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Capitolo 1: Divorziamo!

Beatrice rimase immobile in un angolo della sala ricevimenti, osservando con sgomento suo marito Massimo che, sorridente, celebrava un matrimonio… con il suo primo amore.

Quel giorno avrebbe dovuto essere speciale — il quinto anniversario di matrimonio tra Beatrice e Massimo, nonché il compleanno di Beatrice — ma era diventato il suo inferno personale.

Sei mesi prima, Sofia, il primo amore di Massimo, era ricomparsa all’improvviso, con una diagnosi di malattia terminale.

Da quel momento, Massimo le era rimasto accanto giorno e notte, e il mondo di Beatrice aveva cominciato a sgretolarsi.

Massimo diceva che a Sofia restavano solo sei mesi di vita, e che voleva esaudire ogni suo desiderio.

E l’ultimo desiderio di Sofia era sposarlo, con un matrimonio sontuoso.

«Guardate, che paggetto adorabile!» esclamò qualcuno nella folla.

Beatrice, quasi per riflesso, seguì quella voce con lo sguardo.

Vide suo figlio Enzo, di appena sei anni, indossare un piccolo completo elegante, il cestino di petali in mano, e il visino illuminato da un sorriso innocente.

Camminò fino a Sofia, fece un piccolo inchino e le prese la mano con grazia:

«Zia Sofia, oggi sei bellissima!»

«Grazie, tesoro Enzo.»

Il sorriso di Sofia trafisse Beatrice come una lama sottile.

Il cuore di Beatrice sembrava stritolato da una mano invisibile, un dolore acuto che le tolse quasi il respiro.

Quel bambino, per cui aveva rischiato la vita pur di farlo nascere… ora stava dalla parte dell’altra donna.

Lei e Massimo si erano sposati in segreto, senza mai celebrare una cerimonia.

Ma lui le aveva promesso che un giorno avrebbero festeggiato come si deve.

Beatrice aveva curato ogni dettaglio con amore, aveva imparato di nascosto il valzer che lui adorava, sognando di sorprenderlo.

E ora, quel matrimonio che lei aveva preparato per mesi, lui lo aveva regalato a un’altra.

Con gli occhi vuoti, Beatrice guardava Massimo infilare un anello di diamanti al dito di Sofia, mentre Enzo applaudiva felice accanto a loro.

«Auguro a papà e zia Sofia di essere sempre felici insieme!»

Le lacrime le rigarono il viso, ma nessuno la vide.

Tutti gli sguardi erano rivolti alla coppia sul tappeto rosso, beati, perfetti, acclamati.

Non poté più sopportarlo.

Beatrice fuggì via.

Il vento gelido della sera le asciugò le lacrime, facendola rabbrividire fino alle ossa.

Cinque anni di matrimonio, e tutto ciò che le restava era il nulla.

Aveva dato tutto se stessa a quell’uomo e a quella famiglia, e in cambio aveva perso ogni cosa.

Persino il figlio, il suo piccolo Enzo, le aveva voltato le spalle.

Era patetica. Ridicola. Finita.

Dalla sala proveniva ancora una musica soave, ma per lei era solo un rumore assordante.

Tornò alla villa, guardando quel luogo un tempo così pieno di calore: ora le sembrava soffocante.

Inspirò a fondo, poi, con un volto privo di espressione, aprì il cassetto e ne estrasse un documento piegato con cura.

Era l’accordo di divorzio che aveva fatto redigere da un avvocato due settimane prima.

In realtà, il giorno in cui Massimo aveva cominciato a soddisfare ogni capriccio di Sofia, Beatrice aveva capito che il loro matrimonio era morto.

Aveva solo conservato un filo di speranza, pensando che lui si sarebbe ricordato di lei, delle promesse fatte, del loro amore.

Ma quel giorno, ogni illusione si era dissolta per sempre.

Seduta sul divano, Beatrice sentiva il gelo penetrarle le ossa.

Non sapeva quanto tempo fosse passato.

Massimo non tornava.

Quando finalmente il rumore di un’auto la fece trasalire, guardò verso la porta.

Sentì il tintinnio delle chiavi e poi lo vide entrare, ancora avvolto dal profumo di Sofia.

Massimo aggrottò la fronte: «Cosa fai lì seduta? Perché non sei ancora a letto?»

Beatrice alzò lentamente lo sguardo verso di lui.

L’uomo che aveva amato per tanti anni ora le sembrava uno sconosciuto.

«Massimo, a quest’ora, perché non sei con la tua sposa?»

La voce le uscì rauco-sarcastica, incrinata di dolore.

«Visto che sei tornato...»

Beatrice spinse verso di lui il foglio piegato.

La mano tremava, ma lo sguardo era fermo.

Nel momento in cui l’accordo di divorzio scivolò sul tavolo, sentì qualcosa spezzarsi dentro di lei — ma anche una strana, improvvisa liberazione.

Non avrebbe più dovuto lottare da sola per un amore che non esisteva più.

Finalmente trovò la forza di dire, con un grido che le veniva dall’anima:

«Divorziamo!»

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