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2. L'incontro in treno

Venerdì 6 Luglio, ore 8.20, stazione di Porta Nuova, Torino

Ci sono una dozzina di persone in attesa di salire sul convoglio, perlopiù giovani coppie con carichi di valigie al seguito, le braccia lasciate nude –alcune già abbronzate-, le lenti da sole a proteggere gli occhi e qualche cappellino colorato sulla testa.

Il commissario Terenzi guarda in direzione dei binari, un paio di treni hanno rallentato e ora si sono fermati con un lieve stridore di freni: nessuno dei due è il suo, la voce metallica e distante della donna all’altoparlante, riferisce infatti che provengono da Parigi e da Venezia.

Il poliziotto sceglie una panchina un po’ isolata, lontana dalla bolgia di entusiasti vacanzieri. Seduto sulla panchina di fronte alle rotaie, batte ritmicamente i piedi, alternando fischi e sbuffi, a fianco uno di quei borsoni tipo “Kinder & Ferrero” che si rifilano durante la partecipazione a

qualche banco di beneficenza. Quello che a prima vista gli è sembrato un ottimo piano, nel giro di ventiquattr’ore si è sgretolato come un castello di sabbia: il questore, infatti, non essendo molto convinta di seguire la pista di Porto Ercole, ha dato sì il suo benestare a Terenzi per

partire, ma in cambio ha dovuto rinunciare a Ghirodelli, perché sarebbe“servito in città a condurre le indagini”

La prossima volta dovrò imparare a muovermi con maggior cautela, si ripromette Terenzi, ed avvisare il questore solo a cose fatte.

Ha sempre avuto l’impressione che la questore –in quanto donna- ce l’avesse su con lui per chissà quale motivo: era da quattro anni che lavoravano insieme, ma a parte la gentile cortesia dei primi tempi, da due anni a quella parte, era subentrato qualcosa di indefinito che Terenzi non si sapeva spiegare e che aveva trasformato il piacevole rapporto lavorativo tra i due, in una

mascherata guerra all’ultimo colpo.

Quei pensieri lo rendono già abbastanza nervoso così senza doverne aggiungere altri spiacevoli, ma è inevitabile che dovunque si giri, veda soltanto visi sorridenti e apparentemente felici. Volendo farsi ancora più del male, si domanda dove andrà tutta quella gente, nonostante la risposta se la sia già data appena entrato in stazione: andranno in vacanza, si risponde, mentre io vado a complicarmi ancora di più la vita e le indagini. Cocciuto e testardo lo è, e sempre lo rimarrà, la mia testa è dura come il carapace di Miss Marple, ripete sempre.

Miss Marple è la sua tartaruga di terra: gliel’ha regalata due anni prima la sua vicina di casa, una vecchietta un po’ fissata con gli animali, dicendogli che gli avrebbe fatto un po’ di compagnia.

In realtà lui avrebbe preferito di gran lunga un cane o un gatto, anche perché quando era un ragazzo li aveva avuti entrambi, ma il tempo da dedicargli era davvero poco, così aveva finito per accettare non solo la tartaruga ma anche il nome affibiatole dalla vicina che, generosamente, nei giorni in cui Terenzi non ci sarebbe stato, avrebbe badato a Miss Marple.

Il commissario distoglie il pensiero dal suo trilocale e dalla tartaruga: si alza e va a guardare il tabellone delle partenze, ancora dodici minuti e inizierà quella che spera non sia la fine della sua carriera di poliziotto. Si alza dalla panchina e si appresta a salire sul treno che ha appena fatto il suo ingresso trionfale in stazione.

Poco più avanti, Ginevra Morini, con la sua valigia rossa fiammante e la borsa a tracolla, è impaziente di salire su quel nuovissimo treno Inter-City, che l’avrebbe portata per un po’ di

tempo lontana dai suoi stressanti orari di lavoro e dal suo nevrotico datore.

Era convinta di essere in ritardo, perché il taxi che l’ha portata fino in stazione, è rimasto

imbottigliato nel traffico per più di un quarto d’ora, ora invece si rende conto che ci sono ancora dodici minuti prima che il treno si metta in marcia. Sempre che sia in orario, ovviamente.

Per ingannare l'attesa, si siede su una panchina che si è appena liberata di due ragazzi, e comincia a rovistare nella borsa alla ricerca del telefono: non si ricorda più, infatti, se la sera prima ha messo sufficientemente sotto carica il cellulare .

Ad una prima occhiata le sembra che non avrà problemi fino al suo arrivo in agriturismo, la batteria infatti è completamente verde.

Spulcia ancora negli angoli della tracolla, facendo un rapido resoconto mentale di quello che ha portato in borsa e in valigia: taccuino e penna, una confezione di pacchetti di fazzoletti di carta, le cuffie per il telefono e per l’mp3, gli occhiali da sole, il cappello di paglia intrecciata che aveva comprato in Liguria, tre paia di costumi, altrettanti vestiti da spiaggia, le ciabatte per il mare e

quelle per la camera, quattro abiti da sera, un paio di pantaloni e di maglie di cotone, quattro paia di calzini, due di scarpe, il cambio per una settimana, l’occorrente per il trucco e lo strucco …

-Il treno Torino-Firenze è in partenza al binario 22, i signori passeggeri sono pregati di affrettarsi al binario. The train Turin to Florence is…-

Si affretta a ricontrollare l’orario sul tabellone delle partenze: non sia mai che per l’emozione o la fretta, salga su altro treno. No, è quello giusto, ha visto bene.

Il capo stazione –uomo d’altri tempi- l’aiuta a salire, poi prende la valigia che le porge e, dopo tre scompartimenti affollati all’inverosimile, entra in quello che ha tutta l’aria di essere il più vuoto, se così si può definire, rispetto ai precedenti, e parte alla ricerca di un posto dove sedersi

All’interno del treno

Il vagone è caldissimo nonostante l’aria condizionata in funzione.

Terenzi si guarda in giro, constatando che non ci sono molti sedili liberi: un paio di coppie appiccicate l’uno all’altra, famiglie con bambini, uomini d’affari in giacca e cravatta, una

comitiva assai nutrita di turisti del Nord Europa.

-Oh, mi scusi!- Ginevra ha appena fatto cadere il suo pesante borsone sul piede del commissario Terenzi, in cerca di un posto dove sedersi:

-Non si preoccupi … - l’espressione del volto per nulla amichevole rispetto al sorriso forzato che traspare dalla sua bocca.

Sembra che l’unico posto disponibile sia proprio questo, commenta tra sé e sé, rivolgendo lo sguardo tutto intorno: Terenzi si dirige verso lo spazio libero vicino alla ragazza della valigia, quindi, di malavoglia, si avvicina a lei, già seduta e intenta a frugare nella borsetta:

- Questo posto è occupato?- le chiede.

La giovane alza la testa e appena lo riconosce arrossisce:

-No … è libero, si accomodi pure-

-Grazie- il commissario sistema il suo borsone sul poggia valigie e ancora in piedi le domanda:

- Senta, potrei chiederle una cortesia?-

-Certamente, dopo la brutta figura che ho fatto prima…-

- Mi piace guardare fuori dal finestrino durante il viaggio, quindi non è che potremmo fare cambio di posto?- l’uomo accompagna la frase con un gesto e un sorrisino di circostanza.

-Sì, se è solo per questo non si preoccupi- la ragazza si alza, picchiando leggermente la testa sul portapacchi-

-Si è fatta male?-

-No, no, non si preoccupi… -

Il treno corre veloce: le figure che formano il paesaggio di campagna si mescolano tra di loro, rapide e indistinte.

Attraverso il vetro Terenzi si diverte a contare, senza molto successo, gli alberi che gli passano davanti, alternati alle distese di campi di girasole e ai filari dei vigneti.

-Mi scusi, potrebbe chiudere il finestrino?- gli chiede Ginevra, massaggiandosi il collo con la mano destra.

-E’ necessario? Lo so che c’è già l’aria condizionata, ma si soffoca-

-Me ne accorgo anch’io che si soffoca, ma sa, io soffro un po’ di cervicale e non vorrei che …-

-Sì, ho capito, non si preoccupi- Terenzi chiude controvoglia il finestrino. Con un sorriso di circostanza, la giovane estrae dalla borsa a tracolla un libro.

Il commissario dà un’occhiata al volume:

Un romanzetto rosa, classifica deluso, ragazza sognatrice e piuttosto alla leggera.

Il poliziotto distoglie lo sguardo e riprende a contare le distese di alberi fuori dal finestrino.

-Non mi sono ancora presentata- dice poco dopo la giovane -io sono Ginevra- richiude il libro e porge la mano al commissario.

Terenzi, preso alla sprovvista, ricambia un po’ seccato, presentandosi.

-Commissario, ha detto? Il migliore amico di mio padre è commissario a Cuneo- Ginevra sorride.

-Ah, bene. E lei, che lavoro fa?-

-Io sono laureata in Archeologia, ma per il momento ho trovato lavoro in uno studio notarile come segretaria. Ho già sostenuto l’esame di ammissione presso l’università di Bologna per la scuola di specializzazione, però sto ancora aspettando una risposta-

Terenzi comincia ad interessarsi: dopotutto leggere romanzetti rosa non significa poi nulla.

-Così la sua aspirazione è diventare archeologa. Lavoro interessante … vorrebbe specializzarsi in quale settore?-

-In archeologia orientale. Negli ultimi anni i paesi di questa zona offrono molte possibilità di scavi e ritrovamenti, è una terra interessantissima per noi archeologi- spiega entusiasta - e lei è da tanto che fa il commissario?-

-Sono dodici anni. Avevo iniziato l’apprendistato da avvocato, poi però ho capito che la mia vera vocazione era quella del poliziotto-

-L’importante è accorgersi in tempo per poter modificare le proprie scelte.

Se posso permettermi, questo è un viaggio di lavoro o di piacere?-

-Di lavoro, ultimamente non ho molto tempo per dedicarmi agli svaghi- taglia corto Terenzi.

-Io invece ho vinto questa vacanza grazie a un concorso di biscotti!-

L’uomo le sorride: cosa fa la gente pur di andare in vacanza, e ritorna alla conta dei suoi filari di vigna.

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