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capitolo 4

Alhana

Lo spingo spaventato. Ho bisogno che tu ti allontani da me.

Dio, ho bisogno che anche tu mi abbracci!

Sono scioccato. Non so cosa dice, non so di cosa ho bisogno e non so nemmeno cosa fare.

-Non capisco quello che dici. Spiegati per favore.

Le mie parole sono sussurri e accompagnano i miei passi sul tappeto turco del mio salotto. Mi siedo meglio che posso sul divano principale e sento squillare il mio cellulare dentro la borsa che ho messo accanto a me, ignorando tutto tranne le parole che iniziano a uscire dalla sua bocca.

Mi racconta una storia bizzarra sul passato dei nostri genitori in comune, dove conservo solo le statistiche della mia vita che coincidono con le informazioni che mi dà.

Mentre le sue labbra spiegano, la mia mente vaga.

Mi rivedo, anni fa, crescere da sola, solo con mia madre che lavorava come cameriera sulla terrazza di un albergo e mi ha colpito come riuscisse a tenersi questa casa meravigliosa, pagata in più, facendo semplicemente la cameriera con salario minimo.

Penso all'assenza di mio padre, e alle tante volte che gli ho chiesto di lui e mi ha sempre detto che è morto prima che io nascessi.

Ricapitolo episodi della mia vita, quando mi resi conto che una volta al mese mia madre usciva e tornava a tarda notte e non sapevo mai dove o cosa stesse andando. Proprio come tutte le volte che l'ho spinta ad avere un partner e lei non l'ha mai voluto, ha sempre detto che eravamo solo noi ma ora, con quest'uomo con cui ho passato la notte più incredibile della mia vita a parlare a casa mia, penso, forse mia madre era l'amante di suo padre e abbiamo commesso un atto disgustoso chiamato: incesto.

Oh, mio Dio, non può essere.

Mi sveglio spaventato. Mi copro il volto e vado in giro alla cieca completamente confuso perché non riesco a credermi né so come accettare ciò che sta accadendo.

-Penso che la cosa migliore sia che andiamo subito a chiarire i dubbi.

La voce di Colin mi porta molto vicino e quando apro gli occhi e tolgo le mani dal viso, lo vedo di fronte a me, che sviene vicino e mi prende i fianchi tra i suoi caldi palmi.

-Se è vero, avrò bisogno di una lobotomia perché non posso dimenticarti -chiudiamo entrambi gli occhi e le mie mani vanno al suo petto, cercando di fermarlo e finiamo per camminare tra i suoi pettorali -Continuo a toccarlo tu, che baci e possiedi ogni volta che chiudo gli occhi. Alhana, ho bisogno che tu non sia mia sorella. Puoi chiedere a tua madre se è vero?

Evitando qualsiasi nuovo gioco tra loro due e incapace di dimenticare quello che aveva fatto quella notte, spiegò, allontanandosi da lui...

"Mia madre è morta ieri," singhiozzo.

-Oh mi dispiace!

-Grazie.

Ognuno di noi è rimasto a pensare ai propri problemi e allo stesso tempo abbiamo sospirato, con qualche rimpianto comune.

Cerco di uscire dalla mia trance e sento che fa lo stesso perché si schiarisce la gola e poi decreta.

-Adesso andiamo a casa mia... lì faranno gli esami e tra poche ore sapremo se siamo fratelli oppure no.

-Non posso! E ti ho già detto che non andrò da nessuna parte con te.

Non volevo dirgli che dovevo andare a ipotecare la mia casa perché avevo il terrore che pensasse che ora che potevo essere la figlia di un tizio con dei soldi, volevo approfittare della situazione.

Così ho deciso di tenere quella parte per me, ma lui, la sua gelosia e le insicurezze che non aveva il diritto di avere mi hanno reso le cose difficili.

-Vuoi andare con lui, vero? - domandò, avanzando verso di me - Lo ami?... Come hai potuto dimenticarti di noi quando non riesco a smettere di pensarci? E peggio, Alhana, come hai potuto venire a letto con me quando hai un partner ? Oltre ad essere vergine. Non è quello che mi aspettavo. È un po'...

«Non dirlo» minacciò interrompendolo e alzandogli un dito -. Non osare giudicarmi quando non ne hai idea.

-Lo vuoi...?

"Fermo, Colin," sussurro, evitando di rispondere.

Entrambi notiamo che ho detto il suo nome e mi dispiace segnare un punto di vicinanza tra i due.

Mi guarda e vedo il fastidio nella sua espressione.

Sta dando per scontato che io abbia una cotta per Boris e siccome non lo tiro fuori dal suo errore, la sua frustrazione cresce fino a esplodere nel peggior modo possibile.

"Beh, dovrai vederla da qualche altra parte perché questa casa è a nome di mio padre, e tutta la sua roba ora appartiene a me, quindi tecnicamente sei per strada." che d'ora in poi vivrai con me e non voglio quel tizio in casa mia. Andiamo.

«No!» urlai furiosamente.

Mi guarda incredulo e sento per la prima volta da quando l'ho incontrato che non sa cosa sta facendo e che tutto il dispiegamento di sicurezza di cui sembra sempre vantarsi sia esaurito per il momento e lui non lo sa cosa fare o aspettarsi.

-Starò con lui, a casa sua.

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