SOFIA SALAZAR (LIBRO 1)
PROLOGO
SOFIA
Ero rimpicciolito in un angolo di quella che pensavo fosse una stanza. Le mie palpebre pesavano, ma ho combattuto coraggiosamente per tenere gli occhi aperti, certamente ero drogato con qualsiasi sostanza. Rabbrividisco, non freddo, la notte non era abbastanza calda per sudare a quest'ora, il motivo del freddo era un altro... paura.
Tiro parte del tessuto che un tempo componeva il cinturino della mia Sweet & Gabbana tutto lavorato in paillettes dorate, nel tentativo di sostenere la parte superiore dell'abito che era monospalla. Il posto è buio e non mi permette di vedere molto dell'ambiente, solo quello che riesco a vedere dalla mia parte anteriore è il letto in cui mi sono svegliata pochi minuti fa coperta da un lenzuolo pulito e senza indossare alcun vestito sotto.
Mi alzai disperatamente senza sapere dove fossi, cosa stesse succedendo e come me ne fossi andato in quel posto. Ho trovato il mio vestito sul pavimento e più che velocemente l'ho indossato e ho cercato una porta per uscire da lì il prima possibile. Eppure per mia sfortuna la merda era bloccata. Non riuscivo ad aprirlo, tanto meno a romperlo. Ho urlato per minuti e minuti, ma nessuno mi ha sentito in mezzo alla musica ad alto volume e alle voci alterate che parlavano fuori.
Ho visto la maniglia della porta muoversi e ho fatto la prima cosa che mi è venuta in mente, sono caduto sul pavimento fingendo di essere incosciente. Sentivo dei passi avvicinarsi a me e mi sforzavo di rimanere immobile, alla minima breccia correvo e sfuggivo a tutta questa follia.
- Oh, piccolo cade, così caldo in questo vestito, ma ti preferisco con niente. - una voce maschile ha detto con il discorso mezzo aggrovigliato, il ragazzo era là fuori ubriaco.
Ho sentito le dita marce del ragazzo raggomitolarsi nella barra del mio vestito e iniziare a tirarlo su. Poi non ce la facevo più e aprii gli occhi, mi spinsi in avanti sfuggendo alle sue mani fetide mettendo a pochi centimetri di distanza tra noi. Mi alzai e corsi verso la porta.
Poco prima che toccassi la maniglia della porta, il ragazzo si è gettato su di me facendomi cadere a terra con violenza. Il mio corpo protestava contro il dolore della caduta e il peso che c'era sopra. L'uomo mi teneva intrappolata tra il suo corpo pesante e il pavimento della camera da letto, mi afferrava le ciocche dei capelli con una mano e le tirava così forte da farmi sentire il cuoio capelluto bruciare e i miei occhi riempirsi di lacrime.
Ascolta qui, piccolo pezzo di merda, rimarrai qui fino a quando non torno e andremo da dove abbiamo lasciato. -urlò alterato nel mio orecchio e potevo sentire il respiro della bevanda impregnare i miei norin.
***
Mi sveglio spaventato sentendo il mio petto andare su e giù con il respiro ansimante mentre calde lacrime insistevano per scendere lungo il mio viso mentre ricordo quelle immagini. Erano terribili e terrificanti. Ho perso il conto di quante notti di sonno avevo perso quando mi svegliavo la mattina presto dopo aver avuto un incubo su quel giorno orribile.
Potevo ancora sentire chiaramente ogni tocco disgustoso, ogni parola disgustosa e l'odore putrido del luogo in cui tutto accadeva. È come se non fossi mai finita, un circolo vizioso indistruttibile, i fantasmi della mia mente mi hanno riportato in quella stanza stupida arrestandomi, secherandomi e aggredendomi violentemente.
Ogni notte era allo stesso modo, un incubo senza fine.
Nessuno capiva perché fossi così com'ero, né i miei genitori mi capivano veramente. Ma come potevano capire? Non conoscono nemmeno la persona che la loro figlia è diventata nel corso degli anni. Non conoscono la metà delle cicatrici che porto sulla mia anima, non vedono le mie paure e i miei desideri. Non capisci che il motivo per cui mi hai trovato sveglio all'alba in cucina a pasticciare con il tuo cellulare era perché volevo una sorta di distrazione che mi avrebbe fatto dimenticare temporaneamente l'incubo che avevo appena avuto.
No, nessuno di loro non mi capisce. Per tutti, sono solo una ragazza superficiale, viziata e insignificante, secondo la definizione perfetta del mio caro fratellino Vicente, quella perfetta.
Ma questo doveva cambiare ad un certo punto...
E lo farebbe, a partire da oggi.
