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Chaprer 2

Cosa dico a mia madre?

Cosa dico a Kelvin?

Oh Dio, cosa avevo fatto. Il panico si impadronì dei miei lineamenti.

Sto arrivando

Ho mandato un messaggio a Kelvin, ho preso la mia borsa e sono andata a casa di Kelvin.

Arrivai a casa di Kelvin con il cuore in gola. Ho dovuto fare un respiro profondo e inghiottire il mio cuore.

"Babe" Kelvin mi ha abbracciato non appena la porta si è aperta. Ho avvolto le mie braccia intorno a lui, cercando conforto nel suo calore. "Come stai" mi liberò e mi baciò le labbra prima di tirarmi dentro e sedermi sul divano.

"Non sto bene" risposi sinceramente, "mia madre è ancora malata, non migliora, i nostri risparmi si stanno esaurendo e non ho ancora trovato un lavoro. Non so cosa fare tesoro" il mio cuore si strinse nel mio petto.

Lui prese la mia mano e la strinse nella sua "Mi dispiace che tu debba passare tutto questo, ma non sei sola Eva, io sono qui con te" strinse il mio palmo e se lo portò in grembo.

Il mio cuore ha cominciato a correre velocemente, non sapevo da dove cominciare per dirgli che avevo fatto domanda per essere una madre surrogata. Sapevo che non l'avrebbe accettato ma una piccola parte di me sperava che avrebbe capito perché dovevo farlo.

"Ho fatto qualcosa Kelvin" lo guardai attentamente, spaventata da quello che sarebbe successo dopo.

"Che cos'è?" Mi baciò il dorso del palmo della mano. Il suo dolce tocco quasi mi distrasse

"Ho fatto domanda per diventare un surrogato" il suo corpo si irrigidì, i suoi occhi si fissarono su di me cercando un'ulteriore reazione, forse una risata per mostrare che stavo scherzando.

"Stai scherzando" mi morsi il labbro, la mia paura stava diventando sempre più intensa.

"No" i suoi occhi si allargarono su di me e con questo, lasciò andare la mia mano e si alzò in piedi, la perdita del contatto mi fece rabbrividire.

"Sei fuori di testa" la sua voce salì sul tetto

"Tesoro" mi alzai per incontrarlo

"Non lo farai"

"Devo farlo, i soldi sono tanti" cercai di convincerlo

"Soldi?" Sono trasalita al suo tono duro "Hai idea di cosa stai parlando? Porterai un bambino per nove mesi! Il bambino di un altro uomo per nove mesi!" Gridò

"Piccola, ti prego, ascoltami" evitò il mio tocco e si allontanò da me

"Eva, sei una fottuta vergine! Come farai a dare alla luce un bambino?" Le lacrime mi salirono negli occhi quando la realizzazione mi colpì.

Non mi ero mai seduta a pensarci nemmeno per un secondo. Ero così catturato dai soldi che non mi sono reso conto che avrei portato il figlio di un altro uomo dentro di me per nove maledetti mesi, dopo i quali avrei affrontato l'incredibile dolore del parto.

"Volevo solo i soldi" la mia voce si ruppe e le lacrime scivolarono sui miei occhi.

"Piccola" si precipitò da me e mi asciugò le lacrime dal viso "troveremo un altro modo, ok" annuii silenziosamente "sto lavorando a qualcosa, solo un po' più di pazienza, te lo prometto, non hai bisogno di fare questo" mi afferrò strettamente contro il suo petto.

"Non posso perderti" le sue mani strofinavano la mia schiena in modo rilassante.

"Non posso perdere anche te" il mio cuore soffriva al pensiero di perderlo e soprattutto al fatto che non sapevo quanto tempo avrei potuto aspettare. Le sue parole erano confortanti ma mi stavo stancando di semplici promesse.

Tornando a casa, Daniel e Sofia erano seduti sul tavolo da pranzo e piangevano.

Mi precipitai da loro preoccupata "cosa è successo" chiesi

"Hanno portato la mamma all'ospedale" disse Daniel e il mio cuore salì alle stelle

No

"Cosa? Chi? Perché?" Lasciai cadere la borsa e corsi incontro alla sua stanza vuota.

"Chi l'ha presa?" Urlai

"La signora April" Mi precipitai verso la porta e in meno di dieci minuti arrivai all'ospedale. Il cuore mi batteva contro il petto.

Guardando a destra e a sinistra, appena superate le porte, vidi la signora April che parlava con la receptionist.

"Signora April" mi precipitai da lei "mia madre? Dov'è..."

"Si calmi Eva, ha avuto un infarto ma l'hanno messa in terapia intensiva" il mio mondo si è confuso all'improvviso e le parole mi sono risuonate nelle orecchie. Il sudore freddo mi colava sulla fronte.

I miei piedi si sono mossi da soli e prima che qualcuno potesse fermarmi, ho fatto una corsa verso la stanza dove si trovava mia madre. Il mio cuore si ruppe in milioni di pezzi alla vista di lei che respirava con l'ossigeno.

Non mi resi conto che stavo piangendo finché non parlai: "Cosa stavi facendo mamma? A cosa stavi pensando?" Mi sono aggrappata alla sua mano quasi scuotendola per farla svegliare.

"Eva" la signora April mi tirò da dietro mentre le infermiere si precipitavano a controllarla.

"Non posso perderla" singhiozzai sulle sue spalle.

"Non la perderai".

Tre ore dopo, ero tornata a casa per badare a Daniel e Sofia. Ne avevo parlato a Kelvin e lui rimase con me per qualche tempo per confortarmi, ma per la prima volta, i suoi abbracci e le sue dolci parole di incoraggiamento non mi stavano confortando.

Dovevo fare qualcosa. Non potevo vederla soffrire, no, non potevo perdere anche lei.

Ho aperto il mio portatile e ho ordinato la pagina dove ho accettato di essere una madre surrogata. C'era un indirizzo e un numero di telefono. L'ho digitato nel mio telefono e ho chiuso il portatile.

Mi dispiace Kelvin.

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