso. Credo che si chiami ‘fobia sociale’.
«Che dite se questa sera andiamo insieme alla festa? Ci divertiremo» parla il secondo ragazzo di fianco al primo. Non do molto peso alle loro chiacchiere perché a me interessa solo incontrare il signorino ‘SonTroppoFigo’, come l’ho soprannominato, e dimostrargli che sono cambiata. Voglio prendermi la rivincita sul nostro primo incontro. Chissà dov’è finito. Di sicuro è un tipo che cambia ragazza ogni giorno. Se le sarà fatte tutte nella scuola. Chi non si comporterebbe così con un fisico come quello? Con dei lineamenti tanto perfetti?
«Sei nuova, potremmo darti una mano a socializzare qui. Noi conosciamo parecchia gente, potremmo farti diventare popolare e farti entrare nel nostro… gruppo» sta blaterando di nuovo il primo.
La sua mano destra si tende verso di me e mi accarezza la guancia. È ruvida e fredda, priva di qualsiasi calore. Sull'indice porta uno strano anello che sento sfregare contro la mia pelle. Brucia.
Nel momento del contatto chiudo di scatto gli occhi e aggrotto la fronte.
«Din din, eccolo che arriva. Ora vedrai» esordisce d'un tratto Linda senza notare la mia reazione al tocco del ragazzo.
Si voltano tutti verso il nuovo arrivato che si sta avvicinando e io impallidisco all'improvviso. Il primo salta addirittura giù dal tavolo per allontanarsi il più possibile da noi. Impreca in silenzio e abbassa lo sguardo. Cosa? Oh, santo cielo.
Il signorino non fa altro che passare di fianco a loro, superarli e, con uno schiocco di lingua, riesce a farsi seguire.
«Ma no, dove se li porta! Non può. Tornate qui» dico fingendo un profondo dispiacere.
Teatro, devo iscrivermi a teatro.
Erano qui a sfottermi e a cercare di sottomettermi, poi è arrivato lui e ha sottomesso tutti? Volevo sfruttare il mio addestramento, ma lui me lo ha impedito, sabotando tutto. Entrambi i ragazzi lo hanno seguito senza far storie, senza fiatare e ciò vuole dire solo una cosa. Lui è il capo di quel gruppo di squinternati. «Perché l’ha fatto...»
«È una testa calda» dice Linda interrompendomi. «Si trova sempre in mezzo alle risse, è un bad boy o qualcosa del genere, si ostina a fare boxe e parkour. Una volta l’ho visto con i miei occhi durante un combattimento, insieme al suo amico Kevin, che per fortuna è riuscito a fermarlo giusto in tempo allontanandolo dal malcapitato, che altrimenti sarebbe finito…» dice mentre divora un muffin. Si ferma sull'ultima parola per ingoiare il boccone.
«In ospedale?» chiedo incuriosita. Ovvio, dove se no.
«No, sciocchina, all'altro mondo.» È strana la sua espressione mentre osserva senza sentimento la bottiglia davanti a sé. «Inoltre, riesce a distruggerti anche solo con lo sguardo senza alzare un dito, ti mortifica e ti fa sentire una nullità» rivela in tono molto triste. «Ma se picchia, lo fa per bene, perché non se lo dimentichino. Credo che la cosa possa ritenersi equivalente. Non lo so. In entrambi i casi ti demolisce.»
«E quindi, quello è il suo gruppetto di sottomessi?» chiedo sorridendo.
La cosa mi terrorizza e diverte allo stesso tempo. Con lo sguardo cerco la sua figura ma non vedo né lui né quei ragazzi. Per Linda, invece, sembra che estrarre l’ennesimo muffin al cioccolato dal pirottino sia più interessate.
«Beh, in un certo qual modo. Ma stai lontana da loro. Soprattutto da Lucas. Mio fratello è perverso. Deve per forza farsi odiare o farsi temere. Diciamo che è lo scopo della sua sciatta vita. Ha degli sbalzi d'umore inverosimili. Un momento ti parla, quello dopo ti disprezza. Non sai mai quando trovi l’uno e quando ti capita l’altro. Lucas, invece… Uh lui, lui crede di essere il capetto della situazione. È il più grande e incute paura un po' a tutti e ha il pugno facile.»
«Stai scherzando?»
«Affatto, basta che gli rispondi male e inizia a prenderti di mira. Non so come Ciciad riesca a tenerlo calmo, visto che hanno un
carattere molto simile e ciò che è successo tra loro…»
«Ma se sono uguali dovrebbero andare d'accordo, no?»
«No, se sei mio fratello. A me né lui né gli altri farebbero mai nulla. Puoi ricorrere a me se hai paura di loro. Non lo dico per costringerti a essermi amica, di amiche ne ho tante, non me ne servono altre e di sicuro non userei mio fratello e la sua prepotenza per farmene di nuove.»
«Ciciad? Comunque, tranquilla, a casa io vivo con due bulli e ho imparato a mie spese come cavarmela. E poi non picchierebbero mai una ragazza, dai. È immorale» cerco di auto convincermi ma non funziona un granché.
«Sì, è il soprannome che ho dato a mio fratello quando ero piccola, e ancora oggi lo chiamo così, ma il suo nome è Richard» risponde ignorando la seconda parte del mio discorso. «Ti avviso solo che lui non è un semplice bulletto della scuola. Oltre a quegli squinternati, c'è di più.»
***
L’ora di pausa è finita e rientriamo tranquille. Quando mettiamo piede in corridoio, Linda rallenta.
«Ecco, lui è Lucas» mormora indicando con un cenno del capo il biondo di fianco a uno dei due ragazzotti di prima. «Un altro del loro gruppo.»
Al primo sguardo, mi sembra di averlo già visto da qualche parte. Ha un non so che di familiare. Ma ovviamente, con la memoria che mi ritrovo, non me lo ricordo. Magari è un tipo amichevole e non è come lo descrive Linda. «Quello con la maglietta nera invece è Sem.» Con loro c’è anche Richard e una ragazza dai capelli biondi. I miei occhi si posano sulle loro labbra. Da ciò che riesco a capire, stanno parlando di non so quale festa che si terrà stasera e di chi ci sarà. Sem rifiuta l’invito.
«Tu sei quella nuova, giusto?» Una voce roca mi fa rabbrividire.
Distolgo lo sguardo dalle labbra da Sem e lo sposto verso la fonte della voce. Il ragazzo di nome Lucas si sta dirigendo verso di me con la testa inclinata e la postura un po’ storta per essere alla mia altezza. Annuisco in risposta, non voglio sembrare una pivellina impaurita. Mi si piazza davanti e sbuffa una risata raccapricciante. «Allora, benvenuta, piccola» e preme forte sui miei libri, facendomeli scivolare dalle mani. «Ricordati solo una cosa. Qui siamo noi a comandare.»
Non rispondo e trattengo il nervoso, con Mark funziona. Spero anche con lui.
Il signorino 'SonTroppoFigoPerIntervenire' ci dà le spalle e quindi è impensabile che ci venga in soccorso.
«Ma stai attento, cretino!» esordisce Linda d'un tratto infilandosi tra noi.
La sua voce è mirata ad attirare l’attenzione del fratello, e non solo. Spinge Lucas più lontano.
«Che hai detto? Cretino a me?» chiede lui mostrando un ghigno divertito.
Chiudo gli occhi, faccio un respiro profondo e mi chino a raccogliere i libri. Sento la sua risatina. È irritante, irritante da morire. Così irritante da volergli tirare un pugno solo per questo.
Mi rialzo e tendo il braccio tra loro senza guardarlo.
«Ok, è tutto ok.» Tengo lo sguardo fisso davanti a me cercando di non incappare nei suoi occhi per non incitarlo. Provo a calmarli. Ma la più agitata sono io.
«Lucas» lo chiama Richard con un tono forse fin troppo divertito.
Lo si vede dal suo sguardo. Il ragazzo si volta verso di lui e alza le spalle. Sem lo fulmina. Un flash mi acceca e strizzo gli occhi. No, di nuovo no.
Ritraggo il braccio e mi volto per tirare Linda per la maglia e filarcela via, rischiando di irritarlo ancora di più, ma non posso fare altro. Non riesco a fare altro. Un nuovo flash si presenta nella mia mente.
«Che vuoi?» urla Lucas.
"Lasciale stare" grida Richard mentre gli passiamo di fianco. La sorella non lo fila per nessun motivo, mentre la bionda al fianco di lui ci squadra. Sem la imita. Dio, se li odio.
«Cos'è, il nuovo giocattolo di tua sorella?» sussurra divertita la bionda.
Richard non le risponde, non ne è capace o è esasperato. Chi può dirlo.
«Cos'è, non riesci a tenere a bada i tuoi leccapiedi?» ringhia sottovoce Linda al fratello.
«Spera solo che non faccia la fine dell'ultima» ridacchia la bionda rivolta a Linda.
Cosa? Senza pensare oltre a questa situazione, mi dirigo al mio banco. Il mio sguardo è perso nel vuoto ma la fronte è corrugata. La fine dell’ultima?
«Di solito non è così. Nessuno dei due calcola i nuovi arrivati» bisbiglia incredula Linda. «Se poi stanno con me non dovrebbero…» La cosa non mi tranquillizza affatto.
«Scusa, ma dovrebbe rincuorarmi?»
«No, ma... non capisco perché... a meno che non...» Ormai parla tra sé e sé. «Oh, merda» sussurra giusto quando l'insegnante varca la soglia della classe.
Oh, merda cosa?
«Seduti, ragazzi» quasi urla il professore. Guardo Linda senza fiatare e senza pensare alla materia che dovrà esserci spiegata.
Un ricordo sfocato di una ragazza dai lunghi capelli neri che corre inseguita da un ragazzo con la maschera mi fa rabbrividire.
Ma che diavolo?
«Siediti» bisbiglia Linda tirandomi per il polso. Sobbalzo e allontano da lei il braccio. Non deve toccarmi, non deve farlo. Il suo volto si corruga di fronte alla mia reazione. «Scusa» sussurra dolce.
«Brown, c'è qualche problema?» mi richiama l'insegnante. Scatto a guardarlo impaurita. Sono l'unica in piedi e tutti mi stanno fissando. C’è chi addirittura ridacchia indicandomi. Credevo di essere pronta a ritornare a scuola, credevo che... «Brown?» continua a parlare lui mentre tutti gli occhi sono su di me. Scuoto nervosamente la testa e mi siedo. Ho il fiato corto e mi tremano le mani. Che diavolo sta succedendo?
«Stai bene?» chiede Linda.
Annuisco senza nemmeno guardarla. Che scopo ha tutto questo?
Prendo un respiro profondo e sorrido. Devo essere sorridente.
A ripensarci, per il momento le cose sono andate bene, no?
