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04

Mi affloscio sulla sedia dopo una nuova serie di colpi. Il mio viso deve essere coperto di ecchimosi e tagli, uno strato spesso di sudore si attacca alla pelle. Lentamente, la mia energia si esaurisce, e mi inclino sempre di più verso un sonno profondo e senza fine.

« Non parla, Alpha », dice improvvisamente l’uomo che ho imparato a odiare. Suppongo di non aver sentito la porta aprirsi a causa del mio respiro affannoso.

Aspetta, Alpha ? Cosa significa, diavolo ?

Un’altra voce ringhia e si avvicina a me. Rifiuto di alzare gli occhi, di guardare il mio incubo in faccia. Non voglio che sia l’ultima cosa che vedo prima di morire.

« Dimmi, figlia mia, perché tu e il tuo tipo inutile siete venuti nel mio territorio », lancia una voce sconosciuta, proprio davanti a me.

Abbasso la testa e le palpebre iniziano a chiudersi. È qui, è qui che la mia vita finirà. Ho sempre pensato che sarebbe stata la mano di mio padre adottivo a uccidermi, ma no, sarà quella di altri uomini che mi hanno fatto soffrire in modo altrettanto torturante. Lasciate che vi dica che la mia vita è stata fantastica. Vi lascio indovinare il sarcasmo.

Improvvisamente, una grossa mano afferra il mio mento. Mi costringe a sollevare la testa contro la mia volontà. No ! No, non voglio guardarlo, non voglio vedere il suo viso mostruoso. Ma, ancora una volta, è molto più forte di me.

Così, con il poco di vita che mi resta, immergo i miei occhi nei suoi, di un blu profondo. Subito, la sua espressione passa da livida e stoica a sorpresa e dolce. Lo sento mormorare :

« La mia compagna. »

Sto per chiedergli qualcosa, ma non ho forza. La mia testa ricade pesantemente nella sua mano, e le palpebre si chiudono. Non ho più energia per tenerle aperte.

« Jared ! Vai a prendere il medico della mezza luna ! » urla, mentre il freddo che stringe i miei arti scompare poco a poco. Improvvisamente, mi sento riscaldata contro un corpo robusto mentre vengo sollevata tra le braccia di quest’uomo. Ma non ce la faccio più. Non posso più combattere. Così cedo all’oscurità, cedo al riposo infinito.

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Pensavo che morire sarebbe stato più pacifico. Forse vedere una luce brillante prima di entrare in paradiso.

Oppure sentire una fiamma intensa prima di cadere all’inferno.

Ma non sento nulla. Solo intorpidimento.

Poi le voci mi raggiungono. All’inizio, penso che siano angeli, ma sono solo voci umane. Allora… non sono morta ?

All’inizio, sono solo mormorii, parole indistinte, un brodo incomprensibile.

« …ucciderla ? » sento improvvisamente.

« Perché è la mia compagna, Jared, non possiamo farlo. » Una voce risponde.

Cosa ho fatto per farli pensare di torturarmi ancora ?

« È una umana, Alpha ! » riprende la prima voce, quella dell’uomo che mi ha torturato.

Improvvisamente, un ringhio profondo rimbomba. « Stai zitto prima che ti strappi la lingua. Non voglio svegliarla, » ringhia.

Perché ringhia ?

Il suo ringhio mi ricorda vagamente quello che ho sentito prima di essere colpita. Ma questo è più minaccioso, più autoritario.

« Uscite di qui, subito, » continua.

Un attimo dopo, sento due paia di passi che trascinano e una porta che si chiude.

È intimidatorio.

Apro lentamente gli occhi. Le palpebre sono pesanti, come sigillate da croste spesse. Quando finalmente si aprono, giurerei di sentire uno scricchiolio, come se del cemento si stesse fratturando.

Fisso l’ambiente che mi circonda. Non sono più nella sala delle torture, né in una gabbia, ma in una stanza. Una stanza piuttosto grande, a dire il vero. Le pareti sono di un beige crema, in tono con un pavimento in legno scuro. Molte mensole fiancheggiano le pareti, piene di vecchi libri rilegati e oggetti vari.

Mi muovo leggermente, realizzando che sono avvolta in un piumone soffice.

Sono sdraiata in un letto ?

Le coperte sono grigio scuro, e i cuscini crema si abbinano alle pareti.

Perché si danno la pena di mettermi in una stanza, in un letto, dopo che hanno quasi ucciso me ? Non capisco nulla.

Ma so una cosa : devo andarmene prima che tornino. Devo trovare la civiltà per chiedere aiuto.

Gemendo, mi alzo, le ossa scricchiolano sotto lo sforzo improvviso e i muscoli bruciano di dolore.

Passo le gambe oltre il bordo del letto, respingendo le coperte calde.

Piego delicatamente i piedi nudi sul pavimento, mentre la mia grande giacca si avvolge intorno ai miei polsi.

Ebbene, non c’è tempo da perdere.

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