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Capitolo 12

Maria Eduarda

Due anni fa

Non posso credere che il mio compleanno sia finalmente arrivato. Oggi compio 18 anni e grazie a Dio sono diventata maggiorenne. Ed eccomi qui, pronta per andare a scuola. Non vedo l'ora di finire il liceo.

Pettino i miei lunghi capelli rossi e mi trucco leggermente il viso. Sono sempre stata vanitosa e mi piace come mi vesto. Mi piace attirare l'attenzione come ogni adolescente. So di essere bella e attiro sempre gli sguardi.

- Wow, Duda, come sei bella! - dice mia sorella, e io la guardo, che era in piedi sulla porta.

- Sono i tuoi occhi! - Scherzo.

- Allora, come ti senti a 18 anni?

- Sinceramente, mi sento benissimo, so che sembra strano, ma è come se avessi conquistato la mia libertà.

- Lo fai sembrare come se ti avessi messo in cella! - Vane sogghigna e io rido.

- Non è così, Vane.

- So cosa stai cercando di dire.

- E tu, ci sei già passato?

- Oh, sì! Anche mamma e papà hanno pensato che fosse divertente quando ho detto loro che ora ero libera di fare quello che volevo", dice con un sorriso triste che mi contagia.

I nostri genitori morirono quando ero piccola e Vane divenne il mio tutore. La nostra fortuna è che i nostri genitori ci hanno lasciato dei soldi e non abbiamo dovuto preoccuparci per tutta la vita.

- Ti mancano ancora, vero?

- Sì, e le mancano?

- Sempre - lo confesso.

- Bene, ora basta con la tristezza - tira fuori una borsa che era nascosta. Non me ne ero nemmeno accorto.

- Per me? - Chiedo, tutta contenta.

- Sì, oggi è il tuo compleanno, sorella mia! - mi abbraccia. - I nostri genitori sarebbero stati orgogliosi di vedere quanto sei cresciuta bella e sana.

- Mi mancano, Vane! - Sento le lacrime scendere.

- Lo so, sorella mia, lo so! - mi accarezza la guancia.

- Vane, sono morti troppo giovani.

- Sì", mi asciuga le lacrime e io asciugo anche le sue.

- Bene, cambiamo argomento!

- Sì, non vuoi sapere cosa hai vinto?

- Certo che lo voglio! - mi porge la borsa. Quando la apro, rimango sorpresa.

- Forse non lo sapevi, ma nella nostra famiglia ogni donna tiene un diario. E la mamma mi ha chiesto di regalartene uno per il tuo diciottesimo compleanno, se non ci fosse più.

- Oh, Vane, non posso crederci, è bellissimo! - Dico, sinceramente. Non sapevo che tutte le donne della famiglia tenessero un diario.

- Sì, lo tiene! E ora è tuo, Duda! - La abbraccio di nuovo.

- Oggi inizierò a scriverci!

- Che bello! Ora, dimmi cosa farai oggi, nel giorno del tuo compleanno?

- Beh, visto che sono maggiorenne, andrò a una festa! E naturalmente tu verrai con me!

- Duda, ti chiedo solo di fare attenzione, ok? - Io annuisco e lei continua: "Ora sei maggiorenne e non è bene avere una sorella sempre al tuo fianco.

- Gesù, Vane! - Esclamo, guardandola scioccata. - Sei giovane e devi uscire.

- Duda, signorina, ecco cosa faremo: Che ne dici se andiamo a cena in un ristorante di tua scelta e poi tu vai al tuo club e io torno qui a farmi un bel bagno con un buon bicchiere di vino?

- Ragazza, devi venire al club con me! - Insisto.

- No, Duda, ho bisogno di riposare, e un'altra cosa: il mio lavoro mi sta stressando un po'.

- Ti ho detto di andartene da lì!

- E tu, signorina, è ora di andare a scuola!

- Ma, Vane, non ce la faccio più", brontolo.

- Duda, goditela, è il tuo ultimo anno!

- Lo so.

- Allora, cosa ti preoccupa?

- Sinceramente, non lo so. Voglio finire gli studi e prendermi un po' di tempo libero.

- Duda, ricordi che ti ho permesso di stare qualche mese senza studiare e che solo dopo andrai all'università?

- Lo so, Vane. Ho già deciso che mi iscriverò a Economia Aziendale e forse un giorno avvieremo un'attività", scherzo.

- E tu non vuoi lavorare in un'azienda, vero?

- Dio ce ne scampi e liberi!

- Adesso vieni, ti porto a scuola e poi vado a lavorare.

- Va bene! Andiamo! - Alla fine mi arrendo. Metto il mio regalo sul tavolino, prendo le mie cose e me ne vado subito dopo Vanessa.

Quando Vane mi accompagna a scuola, la saluto e mi dirigo verso l'aula; come al solito, in classe c'è già gente idiota. I ragazzi erano proprio degli idioti e le ragazze pensavano solo ai ragazzi.

- Bene, bene, se non è la sexy Maria Eduarda - sento la voce fastidiosa di nientemeno che Pedro, lo stronzo. Da quando è entrato a scuola mi tormenta.

- Non disturbarmi, Pedro! - Rispondo senza nemmeno guardarlo. Mi disturba sempre, dicendo che sono sexy. E di una cosa sono sicura: lo dice solo per prendermi in giro. L'unica cosa che provo per lui è il disgusto.

- Accidenti, oggi sono pieno di merda! - dice, con ironia. Sinceramente non lo capisco affatto. È un completo stronzo che sa solo come rendere la mia vita un inferno.

- Pedro, non è che sei un buon capoccione, vero?

- Oh, sì, sono un caso di testa, e intendo entrambe le cose! - fa l'occhiolino e io lo guardo disgustato.

Lo lascio lì a parlare da solo. Non vedo l'ora di andare al club a festeggiare il mio compleanno.

Presto alcuni colleghi si avvicinano a me, augurandomi buon compleanno e chiedendomi dove andrò a festeggiare.

- Voglio andare al nuovo locale che ha appena aperto, il Devassa.

- Obaaa, ci vado anch'io e possiamo già festeggiare il tuo compleanno, che ne dici? - chiede Adriana.

- Certo, è un appuntamento! - Chiudo la riunione con le ragazze. Mi sento osservata e quando mi giro vedo che Pedro mi sta guardando. Il suo sguardo non mi piace molto.

Qualche ora dopo...

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