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Sorso il moi vino, guardando la scena davanti a me.
L’odore di birra e sesso riempie il club, riempiendomi di familiarità.
Dopo il lavoro ero stanca. Sono abbastanza sicura di non aver preso nemmeno gli appunti giusti.
Ho letteralmente scarabocchiato, la voce di Mr. Zara troppo distrattiva per fare qualcosa.
Così gradualmente ho prestato sempre meno attenzione a ciò che accadeva in quelle riunioni.
E ora sto soffrendo per questo.
Mi giro sulla mia sedia, vedendo una figura robusta al bancone, i capelli castani scuri che mi danno un’altra sensazione di familiarità.
Frugo, girando la testa via prima che accada qualcosa di strano.
Il contatto visivo è terrificante. Con sconosciuti che non sembrano sconosciuti.
Finisco il moi bicchiere, camminando verso il bancone, chiedendo un altro.
« Certo, signorina Preston. » Risponde sempre il dolce barista.
Cammino di ritorno, gli occhi cadono davanti a me, solo per vedere i miei due capi, che mi guardano letteralmente.
Ma penso che il loro sguardo sia passato oltre me mentre parlano.
Mi giro, osservando la scena, i capelli che mi coprono il lato sinistro del viso mentre mi siedo di nuovo.
Sto bene. La mia migliore amica sarà qui presto.
Metà di me crede che sarò licenziata, ma ciò che faccio fuori dal lavoro non conta sul moi reale rendimento lavorativo.
Penso che sia la parte di me che è un po’ troppo ambiziosa.
Il moi cuore batte forte nella gola, il moi telefono vibra.
Sospiro, il viso che mi brucia mentre dice che sta arrivando.
« Ally, grazie al cielo. » La abbraccio subito.
« Cosa c’è che non va con te ? » Il suo volto è coperto dalla stessa preoccupazione che sento io.
« I miei capi. Sono qui. » Faccio un gesto con la testa mentre lei si siede accanto a me.
Purtroppo alla mia destra.
« Sul serio ? Mr. E Mr. « Investimi E Mi Scuso Prima » ? » Guarda, attirando così tanta attenzione.
« Ci stanno guardando. » Dice piatta.
« Dobbiamo andare. So che non sono i miei capi qui, ma è troppo strano. » Gemmo.
« È un club per adulti, non un bar… quindi sarei sorpresa se non fosse strano. Dio, almeno sono belli. » Sbava.
« Sono gay. Basta, andiamo. » Prendo le mie cose.
Lei sorride, uscendo con me.
« E adesso ? » Mi chiede.
« Resto nella mia stanza per tutta l’eternità. Lavoro proprio sotto di loro. Non è che ho un capo prima del capo principale. I capi principali sono i miei capi. E ho bisogno di aiuto domani. Dannazione. » Imbestiisco.
« Sicuramente grandi, eh ? Ma forse non ti hanno visto ? » Tenta.
« Hai detto che ci stavano guardando. » Rispondo secca.
« Cambio argomento prima che tu lanci il telefono contro di me. Per la terza volta questa settimana. » Mi accusa.
« È quello che succede quando dici le peggiori cose nei peggiori momenti. Ma ti voglio bene. Quindi andiamo a mangiare invece. » Sorrido.
« Vado completamente d’accordo. Poi puoi annegare il tuo dolore nel vino a casa mia, mi occuperò del tuo post-sbornia domani mattina ! » Fa l’occhiolino.
« Fatto. »
