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Marchio D'Amore - L'Antica Umanità di un Vampiro

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Elena Caserini
30
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Riepilogo

A volte il male, che sembra l’epilogo di una fine miserabile si può trasformare in qualcosa d’inatteso dal sapore sublime e meraviglioso, in grado di toccare le corde delle anime più profonde. E’ il destino di Mia questo, una studentessa universitaria, portatrice di un sangue insolito, raro nella sua essenza, che la obbliga a condurre una non-vita. Spesso costretta e intimorita dal padre, si rifugia nella lettura sovrannaturale e sogna di fuggire, come le eroine dei suoi libri. Un giorno si presenta all’università un nuovo iscritto, un ragazzo dal fascino misterioso, che cambierà per sempre il destino di Mia. Realtà e sovrannaturale s’incontreranno, dando vita ad un crescendo di emozioni e sentimenti , fino all’epilogo finale in cui Mia forgerà nella sua mente le seguenti parole “Sarò io la goccia di sangue che entrerà nel tuo cuore, solo così scoprirò per chi batte.”

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Capitolo 1 - Prologo

Marchio d’amore

(L’antica umanità di un Vampiro)

“Sarò io la goccia di sangue che entrerà nel tuo cuore, solo così scoprirò per chi batte.”

PROLOGO

Serrai le labbra e tentai di soffocare la sete bruciante che, dalla gola arsa, iniziò a risalire inesorabile, causandomi uno spasmo senza fine.

Era una tortura agghiacciante, ma io l’avevo cercata.

E ne era valsa la pena.

L’argento dei ceppi serrava i miei piedi, mentre i polsi ormai scavati e lacerati da strati e strati di pelle bruciata, erano chiusi da due catene, ormai divenute un tutt’uno con la mia pelle.

Soffrivo.

Il dolore, sordo, costante, insopportabile, non mi dava tregua, eppure bastava che mi concentrassi per trovare un sollievo, un sollievo che veniva da dentro.

Lei era salva e questo sarebbe bastato per placare la mia sofferenza.

Avrei dovuto ucciderla, era questo ciò che avrei dovuto fare; invece, da predatore mi ero trasformato in preda, solo per poterla salvare.

Cercai di muovermi, appoggiando la schiena al muro fatiscente di questa stanza dove mi avevano rinchiuso, ma mancava davvero poco all’epilogo, perché, a breve, avrei incontrato la vera morte.

Non la temevo, non più.

Mi avrebbero spezzato il cuore con il sacro legno, e io avrei avuto finalmente la mia occasione, perché morire per qualcuno che ami, sarebbe stato un atto di fede.

La mia anima di sangue sarebbe stata purgata, purgata dall’immenso amore che ancora provavo per lei.

Mia.

Ad un tratto un rumore distolse i miei pensieri, provocandomi uno spasmo atroce.

La pesante porta si aprì e due uomini mossero i primi passi verso di me.

Pochi istanti e mi furono innanzi.

“E’ tempo di morire” sbraitò il primo, alzando a mezz’aria il sacro paletto, così capii, in quel preciso istante, di avere chiuso, chiuso per sempre.

Serrai gli occhi, l’immagine di Mia divenne nitida, cristallina, fluida, solo per lei avevo accettato di morire, perché ciò che mi aveva restituito avrebbe avuto maggior valore rispetto ai cinquecento anni vissuti da vampiro, cinquecento anni trascorsi con un dono oscuro che mi aveva tolto ciò che un tempo ero stato, lasciandomi solo le briciole di una lontana umanità, che avevo sempre tentato di ritrovare.

La mia anima di sangue sarebbe stata salva.

Attesi la vera morte fissando con le iridi rosse di sangue il mio carnefice, alzò il paletto pronto a perforare il mio cuore, qualche secondo e sarei sprofondato nel nulla, qualche secondo… ma un rumore assordante ci investì tutto d’un tratto.