Capitolo 4
Il punto di vista di Fabiola
? passata una settimana da quando mi sono registrata in questa camera d'albergo, e ogni giorno sembra una vita intera, come se stessi perdendo una parte di me con il passare delle ore.
Qui c'? silenzio. Quel silenzio che lascia risuonare i tuoi pensieri, rendendo tutto pi? grande, pi? acuto, pi? doloroso. Ma mi d? anche lo spazio di cui ho bisogno.
Lo spazio per pianificare. Per annotare tutto.
La mia penna scorre sulla carta mentre guardo la lista che ho fatto.
Primo punto della lista: le lettere. Le immagini.
Sorrido, il pensiero ? gi? dolce nella mia bocca.
Adrian non ha idea di cosa lo aspetta. Penser? che sono ancora la stessa ingenua che si ? fidata di lui, la stessa donna che ha sposato quattro anni fa.
Non ha idea che ho raccolto prove, molte prove.
Le foto arriveranno con lettere minacciose, una pi? compromettente dell'altra. Lo far? sudare. Lo far? chiedere se le pareti si stanno chiudendo intorno a lui.
Poi gli sgancer? la bomba della gravidanza. Adrian desidera disperatamente un figlio, vuole mettere su famiglia, e sono anni che ci proviamo.
Ho visto la sua faccia quando passa un altro mese e non succede nulla. La delusione. Il dolore.
Lui crede che io non lo veda, ma lo vedo. ? cos? ansioso di avere figli, cos? ossessionato dall'idea di avere una famiglia numerosa, e io user? questo a mio vantaggio.
Gli dir? che sono incinta. Ne sar? felicissimo. Ma quando sar? il momento, gli strapper? quel sogno.
Non sar? incinta. Mentir?. Sar? distrutto. Proprio come me quando ho saputo di Laura. Voglio che senta il peso di tutto questo.
Dopo di che, finger? di essere innocente. Gli ricorder? i primi giorni, la nostra luna di miele. L'amore, le risate, le promesse. Mi vedr? come la vittima e lo lascer?.
Lo far? sentire in colpa, lo lascer? chiedersi dove ha sbagliato. Gli far? desiderare ci? che ha distrutto.
Gir? il coltello nella piaga ogni volta che gli parler?. Sentir? il peso del mio silenzio, la distanza che ho creato, e si chieder? se torner? mai a ci? che avevamo.
C'? dell'altro. Molto altro. Ma mi sto prendendo il mio tempo. Non voglio spezzarlo troppo in fretta. Voglio assaporare tutto questo. Voglio vederlo soffrire, vederlo contorcersi, proprio come lui ha fatto con me.
Voglio distruggere la sua fiducia come lui ha distrutto la mia. E quando avr? finito? Quando mi supplicher? perdono, quando affogher? nel senso di colpa? Allora gli conceder? il divorzio. Ma non ancora. Non finch? non me lo avr? chiesto. Finch? non me lo avr? chiesto.
Ora ho il controllo. Non lui.
Sono in piedi davanti alla porta d'ingresso dell'attico, con la valigia in mano e il cuore fermo per la prima volta da quelle che sembrano settimane.
Mi sono ripresa. Ho i capelli neri raccolti in uno chignon e indosso l'abito che Adrian ha sempre amato vedermi indossare.
Ora sono pronta a giocare. Ho il controllo. Non lascer? che vedano il disastro che ho dentro.
Giro la chiave e apro la porta.
?Tesoro, sono a casa!?, grido, con voce leggera e disinvolta, il tipo di tono che usavo quando le cose andavano bene, quando c'era amore e risate in questo posto.
Silenzio.
Entro, trascinando la valigia, con il cuore che batte forte. Sento il peso dell'aria nel corridoio, densa, quasi come se sapesse cosa sta per succedere.
Mi addentro nell'attico. I miei occhi si dirigono verso la cucina, e riesco ancora a vederli, Adrian e Laura, intrecciati in un momento che avrebbe dovuto essere mio, un tradimento troppo crudo per essere dimenticato.
Il ricordo mi trafigge, ma lo seppellisco sotto strati di fredda serenit?. Non ceder?. Non qui. Non ora.
Continuo, i miei passi risuonano, finch? non raggiungo il soggiorno.
Eccoli l?. Adrian e Laura. Sul divano, abbracciati come se niente fosse. Lei ? praticamente rannicchiata contro di lui, con la mano appoggiata sul suo petto, le loro teste vicine.
La vista mi rivolta le viscere, ma mi rifiuto di darlo a vedere.
Rimango l? un secondo, assimilando tutto, con il battito che mi martella nelle orecchie. Poi torno in corridoio e grido pi? forte, un po' pi? dolcemente: ?Adri?n, sono a casa!?.
Aspetto un attimo e poi torno in salotto, fissando Adrian mentre mi metto di fronte a loro. Lui spalanca gli occhi, sorpreso, ma Laura... sembra arrabbiata. Bene.
Adrian balbetta, cercando di riprendersi, con voce forzata mentre si alza. ?Non avevo idea che fossi a casa, Cam?.
Sorrido, il sorriso di una donna che ? stufa di fare la stupida. ?Ho preso un volo anticipato per tornare a casa perch? mi mancavi?, dico, e faccio un passo avanti, camminando direttamente verso di lui.
Mi siedo accanto a lui sul divano, come se tutto fosse normale, come se nulla fosse cambiato.
Lo abbraccio, ma quando lo stringo tra le mie braccia, non riesco a non provare disgusto. Il suo corpo ? caldo contro il mio, ma non mi sento a mio agio. Mi sento come se stessi abbracciando uno sconosciuto, non l'uomo che credevo di conoscere.
Mi viene la pelle d'oca, ma resisto ancora un attimo. Poi mi allontano, con un'espressione perfettamente serena, e il mio sguardo si posa su Laura, che ci guarda come se stesse per bruciarmi con lo sguardo.
La guardo con una dolcezza che non arriva ai miei occhi.
?Che ci fa lei qui??, chiedo, con voce dolce come il miele, rompendo la tensione nella stanza.
Adrian non perde il ritmo. ?Laura mi ha aiutato con alcuni affari. Sai, anche lei ? nel mondo degli affari?.
Annuisco lentamente e le mie labbra si incurvano in un sorriso troppo perfetto.
?Beh, grazie per aver aiutato mio marito?, dico a Laura, ancora sorridendo. ?Ma ora puoi andare a casa?.
Lei non dice nulla. Mi fissa solo, con la mascella serrata e l'espressione piena di rabbia. Ma annuisce, rigida, e si alza, dirigendosi verso la porta.
Mentre esce, mi volto verso Adrian, il mio sorriso svanisce quel tanto che basta per mostrare un lampo di ghiaccio dietro i miei occhi.
Lui non capisce ancora cosa sta per succedere. Ma lo capir?. Entrambi lo capiranno.